Seguici su:

Rubriche

“Cari ragazzi, vogliamo dirvi: perdonateci…”

Pubblicato

il

Rubica domenicale di psicologia ed etica a cura di Tonino Solarino e Rosaria Perricone

“Cari ragazzi,
scrivono di noi adulti, che siamo rimasti adolescenti. Che siamo “adultescenti”.
Ci piacerebbe dire di noi che non è così, ma che siamo adulti consapevoli della responsabilità nei vostri confronti e che abbiamo da nutrire la vostra ragione,  il vostro cuore e la vostra anima! 
Permetteteci di condividere con voi quanto, da adulti, sentiamo di dovervi testimoniare.
Innanzitutto perdonateci. 


Perdonate le nostre assenze nella vostra vita e se il tempo che dedichiamo al lavoro, al fare e all’avere ha tolto troppo tempo all’essere e all’essere tra voi e con voi. Perdonateci se, nonostante la sincerità delle nostre buone intenzioni, non sappiamo darvi quello di cui avete veramente bisogno e non vi aiutiamo a intravedere una speranza quando la vita si fa più complicata. Se non sappiamo vedere e asciugare le vostre lacrime di rabbia e di dolore o se ci perdiamo le vostre lacrime di gioia e di commozione.


Perdonateci se non vi testimoniamo la forza e il gusto di vivere quando i momenti di  solitudine irrompono nella vostra giornata o quando ci scopriamo fragili e vulnerabili .
Perdonateci se, con le nostre vite, sembriamo dirvi che non c’è altro oltre il piacere, il successo, i like, il consumo. La religione del piacere, del consumo, del successo ci sta facendo perdere la famiglia, gli amici, i figli.


Perdonateci se abbiamo lasciato solamente il mercato, i social, le mode ad occuparsi di voi.
Perdonateci se non mettiamo al riparo le vostre vite dalle nostre ferite, dalle nostre pretese, dalle nostre ansie, dai nostri malesseri. 
Perdonateci se vi facciamo mancare il nostro incoraggiamento, la nostra forza, la nostra capacità critica per aiutarvi a crescere e a distinguere ciò che è bene da ciò che è male. 
Perdonateci se non vi prepariamo abbastanza alla durezza della vita facendovi pensare, fin da piccoli, che l’unica cosa che conta è essere vincenti, felici, speciali, performanti. Se, senza rendercene conto, vi inganniamo con illusioni puntualmente smentite da altrettante delusioni. La vita non è sempre facile. Ingannati dalla cultura dominante, vi raccontiamo inconsapevoli bugie.  Ci sono momenti in cui l’esistenza non regala benessere, ma “rompe il cuore”. C’è una tentazione subdola e sporca che dobbiamo aiutarvi a reggere: l’esperienza dell’insuccesso e del fallimento. Accogliete gli errori, le sconfitte, i rifiuti, le delusioni, i momenti in cui vi sentite crocifissi. La vita non è solo bella. È bella e, a volte, è bastarda. I momenti duri arrivano. Affrontateli cercando aiuto.  Permettetevi, quando ne sentite il bisogno, di piangere o urlare con gli amici, con noi genitori, con Dio la vostra rabbia, la vostra paura, la vostra tristezza, il vostro scoraggiamento. E permettiamoci quando gli altri ci aprono il cuore di offrire il nostro. 
Quando sentite di non farcela chiedete a qualcuno di starvi vicino.  C’è una solitudine che non viene risparmiata a nessuno. Non sentitevi marziani quando la sperimentate. Non sfuggitela  “rincoglionendovi” o sballandovi. Chiedete aiuto e vicinanza. 
Cari ragazzi, non sprecate, non buttate via la vostra vita. Di essa non siete i padroni esclusivi.  Ne siete i principali responsabili, ma la vostra vita appartiene anche a tutti coloro che vi vogliono bene. Appartiene anche alla comunità che ha bisogno del contributo originale che ciascuno di voi può e deve offrire. 
Permetteteci, ancora, di dare parole alla preghiera che in tanti, credenti e non credenti, abbiamo nel cuore: “Non fatevi rubare l’anima da una cultura che vi chiude agli altri e vi vuole cinici e aggressivi. Accogliete con gentilezza le vostre vulnerabilità e quelle altrui. Divertitevi senza sballi e ritagliatevi spazi di solitudine e interiorità.
Le relazioni mettetele sempre al primo posto. Abbiate passione per l’amicizia senza mai rinunciare, per paura o conformismo, al rispetto di voi quando state insieme. Ci fa male sentire da molti di voi che il sabato sera non avete alternative se non vi ubriacate o impasticcate con gli altri e che l’alternativa è restare a casa, soli.  Scegliete con cura la comitiva a cui appartenere e non escludete nessuno che vuole farne parte. Se qualche amico non si fa più vedere, andatelo a cercare. 
State attenti a non usare le parole come pallottole per sparare addosso ai vostri coetanei premendo il “grilletto” di quelle armi che possono diventare i vostri telefonini quando usate i social.   Non disprezzate il dolore di nessuno, ma allargate il cuore e fategli spazio.  Fatevi ferire dalla diversità dei vostri amici, ma mantenete aperto il cuore. Il cuore può stare chiuso qualche giorno, ma poi ha bisogno di ritornare a pulsare con gli altri. Non drammatizzate le incomprensioni e i conflitti, fanno parte della vita. Quando non ci comprendiamo o non vi comprendete tra voi manteniamo l’alleanza ricordandoci che il bene che vi vogliamo e ci vogliamo è tanto anche quando non ci capiamo.
Accogliete con compassione le  fragilità e nel vostro  cuore ci sia spazio per le domande più importanti: “cosa ho bisogno?  di cosa hanno bisogno i miei familiari e i miei amici ? “Come posso  offrire  e ricevere  cura e vicinanza?”.
Ridestiamoci  dalla sonnolenza e dalla indifferenza.  É stato scritto che l’indifferenza  è ” la forma più alta di violenza”. 
Che ciascuno di noi, nel suo piccolo, possa creare legami, costruire speranze e  appartenenze.  Non permettiamo che la nostra diventi la città delle solitudini. 
Infine permettetevi di fare spazio a Dio nella vostra vita, di ritagliarvi momenti di silenzio e interiorità per permettere alla vostra anima di raggiungervi. Siamo materia e siamo esseri spirituali. C’è una sete di spiritualità in ciascuno di noi che solo Dio può spegnere.
Amare voi stessi, amare Dio, amare chi vi sta accanto è il senso e la pienezza della vita”.
 
 

clicca per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Chiesa del Rosario: coperture di piastrelle in stato di degrado

Pubblicato

il

Dallo storico Nuccio Mulè, riceviamo e pubblichiamo

Preso atto di una mancata risposta degli organi competenti, relativa ad una prima lettera aperta, datata 20 gennaio 2022, con la quale si poneva all’attenzione la precarietà di un bene culturale di pregio nella Chiesa del Rosario di Gela, pongo per la seconda volta all’attenzione dei responsabili delle Istituzioni, la salvaguardia dello stesso bene culturale, oggi maggiormente in fase avanzata di degrado, che si trova ubicato sulla cuspide della torre campanaria della chiesa. Si tratta di due pregiate coperture di piastrelle di maiolica colorate in giallo e verde ramino aderenti l’una all’altra, disposte a squama di pesce alternativamente a formare un motivo a V capovolta, impiantate su un letto di malta; il tutto, oltre ad essere un esempio unico e originale di uso di maioliche dell’ultima produzione ottocentesca di fabbriche siciliane, rappresenta il retaggio di un’arte laterizia che si perde nella notte dei tempi.

Quindi un esempio raro di una pregiata arte antica di notevole valore, un’impronta di un luogo e di una civiltà siciliana, che purtroppo da tempo si trova in uno stato di degrado, probabilmente per mancanza di finanziamenti per il suo restauro nonostante che l’ottocentesca torre campanaria da più di vent’anni sia stata provvista di un ponteggio a tale fine. Da sottolineare che già alla fine degli anni ’80, le piastrelle erano state segnalate per la loro rilevanza in un articolo presentato in occasione del XIX Convegno internazionale della ceramica di Albisola, centro ligure di primaria importanza per la Storia della Ceramica, dalla Prof.ssa Salvina Fiorilla, medievista a livello regionale. Pertanto, per la seconda volta si sollecitano gli organi competenti a intervenire sollecitamente prima che di questo complesso artistico rimanga solamente un ricordo fotografico. E in merito sempre alla chiesa del Rosario, stavolta al suo interno, con la presente si vuole cogliere l’occasione per avere contezza della fine fatta da un affresco o forse una tela dell’Ottocento, che si trovava sul soffitto della navata, quasi sopra l’altare maggiore, opera del pittore locale Filippo Casabene (restauratore presso la Galleria Borghese di Roma) che ritraeva l’”Annunciazione” e che completava assieme agli attuali “Gesù risuscita Lazzaro”, “Gesù e l’Adultera” e “Gesù nel tempio fra i Dottori”, la serie dei quattro dipinti della navata. La sparizione, si spera non definitiva, risale all’ultimo restauro avvenuto intorno al 2010 quando oltre all’interno della chiesa furono restaurati anche i suoi dipinti.

Continua a leggere

Spettacolo

Miseria e nobiltà al teatro Antidoto

Pubblicato

il

Va in scena il 19 maggio al Teatro Antidoto la commedia di Eduardo Scapetta “Miseria e nobiltà”.

Protagonisti Guglielmo Greco ed Emanuele Giammusso che trascinano il pubblico nella Napoli di fine ‘800, insieme a Giovanna Cartia, Gabriella Giandinoto, Luigi Licata, Rocco Fasciana, Simona Scicolone, Giuseppe Nicoletti, Pina Sbezzi, Rosario di Natale, Vincenzo D’albergo, Ivan Blanco.

Lo scrivano pubblico don Felice, e don Pasquale, fotografo ambulante, vivono con le loro famiglia nello stesso povero quartierino, alle prese con la miseria ed in mezzo ai continui litigi, provocati dalle donne di casa.

Un giorno ricevono la visita del marchesino Eugenio, che fa loro una strana proposta. Eugenio è innamorato della figlia di un arricchito, un ex-cuoco e propone a don Felice e a don Pasquale di fingersi suoi parenti e di accompagnarlo, travestiti, dal padre della fanciulla per chiederne la mano.

I due compari accettano con entusiasmo ed ecco don Pasquale nelle vesti di padre, con donna Concetta, sua moglie, Pupella, sua figlia, e don Felice, nelle vesti dello zio principe, accompagnare il marchesino dall’ex-cuoco, che fa loro la più sontuosa accoglienza. I finti aristocratici recitano con impegno la loro parte e tutto andrebbe per il meglio se, ad un certo punto, non arrivasse donna Luisella, alla quale non è stata riservata alcuna parte nella commedia.

Si scopre l’inganno; ma a metter le cose a posto sopraggiunge il vero padre del marchesino, che è costretto a dare il suo consenso al matrimonio del figlio. Don Felice ritrova la moglie, dalla quale era separato e il figlioletto, e può ricostruire la propria famiglia.

Continua a leggere

Rubriche

“Una questione delicata” di grande successo…

Pubblicato

il

Riesi – Ha riscosso grande successo la nuova commedia brillante in tre atti “Una questione delicata” portata in scena dalla compagnia teatrale Angelo Musco di Riesi.

Tre serate, tutte sold aut, che hanno tanto divertito il numeroso pubblico presente al cineteatro Don Bosco , di cui buona parte arrivata dai comuni limitrofi spinta dall’eco del successo. La commedia ” Una questione delicata” di Antonella Zucchini è stata curata nei minimi dettagli dal regista Guglielmo Gallè con la collaborazione artistica e scenografica da Antonio Lana.


Gli attori che hanno preso parte sono Salvatore La Rocca, Anna Selvaggio, Rosangela Volpe, Ester Carruba, Angelo Bellina, Carmela Butera, Maurizio Giuliana, Giuseppe Forcella e Vincenzo Scibetta.
Tecnico luci Luigi Liberale, Tecnico audio Rino Cigno, Trucco Giusy Amodeo.
Le acconciature a cura di Giuseppe Ferro. Inoltre hanno collaborato Francesca Carruba, Alessandra Ficicchia, Nadia Toninelli e Riccardo Gambino.
La compagnia teatrale inizierà il tour degli spettacoli il 18 Giugno a Vittoria in una rassegna a premi per poi proseguire in diverse città della Sicilia.

Continua a leggere

Più letti

Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
Publiedit di Mangione & C. Sas - P.iva: 01492930852