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Giudiziaria

Il padre separato che paga il mutuo, ha diritto alla riduzione sul mantenimento

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I nuovi poveri sono i mariti e padri separati. Oltre le schiere di disoccupati. Sono quei che da uno stipenduo medio di 1.500 euro mensili ne devono versare 1.200 fra mutuo per la casa conuigale, mantenimento per la moglie ed i figli ed affitto per il monolocale della nuova vita da single. Restano 300 euro per le utenze e di maggiore non se ne puo’ parlare… e le ex mogli non vogliono sentire ragioni.

Una sentenza storica e’ stata emessa al tribunale di Gela. A seguito di legittima richiesta dell’Avv. Giada Scerra in favore del suo assistito, il Tribunale di Gela con sentenza, ha stabilito una notevole riduzione dell’assegno di mantenimento dei figli da parte del padre su cui grava il pagamento del mutuo per la casa coniugale assegnata all’ex coniuge, dove vive con i figli.

In sede di separazione o divorzio, per stabilire l’importo dell’assegno di mantenimento a favore dell’ex coniuge e del figlio, il Giudice deve innanzitutto verificare, oltre al tenore di vita mantenuto durante gli anni di matrimonio, anche la capacità finanziaria dell’ex coniuge al netto delle spese che deve regolarmente sostenere.
Tuttavia, uno dei fattori che più incide sul calcolo dell’assegno di mantenimento è certamente l’esistenza di un mutuo, specialmente se si tratta di una casa assegnata all’ex moglie.

Diversi tribunali hanno stabilito che la misura del contributo al mantenimento dei figli minori dovesse essere «legittimamente correlata non tanto alla quantificazione delle entrate derivanti dalla attività professionale svolta dal genitore non convivente, quanto, piuttosto, ad una valutazione complessiva del minimo essenziale per la vita e la crescita dei figli stessi». La Cassazione poi ha stabilito che bisogna assicurare al minore il tenore di vita in misura analoga a quello già goduto prima della crisi coniugale dei genitori. In generale, l’importo del mantenimento dipende anche dalle risorse economiche dei genitori, ricavabili da una ricostruzione delle complessive situazioni patrimoniali e reddituali delle parti, con riferimento anche alle concrete capacità lavorative e alla potenzialità di produrre reddito

La quota di separazioni in cui la casa coniugale è stata assegnata alle mogli è aumentata dal 57,4% del 2005 al 60% del 2015 e arriva al 69% per le madri con almeno un figlio minorenne. E nel 94% delle separazioni il tribunale impone al padre un assegno di mantenimento.

Le difficoltà economiche dei padri separati si ripercuotono anche sul rapporto con i figli, spesso foraggiati dalle madri in collera.

Giudiziaria

Don Rugolo condannato anche in Appello

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Tre anni di reclusione: è la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Caltanissetta che ha condannato don Giuseppe Rugolo, il sacerdote ennese accusato di violenza sessuale su minorenni. I giudici hanno applicato l’attenuante della tenuità del fatto per due delle vittime individuate, rideterminando la sentenza di primo grado che era stata di quattro anni e sei mesi.

L’impianto dell’accusa ha retto anche in appello, come la credibilità del giovane archeologo Antonio Messina, sulla cui denuncia è stato incardinato il processo. La Corte d’appello ha estromesso la diocesi di Piazza Armerina dalla responsabilità civile

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Giudiziaria

Sentenza amianto killer: difesa condannata

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Roma – Amianto killer nelle navi della Marina: la Difesa condannata in via definitiva a risarcire 400mila euro la famiglia di Michele Cannavò morto di mesotelioma.

La vittima è stata esposta senza protezione per 34 anni nei cantieri e sulle navi .

Una nuova, pesante condanna, appena passata in giudicato, quindi definitiva, per il Ministero della Difesa: il Tribunale Civile di Roma ha stabilito un risarcimento di circa 400mila euro in favore dei familiari di Michele Cannavò, motorista navale della Marina Militare, deceduto a causa di un mesotelioma pleurico provocato dall’esposizione prolungata all’amianto.

Cannavò, originario della provincia di Catania, e residente a Siracusa, ha servito per 34 anni lo Stato tra il servizio militare e civile, operando in ambienti contaminati e privi di adeguate protezioni. Imbarcato su diverse unità navali – tra cui la Nave Albatros e il MOC 1201 – e impiegato nell’Arsenale Militare di Augusta, è stato quotidianamente a contatto con fibre di amianto: nei motori, nei corridoi, nei rivestimenti delle condotte, fino agli stessi ambienti di vita delle navi.

Un’esposizione continua, intensa e silenziosa, che gli è costata la vita. La diagnosi è arrivata nel 2019. La morte, appena due mesi dopo.L’INAIL ha riconosciuto il nesso causale tra l’infermità e le mansioni svolte in Marina, nel periodo del servizio civile. Una conferma ulteriore della gravità della negligenza istituzionale.

“Finalmente giustizia per la famiglia Cannavò” – commenta Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale dei familiari – “Questo risarcimento non potrà restituire Michele ai suoi cari, ma rappresenta un passo in avanti verso la tutela delle vittime e la bonifica definitiva dell’amianto da navi e arsenali militari.”

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Giudiziaria

Inchiesta Camaleonte: assolti gli imprenditori Luca e il dirigente di polizia Giudice

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Cade in primo grado l’impianto dell’inchiesta Camaleonte che ha coinvolto gli imprenditori Luca accusati di rapporti con clan mafiosi.

Il presidente del collegio penale Miriam D’Amore ha assolto tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Sono stati assolti il fondatore del gruppo Salvatore Luca, il figlio Rocco, il fratello Francesco, il genero Francesco Gallo, la moglie Concetta Lo Nigro, la figlia Maria Assunta Luca e la cognata Emanuela Lo Nigro. Tutti gli imputati hanno  respinto sempre l’accusa di legami con la mafia. I Luca si sono dichiarati, invece, vittime e hanno sostenuto che il loro patrimonio era frutto del lavoro. Lacrime,commozione e abbracci tra i componenti della famiglia Luca alla lettura del dispositivo di sentenza.

E’ stato assolto anche il dirigente di polizia Giovanni Giudice, che ha rinunciato alla prescrizione maturata. Era accusato di aver favorito i Luca, tesi sempre respinta.

La prescrizione, con esclusione dell’unica aggravante, è stata decisa per l’ altro poliziotto coinvolto Giovanni Arrogante. 

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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