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La Uil fa il punto della situazione economica del territorio

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La Uil a convegno per esaminare la situazione dell’economia e del lavoro del territorio in un frangente difficile come quello attuale che rappresenta la rinascita post pandemica ma che soffre di carenze endemiche. Nella pinacoteca del Comune di Gela si sono dati appuntamento le segreterie provinciali e confederali. Al tavolo della presidenza ci sono stamattina

Nicola Calabrese segretario provinciale Uilm, Silvio Vicari segretario regionale Uilm, Vincenzo Mudaro confederale Uil di Caltanissetta e Enna, Maurizio Castania segretario confederale di Gela

“In un momento storicamente così difficile per tutto il nostro territorio siete stati sempre presenti ed in prima linea nelle numerose vertenze – ha detto Calabrese –

La crisi che negli anni ha coinvolto centinaia di famiglie ha alzato la soglia di povertà in territori già provati come nel caso di Gela, unica realtà industriale importante del sud della provincia, che ha sempre rappresentato il volano dell’economia del Comune e dei paesi che la circondano. Eppure, oggi, questa economia non ha più fonti di alimentazione. I poveri sono in aumento, la stragrande maggioranza di giovani non riesce a trovare una collocazione lavorativa e, quando la trova, è solo ed esclusivamente per un paio di mesi.

Nel 2014 è stato siglato un protocollo d’intesa con le istituzioni locali, Regionali e Nazionali, ricco di prospettive economiche e lavorative, ma purtroppo oggi assistiamo ad un vero e proprio scollamento: ne è esempio il caso delle autorizzazioni non più centralizzate, ma frammentate e suddivise tra Comune, Regione e Sede centrale (Roma).

Tutto questo ha alimentato un gioco al massacro sulla pelle di centinaia di lavoratori, in particolare dei metalmeccanici che sono stati i primi a subirne le conseguenze. Nel frattempo, sono fallite molte aziende e le superstiti rischiano di chiudere per mancanza di commesse essendo mono-committenti, provocando la perdita di altri posti di lavoro.

Le situazioni più difficili sono da ricercare nella volontà di chiudere una Raffineria che è riuscita a resistere sul mercato, nonostante tutte le difficoltà provenienti dal territorio e dalle tante provocazioni che ciascuno ha messo in campo pur di accreditarsi.

Oggi, siamo chiamati a rinnovare la nostra struttura per dare ai lavoratori un sicuro riferimento della categoria. In questa fase il sindacato ha necessità di adottare le dovute precauzioni, onde evitare che si fermi ad un punto di non ritorno. Il senso di responsabilità ci impone l’avvio di un nuovo percorso che tenti di dare risposte concrete, fungendo da pungolo, da stimolo, in una fase di conversione del settore industriale.

Il sogno di un rilancio industriale, come è stata la Green Refinery promessa dall’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, è andato a buon fine e continua a rappresentare un alto esempio di riconversione nell’ottica dell’economia circolare. Ma bisogna anche dare un colpo di accelerazione agli investimenti di Argo Cassiopea, a quelli relativi alla produzione di Biojet ed alle attività di bonifica, per non parlare del progetto del Porto di Gela, che rappresenta una opportunità per la città e per l’indotto, non ancora concretizzata. Incalzeremo la politica rispetto a tutti gli impegni assunti, a partire dagli investimenti per l’area di crisi complessa, a finire con quanto promosso da Eni nell’attrazione di nuove società da instillare nelle aree dismesse del proprio sito industriale.

Da quando non si raffina e dall’insorgere della crisi sono andati via nella sola città di Gela circa 14000 Gelesi: dato allarmante per il territorio.

Abbiamo necessità di tornare ad essere attrattivi soprattutto per le nuove generazioni e di addivenire ad un miglioramento delle condizioni dei lavoratori per chi ha deciso di rimanere e sviluppare la propria vita su questo territorio.

Dobbiamo partire dalla nostra esperienza, ridefinire la progettualità e condividere gli obbiettivi: solo così potremo favorire la creazione di una filiera intelligente e di valore che contribuisca al rilancio del nostro territorio.

Per far ciò, è necessario focalizzare l’attenzione da un lato sulle imprese, soprattutto sulle piccole e medie, spingendole sempre più al rispetto dei diritti sindacali e delle norme sulla sicurezza: gli infortuni sul lavoro di cui tanto sentiamo parlare sono spesso causati da una eccessiva superficialità in tal senso.

La cronaca quotidiana ormai ci ha abituati a sentire di aziende che non rispettano le norme, di malattie e infortuni sul lavoro spesso causati dall’assenza di dispositivi di sicurezza e dalla mancanza di controlli, di lavoro nero, soprattutto nei luoghi in cui non esistono strumenti di prevenzione e oggi questo è un controsenso: non ci si può più permettere di morire sul lavoro!

Esiste un organismo, l’INAIL, che lavora proprio per ridurre gli infortuni, perché la salute non ha prezzo e l’evoluzione tecnologica dovrebbe aiutarci ad evitare queste morti.

L’Italia ha recepito le direttive in materia di sicurezza sul lavoro, ma nelle aziende si riscontra che la sicurezza rappresenta un costo troppo elevato da sopportare, anche e soprattutto a causa del mancato controllo della politica degli appalti e dei sub appalti che oggi vede ribassi enormi e porta le imprese a diminuire la spesa nella prevenzione e sicurezza dei lavoratori.

La pandemia non ha certamente migliorato lo stato dell’arte, anzi, ha contribuito ad appesantire la problematica economica e occupazionale vigente, mettendo in crisi ancor di più l’occupazione e il sistema produttivo.

Grazie alla determinazione delle nostre rappresentanze sindacali e al dialogo costruttivo con le aziende abbiamo evitato al VIRUS di diffondersi nei luoghi di lavoro. Il sindacato in questa crisi emergenziale ha avuto anche la capacità di preservare, rinnovare e di tutelare i diritti dei lavoratori.

Oggi si chiede al sindacato di rinnovarsi, aggiornarsi e modernizzarsi e noi lo stiamo già facendo. Siamo più avanti e intercettiamo le esigenze della società. C’è un gran bisogno dell’azione del sindacato, perché senza concertazione e condivisione nell’utilizzo degli investimenti nel campo manifatturiero non crescono le industrie e non si alimenta l’economia del territorio. È vero che la società è diversa ma, il sindacato è un pezzo della democrazia nel paese, una realtà viva che crede nel futuro ed è pronta a lavorare per viverlo al meglio.                              

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Attualità

Il mese mariano al Santuario Maria Ss dell’Alemanna

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Si avvicina il mese di maggio e le parrocchie rendono omaggio a Maria, cui tradizionalmente, il mese è dedicato.

Nel 1945 Pio XII ha avvalorato l’idea di maggio come mese mariano dopo aver stabilito la festa di Maria Regina il 31 maggio. Dopo il Concilio Vaticano II questa festa è stata spostata al 22 agosto, mentre il 31 maggio si celebra la festa della Visitazione di Maria

Stasera alle 21, al Santuario Maria Ss dell’Alemanna, sotto la guida di Don Rosario Sciacca, cominciano le celebrazioni.

Ecco il calendario degli eventi liturgici:

L’indicazione di maggio come mese di Maria lo dobbiamo però a un padre gesuita: Annibale Dionisi. Un religioso di estrazione nobile, nato a Verona nel 1679 e morto nel 1754 dopo una vita, a detta dei confratelli, contrassegnata dalla pazienza, dalla povertà, dalla dolcezza. Nel 1725 Dionisi pubblica a Parma con lo pseudonimo di Mariano Partenio Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei. Tra le novità del testo l’invito a vivere, a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, nell’ordinario, non necessariamente in chiesa «per santificare quel luogo e regolare le nostre azioni come fatte sotto gli occhi purissimi della Santissima Vergine».In ogni caso lo schema da seguire, possiamo definirlo così, è semplice: preghiera (preferibilmente il Rosario) davanti all’immagine della Vergine, considerazione vale a dire meditazione sui misteri eterni, fioretto o ossequio, giaculatoria. Negli stessi anni, per lo sviluppo della devozione mariana sono importanti anche le testimonianze dell’altro gesuita padre Alfonso Muzzarelli che nel 1785 pubblica Il mese di Maria o sia di Maggio e di don Giuseppe Peligni.

Nel 1945 Pio XII ha avvalorato l’idea di maggio come mese mariano dopo aver stabilito la festa di Maria Regina il 31 maggio. Dopo il Concilio Vaticano II questa festa è stata spostata al 22 agosto, mentre il 31 maggio si celebra la festa della Visitazione di Maria. L’invito a non trascurare la recita del Rosario soprattutto nel mese di maggio viene da lontano.Nell’Enciclica Ingruentium malorum del 1951, Pio XII scriveva: «È soprattutto in seno alla famiglia che Noi desideriamo che la consuetudine del santo Rosario sia ovunque diffusa, religiosamente custodita e sempre più sviluppata. Invano, infatti, si cercherà di portare rimedio alle sorti vacillanti della vita civile, se la società domestica, principio e fondamento dell’umano consorzio, non sarà ricondotta alle norme dell’Evangelo. Per ottenere un compito così arduo, Noi affermiamo che la recita del santo Rosario in famiglia è un mezzo quanto mai efficace».

Anche il Magistero incoraggia questa devozione nata dal popolo. Nell’enciclica Mense Maio datata 29 aprile 1965, Paolo VI indica maggio come «il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia».Nessun fraintendimento però sul ruolo della Vergine nell’economia della salvezza, «giacché Maria – scrive ancora papa Montini – è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso». Anche papa Montini attribuiva una straordinaria importanza al Rosario recitato in famiglia: «Non v’è dubbio – scriveva – che la Corona della Beata Vergine Maria sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci ‘preghiere in comune’ che la famiglia cristiana è invitata a recitare. Noi amiamo, infatti, pensare e vivamente auspichiamo che, quando l’incontro familiare diventa tempo di preghiera, il Rosario ne sia l’espressione più gradita.

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L’Aias Ets coccola le mamme con le mani e con il cuore

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Un gesto semplice che parla d’affetto, collaborazione,inclusione: è un’iniziativa dedicata alle mamme in occasione della loro festa domenica 13 maggio.

L’Aias Ets ha organizzato la manifestazione “Con le mani, con il cuore”, un momento do coccole per le mamme a cura della maje up artist Deianira Dammaggio, la fotografa Maria Sciacca e i ragazzi del seminterrato.

Appuntamento il 13 maggio all’Aias dalle 9.30 alle 11 30 con le coccole alle mamme e un dolce break

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Per i bimbi della “Romagnoli-Solito” tour in centro nei luoghi di “Ué – Eventi urbani”

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Le classi della scuola dell’infanzia dell’istituto comprensivo “Romagnoli-Solito” in visita nei luoghi della street art del progetto “Ué – Eventi Urbani”, tra via Morello e via Pisa. Un momento di gioia, colore ed entusiasmo per i bimbi che hanno anche realizzato un’attività artistica all’insegna della creatività.

La scuola guidata dal dirigente Gianfranco Mancuso ha dunque promosso un’iniziativa di cittadinanza attiva e valorizzazione del territorio, che ha avuto come protagonisti i piccoli alunni. Presenti e attente le maestre che hanno accompagnato e seguito i loro allievi: ad ideare l’iniziativa è stata l’insegnante Filippa Ciaramella.

«Felicissimi di aver mostrato ai bambini il “volto” e le opere di “Ué – Eventi urbani”, la loro gioia è contagiosa e anche per loro siamo all’opera nella rigenerazione culturale del centro storico», ha detto Roberto Collodoro direttore artistico di “Ué”. 

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