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Al via da stasera la Rassegna jazz

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Anche Gela ha la sua rassegna jazz grazie all’associazione ‘Amici della Musica’ diretta dal maestro Crocifisso Ragona che, da anni, ha ritagliato uno spazio ineludibile per la diffusione della buona musica a Gela, presentata in tutti i suoi generi, nella suggestiva cornice delle Mura Federiciane e con la direzione artistica della vocalist Loredana Melodia.

Sullo sfondo le iniziative benefiche del Lions Atc diretto da Santo Figura e del Comitato della Croce Rossa.

Da oggi parte la Rassegna Jazz: fra i musicisti figura anche il gelese Peppe Tringali.

Ecco gli spettacoli previsti nel cartellone: stasera di scena il trio Entropè con Enrico Galbano alla chitarra, Stefano Zambon al contrabbasso e Simone Brilli alla batteria. Jazz per cinque sere fino a domenica 11 agosto.

Il jazz  è un genere musicale nato agli inizi del XX secolo come evoluzione di forme musicali già utilizzate dagli schiavi afroamericani. Inizialmente aveva la forma di “canzoni di lavoro” (work songs) nelle piantagioni e durante la costruzione di ferrovie e strade negli Stati Uniti e serviva a ritmare e coordinare i movimenti (il ritmo era binario). I primi musicisti suonavano musica a orecchio e le orchestre pionieristiche a New Orleans erano chiamate ragtime bands.

Grande impulso fu dato dagli emigrati italiani di New Orleans che aggiunsero altri strumenti musicali della tradizione italiana delle bande di paese:  tra i migliori musicisti di jazz figurano afroamericani poi affiancati da italoamericani (come Eddie Lang e Nick La Rocca), che formarono la Original Dixieland Jass Band, ossia la banda che diffuse il jazz negli U.S.A. producendo molti dischi. Inoltre, al banjoista/chitarrista italo-americano Mike Danzi viene attribuito il merito di aver contribuito a introdurre il jazz dagli Stati Uniti in Germania durante la Repubblica di Weimar negli anni ’20.[9][10]

Il jazz arriva a Chicago con Louis Armstrong e poi in Europa dove avrà un successo grandissimo. Con gli anni andrà modificandosi e diventerà anche una musica commerciale con lo swing fino a riprendere le tradizioni della cultura afroamericana delle prime jazz band col bebop. Nel jazz ci sono due forme principali: il blues, in 12 battute (3 frasi musicali), e la canzone, in 32 battute.

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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Troppi incidenti sulla Ss 417 Gela- Catania, serve un raddoppio

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Da Franco Di Dio componente della direzione provinciale Pd, riceviamo e pubblichiamo

L’ ennesimo recente incidente stradale sulla SS 417 Gela-Catania sotto Caltagirone con due vittime e diversi feriti gravi riporta drammaticamente sotto gli occhi la risaputa pericolosità di questa importante arteria di collegamento. Al suo posto va fatta un’autostrada oppure va affiancata una doppia corsia. A riguardo si ha notizia che presso la Anas vi è un progetto finanziato che dovrebbe andare in gara per collegare Catania con lo svincolo di Ramacca. Altresì ci sarebbero altri due progetti, però privi di copertura finanziaria, che completerebbero il tratto autostradale da detto svincolo di Ramacca fino a quello di Caltagirone per proseguire con il terzo lotto fino a Gela In merito sarebbe utile la costituzione di un coordinamento composto dai Sindaci dei territori interessati di Gela, Niscemi, Caltagirone, Mineo ed altri fino a quello di Catania per sollecitare e vigilare per la realizzazione delle opere di cui sopra. Altrettanto utile a riguardo sarebbe una Interrogazione Parlamentare al Governo Regionale per interfacciarsi con la Anas circa lo stato delle cose per i progetti riguardanti dette opere sulla SS 417 Gela – Catania, di cui potrebbero farsi promotori i Parlamentari Regionali del Partito Democratico della Provincia di Catania On.li Ersilia Severino e Giovanni Burtone. Occorre una forte e convinta azione rivendicativa innanzitutto del territorio per rendere sicuro il collegamento stradale di questa parte della Sicilia.

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Cucina

Lo chef propone il carpaccio di ombrina

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Non è estate senza un crudo di pesce, oggi ve ne propongo una versione elegante e sfiziosa. Per prima cosa dobbiamo partire da un trancio di ombrina precedentemente sfilettato, spellato, spinato e abbattuto a -18 gradi per 48 ore per una corretta sanificazione. Con un coltello ben affilato ricaviamo un bel carpaccio che adageremo su un piatto di portata.

Condiamo il pesce con un pizzico di sale, una macinata di pepe bianco, e qualche goccia di lime, lasciandolo marinare giusto il tempo di preparare gli altri ingredienti. Laviamo ed affettiamo sottilmente dei ravanelli. Adagiamoli sul pesce e mettiamo sopra ogni ravanello delle uova di salmone. Decoriamo con qualche germoglio. Prepariamo la salsa usando della panna fresca, dell’olio al prezzemolo, un pizzico di sale e la scorza del lime. Trattandosi di due grassi che non si emulsionano otterrete questo effetto marmorizzato dall’estetica molto interessante. Condite il carpaccio con la salsa e il gioco è fatto. Delicato, fresco, con una piacevole acidità ed una punta di sapidità data dal caviale. Che dire? Non vi resta che provarlo.

Chef Totò Catania

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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

“Basta con i tagli,la sanità pubblica va difesa oggi”

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Dal dott Luca Scicolone, referente dell’associazione giovanile Digital young, riceviamo e pubblichiamo:

L’incidente di ieri sulla Gela Caltagirone ci ricorda che i presìdi salvano vite. Grazie a chi c’è, ma servono rinforzi. Ieri, tra Gela e Caltagirone, un grave incidente stradale ha riportato alla luce – con la forza brutale dei fatti – una verità che troppo spesso viene ignorata: la salute pubblica non può sopravvivere senza presidi ospedalieri efficienti e personale sufficiente, sanitario e non. Nel momento in cui la vita di una persona è appesa a un filo, ogni minuto può fare la differenza tra la vita e la morte. Ma come si può garantire un soccorso tempestivo, un’assistenza efficace e cure adeguate, se i presidi territoriali vengono progressivamente svuotati, accorpati, tagliati?

Il COVID avrebbe dovuto insegnarci una lezione indelebile: la sanità non è un costo da abbattere, ma un investimento da potenziare. Abbiamo lodato medici e infermieri, applaudito dalle finestre, invocato più fondi e strutture. Eppure, a distanza di qualche anno, sembra che nulla sia cambiato. Anzi, è peggiorato. E allora perchè i giovani devono restare qua? Perchè restino servono certezze non illusioni.Oggi si parla ancora una volta di centralizzare, accentrare le strutture sanitarie nei grandi poli urbani, lasciando interi territori scoperti. Ma cosa significa questo per chi vive lontano da questi centri? Significa attese interminabili, viaggi infiniti, soccorsi ritardati. Significa abbandonare il diritto alla salute di migliaia di cittadini.Non è accettabile.Servono:presidi ospedalieri territoriali ben attrezzati,personale formato e numericamente adeguato,servizi di emergenza efficienti e capillari oltre che investimenti reali e strutturali nella sanità pubblica.

La salute è un diritto costituzionale, non un privilegio per chi vive nelle città metropolitane o può permettersi il privato. L’incidente di ieri è solo l’ultimo segnale. Ma quanti altri ne servono prima che qualcuno se ne assuma davvero la responsabilità?E non possiamo dimenticare un altro comparto essenziale e troppo spesso invisibile: il personale non sanitario. Amministrativi, informatici, tecnici, operatori ausiliari. Figure fondamentali che garantiscono l’organizzazione, la gestione e il funzionamento dell’intero sistema. Durante il COVID li abbiamo chiamati eroi, oggi sono diventati “risorse dimenticate”, lasciati senza riconoscimenti, senza tutele, spesso con contratti instabili e carichi di lavoro insostenibili.Basta con i tagli. Basta con l’abbandono dei territori. La sanità pubblica va difesa, oggi. Non quando sarà troppo tardi.

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