Butera – È un’esigenza ormai ineludibile, per il ‘ragazzaccio’ Rocco Chimera che, alla soglia dei ’60 sogna ancora e sente forte il bisogno di esprimersi stando al passo con i tempi per parlare di nuove forme di comunicazione tecnologica.
Oggi lo fa tirando in ballo il mondo della comunicazione via social che coinvolge, stavolta, non un giovane ma un ‘ritrovato in giovinezza’.
Arriva in libreria ‘Lo scherzo infinito’, pubblicato dalla casa editrice Bookabook di Milano con distribuzione nazionale, la quinta prova narrativa dello scrittore Rocco Chimera che nella vita si occupa di amministrazione pubblica e promozione artistica.
Un vulcano in eruzione in età adulta: Chimera ha tante idee ancora e per tante pubblicazioni da rendere al mondo col sogno bel cassetto di diventare uno dei più grandi scrittori inediti dell’universo. Dopo ‘Ho baciato Totò Cuffaro’, analisi comico-satirica sull’arte dell’ex presidente della Regione di accaparrare voti con ‘il bacetto sulla guancia’, che nel 2004 vinse il premio letterario ‘Le agavi città di Scilla’ e -La raccomandazione’, testo ironico su come in Sicilia avere titoli e curriculum lavorativo adeguato sia controproducente se non si ha una spintarella.
L’autore torna su un tema attuale, quello dei social e della realtà virtuale vissuta ormai da milioni di persone. Nel caso de ‘Lo scherzo infinito’ il personaggio principale è tale Giacomino Parmì Senior di anni settantaquattro, Prof in pensione e vedovo fedele che, in occasione del suo compleanno, ha ricevuto in dono dai figli un tablet . Il nipote, Giacomino Parmì Iunior, gli insegna a navigare costruendogli un profilo social.
Il meccanismo che s’innesca sembrerebbe del tutto normale e comune; il professore percorre le autostrade informatiche e raggiunge una sua vecchia conoscenza, ovvero una bambina compagna di giochi infantili, emigrata più di sessanta anni prima negli Stati Uniti che adesso è pari età dello stesso e che sembrerebbe anche lei essere vedova. Sembrerebbe perché le cose non sono mai come appaiono.
Il professore se ne innamora e vorrebbe raggiungerla contro il volere dei figli. Il tema affrontato con ironia amara e sarcasmo cortese, cifra stilistica di Rocco Chimera, è uno spaccato, seppur ambientato in un piccolo comune siciliano, che supera i confini provinciali e come descritto nella quarta di copertina del libro viene percepito come universale.
In realtà lo scrittore è cosciente di abitare in una Isola Mondo quale è la Sicilia in grado di grandi rivoluzioni culturali e politiche ma che al grande dono della bellezza e della intelligenza che pur riconosce ai suoi abitanti riesce a focalizzare con una penna appena complice, appena graffiante, il cattivo utilizzo di quanto il Creatore abbia donato ai siciliani.
Uno dei personaggi, KevinGiovanni, ad esempio, figlio quarantenne dello stesso Giacomino Parmì non vuole presentare la domanda del reddito di cittadinanza, pur avendone i titoli, perché teme di dover lavorare sul serio.
La sicilianità dello scrittore è pregnante, i luoghi dove si svolgono le azioni nei vari testi pubblicati sono sempre gli stessi, Cabrò, Caccamone, Cannarata, paesi immaginari più o meno grandi (Cabrò è una quasi provincia) dove gli uomini passano tutta la vita senza accorgersene e subendo gli stravolgimenti epocali con un atteggiamento rassegnato, fatalistico, votato al lamento e diffidente proprio degli abitanti della Isola Mondo.
Rocco Chimera scrive ma non vuole dare lezioni morali, questa è una sua caratteristica, e i suoi personaggi per quanto racchiusi nel cerchio delle loro azioni e ossessioni non sono mai connotati come completamente negativi, insomma tutti possiamo essere salvati e per dirla con Luigi Pirandello “nessuno può essere impiccato con la corda dei propri errori”.
D’altronde alla domanda posta allo stesso sulla questione di quale messaggio vuoi trasmettere ai chi ti legge risponde: «Farli pensare divertendoli. Insomma, in un luogo come l’Italia, terra di letterati votati più allo scrivere che al leggere, è già tanto trovare qualcuno che non chiuda il libro dopo le prime cinque pagine»
Una vera e propria saga letteraria, complessa e stimolante: si tratta di “Per aspera ad astra”, già uscita con i primi due libri e una novella. È il progetto ideato e curato dalla giovane autrice gelese Chiara Saccuta, classe 2000, presso la casa editrice Lumien. Una realtà della piccola e media editoria che si fa apprezzare per la cura dei suoi romanzi, le bellissime copertine e per la costante presenza alle fiere del settore: firmato il contratto per la pubblicazione, è cominciata un’avventura letteraria molto intensa per Saccuta che fin da bambina coltiva la passione per i libri e sogna di diventare una scrittrice.
Il nome della saga non è affatto casuale: «”Per aspera ad astra è stato il mio mantra in un periodo difficile – racconta -. Una frase che solevo pronunciare spesso per ricordarmi che nonostante di fronte ai miei occhi ci fossero molte difficoltà, che mi sembravano insormontabili, avrei raggiunto le stelle». In totale, l’intera opera conta cinque libri e due novelle. La fase creativa di Chiara Saccuta ha preso il via durante il difficile periodo della pandemia, osservando in solitaria le stelle e dandole vita con personaggi e storie.
Tutte da leggere tra le pagine di “Per aspera ad astra”. «lI mondo asiatico mi aveva sempre affascinato, tutto ciò che avevo scritto fino a quel momento aveva avuto come ambientazione l’antichità. Avevo usato diversi periodi storici e amavo moltissimo documentarmi in merito, non per niente la prima scelta dopo aver finito le superiori, per quanto riguardava la facoltà universitaria, era stata lingue orientali. Poi, non riuscendo a passare il test, “ripiegai” su storia dell’arte, che si rivelò una scelta più azzeccata e che non rimpiango, perché la storia dell’arte ebbe un ruolo fondamentale nella creazione di “Per Aspera ad Astra”». Un’avventura letteraria in divenire, che prosegue con grande entusiasmo e dedizione.
Il webinar “Come tu mi vuoi. Sguardi che plasmano: il corpo femminile tra narrazioni di genere e ideali estetici”, promosso dal gruppo Young della Fidapa gelese coordinato da Azzurra Buccinnà, ha proposto una riflessione sul corpo della donna, evidenziando quanto e come sia stato e sia ancora oggi influenzato da modelli culturali, sociali e mediatici.
Nel corso dell’incontro sono intervenute la podologa Marta Cacciatore (sezione di Cammarata-San Giovanni Gemini) la psicologa Antonella Alberti (sezione di Mistretta) e la ricercatrice universitaria e avvocata Laura Pergolizzi (sezione di Messina). Hanno partecipato anche anche la presidente nazionale della Fidapa Cettina Corallo, Letizia Bonanno presidente del distretto Sicilia e Rita Spataro presidente della sezione di Gela.
«Il nostro obiettivo è quello di indurre ad una riflessione sul fenomeno del “male gaze”, ovvero lo sguardo maschile interiorizzato, che finisce per influenzare profondamente il modo in cui le donne si vedono, si giudicano e si raccontano», ha dichiarato Buccinnà.
«Rivolgo il mio più sincero benvenuto istituzionale alla dottoressa Licia Donatella Messina, che domani si insedierà ufficialmente come nuovo Prefetto di Caltanissetta. La sua presenza rappresenta un presidio fondamentale per garantire sicurezza, legalità e coesione sociale in un territorio che vive sfide complesse ma che possiede potenzialità straordinarie», dichiara l’onorevole Michele Mancuso, deputato regionale di Forza Italia all’ARS.
Mancuso sottolinea come il ruolo del Prefetto sia strategico per consolidare il rispetto delle regole, il contrasto alle illegalità e il rafforzamento della percezione di sicurezza tra i cittadini: «La legalità e la sicurezzau non sono solo principi, ma pilastri su cui costruire il futuro di una comunità. In questo senso, la Prefettura è un punto di riferimento essenziale per coordinare istituzioni, forze dell’ordine e amministrazioni locali, al fine di garantire risposte concrete alle esigenze della collettività».
Il deputato nisseno evidenzia inoltre alcune priorità per l’entroterra siciliano: «Caltanissetta e la sua provincia affrontano problematiche che richiedono impegno e sinergia tra tutti i livelli istituzionali. Dall’emergenza idrica alla prevenzione degli incendi, fino alla viabilità – vera eh propria piaga dell’entroterra – sono tante le sfide da affrontare per ridare slancio a un territorio che merita attenzione e investimenti. Come rappresentante del Parlamento regionale, sarò sempre pronto a offrire il mio supporto al nuovo Prefetto, mettendo a disposizione ogni strumento politico e istituzionale utile a risolvere criticità e a promuovere progetti di sviluppo».
Mancuso conclude con un auspicio di collaborazione e dialogo costante: «Sono certo che, insieme alle istituzioni locali, alle forze sociali ed economiche, la dottoressa Licia Donatella Messina saprà interpretare al meglio il suo ruolo, con la determinazione e la sensibilità che il nostro territorio richiede. Da parte mia, assicuro fin d’ora la massima disponibilità a lavorare in sinergia, affinché legalità, sicurezza e crescita possano essere gli assi portanti di una nuova stagione per la nostra provincia».
Infine, un pensiero di gratitudine al prefetto uscente: «Desidero rivolgere un sentito ringraziamento alla dottoressa Chiara Armenia per l’impegno e la dedizione dimostrati nel corso del suo mandato. Il lavoro svolto rappresenta una base solida su cui proseguire con rinnovata energia e determinazione».