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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

“30 Maggio: una giornata di fuoco!”

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Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Emanuele Sacco segretario dell’associazione Gela che cambia”

“Gela assediata dal fuoco in almeno sette punto della città. Un fuoco incrociato della peggiore specie.

L’estate 2025 comincia bene! Descrivere la giornata di oggi sarebbe come dire Gela in fiamme o Gela al carbone o Gela sotto un bombardamento di fuoco?

Espressioni simili per un unico contenuto nefasto e le istituzioni dove sono?

Il fenomeno si ripete ogni anno: alberi bruciati cavi telefonici per terra, flora e fauna e devastati e forse anche qualche campo di frumento come mi ha fatto notare qualcuno dal colore del fumo”. E’ avvenuto in contrada Priolo sottano.

Stamattina e all’ora di pranzo il fuoco a Settefarine e nessuno ha visto niente in città. Cosa dobbiamo pensare davantiad una simile indifferenza?

L’incendio si sarebbe potuto spegnere subito se qualcuno avesse avvertito i Vigili del fuoco per tempo e invece ha devastato una ampia zona.

Poi, all’ora di pranzo quando la città si svuota il fuoco ha attaccato la zona industriale nord 1 e Nord 2; chi dovrebbe controllare in quelle ore?

E adesso in via Crispi dove ci sono 4 punti in cui divampa il fuoco.

Tutto questo grazie all’incirca ed al proliferare delle erbe selvatiche. Il tutto condito dal vento di oggi che favorisce il propagarsi del fuoco”.

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Il ruolo dei docenti

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Dallo psichiatra Franco Lauria, riceviamo e pubblichiamo

Che la docenza oggi sia scaduta di Status oltre che di livello economico lo sapevamo già.
La scuola non serve alle Multinazionali.
A parte una base costituita da inglese e informatica spicciola, il resto delle materie agli occhi delle multinazionali è cosa inutile.
Da cui crisi del docente. Una crisi di ruolo, di mansione, di livello economico, di status.
Frustrazione, delusione, rabbia sono sentimenti oggi assai diffusi fra i docenti.
Molti dei quali aspirano solo a lasciare l’insegnamento al più presto possibile e andare in pensione. Soldi si, lavoro no.
In questo quadro disilluso, frustrato e rabbioso bisogna inserire la vicenda di questo insegnante. Il quale non sapendo e/o non potendo indirizzare la sua rabbia verso il responsabile(chi è il responsabile?) attraverso un meccanismo di difesa incoscio che si chiama spostamento trova un altro “oggetto”, più debole, su cui scaricare la rabbia:
una bambina innocente che ha la colpa di avere una mamma che sta in politica e fa il primo ministro. Morte alla bambina!
È la misura della confusione e dello smarrimento dell’Occidente in decadenza.

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Cinquantanovesima giornata mondiale per le Comunicazioni sociali

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Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma segretario nazionale dell’uccisione Salvatore Di Salvo

Oggi la chiesa celebra la 59 giornata mondiale per le Comunicazioni sociali. In questo tempo di cambiamento, di avvenimenti, di fatti di cronaca che svolgono le nostre famiglie,  bisogna essere attivi e riflessivi nel nostro lavoro. Raccontare con verità e per la verità.  Rileggendo il messaggio di Papa Francesco per la 59.ma giornata mondiale per le comunicazioni sociali “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori” si coglie un segnale profeticamente attuale: è necessario “disarmare” la comunicazione, di purificarla dall’aggressività, di riscoprire il valore dell’essere operatori della comunicazione che credono ancora nella loro missione e non accettano di divenire strumenti di un sistema che invita a mettere da parte (per calcoli di potere) la verità e la cura gli uni degli altri.

“Troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio. Troppe volte essa semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama; si serve persino di informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire”.In altre parole, siamo in presenza di altrettanti atteggiamenti che non costruiscono sentimenti di pace, ma al contrario segnano il “male” del nostro presente, l’esatto contrario dell’invito di Papa Francesco che ci dice: “sogno una comunicazione che non venda illusioni o paure, ma sia in grado di dare ragioni per sperare”. 

Per fare ciò – leggiamo ancora nel documento – dobbiamo guarire dalle “malattie” del protagonismo e dell’autoreferenzialità, evitare il rischio di parlarci addosso: il buon comunicatore fa sì che chi ascolta, legge o guarda possa essere partecipe, possa essere vicino, possa ritrovare la parte migliore di sé stesso ed entrare con questi atteggiamenti nelle storie raccontate. Comunicare così aiuta a diventare “pellegrini di speranza”, come recita il motto del Giubileo, pellegrini per costruire la Pace. Noi siamo stati protagonisti nel Giubileo per il mondo della comunicazione, primo momento giubilare, con papa Francesco e l’ultimo dove il pontefice venuto dalla fine del mondo ci invitata ad essere “veri”.

La domanda posta ai 10mila giornalisti e comunicatori arrivati da tutto il mondo “Tu sei vero?”, risuona dentro ogni giorno.  Un cammino del Giubileo che non ci deve lasciare indifferenti e ci deve ricordare, con travolgente attualità, che quanti si fanno operatori di pace «saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). Un invito alla pace che ci deve coinvolgere per “porre mano” ad una comunicazione attenta, mite, riflessiva, capace di indicare vie di dialogo. Messaggio ripreso da Papa Leone XIV in sintonia perfetta con Papa Francesco quando ricorda a tutti gli operatori della comunicazione di disarmare la comunicazione e di optare per una comunicazione di pace. “No alla guerra delle parole e delle immagini” – ha detto il Santo Padre nella prima udienza pubblica concessa ai giornalisti – “oggi è necessario scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace”. “Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività” è il segnale di continuità di Papa Leone con Papa Francesco, “non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, una comunicazione per dare voce ai deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra”.

Troppe volte essa semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama; si serve persino di informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire. Ho già ribadito più volte la necessità di “disarmare” la comunicazione, di purificarla dall’aggressività. Non porta mai buoni frutti ridurre la realtà a slogan. Vediamo tutti come – dai talk show televisivi alle guerre verbali sui social media – rischi di prevalere il paradigma della competizione, della contrapposizione, della volontà di dominio e di possesso, della manipolazione dell’opinione pubblica. 

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“Il rispetto violato”: un’importante riflessione sulla dinamica educativa di Giambattista Amenta

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Dalla prof. Giusi Rinzivillo, nostra lettrice, riceviamo e pubblichiamo quanto segue.

Nel panorama educativo contemporaneo, è essenziale confrontarsi con le sfide che emergono all’interno delle aule scolastiche. Il libro “Il rispetto violato” di Giambattista Amenta, pubblicato da Mondadori, si erge come una guida preziosa per tutti i docenti che si trovano a gestire episodi di maltrattamento verbale e comportamentale da parte degli alunni. Quest’opera non solo analizza il problema dell’insulto nei confronti di un adulto significativo, ma approfondisce anche le implicazioni psicologiche ed educative di tali atti.

Quando un alunno offende un insegnante, si manifesta una duplice problematica: da un lato, la miseria dell’allievo che insulta una figura adulta centrale nel suo processo formativo; dall’altro, la condizione del docente che diventa oggetto di irrisione e umiliazione. Tuttavia, quest’ultimo aspetto trascende il piano personale, per collocarsi in un contesto educativo più ampio. L’educatore non può limitarsi alla reazione emotiva, ma deve compiere un percorso di esplorazione morale e pedagogica, cercando di comprendere le radici della condotta dell’alunno e identificando interventi idonei a fronteggiarla. 

Il volume di Amenta si propone di fornire ai docenti strumenti adeguati per affrontare tali difficoltà, trasformandole in opportunità di crescita. Attraverso l’elaborazione di nuove prospettive, gli insegnanti possono imparare a vedere nelle condotte problematiche non solo un ostacolo, ma anche un’occasione per stimolare riflessioni etiche e sviluppare competenze professionali. L’autore invita a considerare ogni situazione di maltrattamento come un punto di partenza per approfondire la relazione educativa e per potenziare le abilità relazionali e comunicative degli insegnanti.

La figura di Giambattista Amenta è di spicco nel campo della pedagogia. La sua carriera accademica è caratterizzata da una serie di pubblicazioni di grande rilevanza, che spaziano dalla teoria educativa alla pratica didattica. È noto per aver ricoperto incarichi di prestigio presso diverse università, dove ha contribuito alla formazione di generazioni di educatori. Tra le sue opere più significative troviamo “Educazione e responsabilità”, un saggio che connette etica e pedagogia, e “La comunicazione nella relazione educativa”, che esplora le dinamiche interpersonali tra docente e studente.

Amenta si distingue per la sua capacità di integrare teorie pedagogiche classiche con approcci innovativi, attingendo da correnti come la pedagogia attiva e la metodologia montessoriana. Le sue argomentazioni sono spesso supportate da riferimenti a teorici del calibro di John Dewey, il quale enfatizzava l’importanza dell’esperienza come elemento cruciale nell’apprendimento, e Paolo Freire, che promuoveva una didattica critico-dialogica in grado di coinvolgere attivamente gli studenti.

In conclusione, “Il rispetto violato” rappresenta non solo un’analisi della problematica dell’offesa nei contesti scolastici, ma un invito alla riflessione profonda su come affrontare le complessità della professione docente. Attraverso le intuizioni di Giambattista Amenta, i lettori saranno accompagnati in un viaggio educativo che valorizza non solo il ruolo dell’insegnante, ma anche la necessità di un approccio pedagogico inclusivo e rispettoso. Le strategie suggerite nel libro sono destinate a rimanere impresse nella pratica quotidiana degli educatori, contribuendo a costruire ambienti scolastici più solidali e aperti alla crescita collettiva.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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