Gela – Come un disco rotto, il primo cittadino ripete il solito, ormai scontato canovaccio della deresponsabilizzazione e scarica le responsabilità su chi lo ha preceduto. Greco prende posizione dopo la notizia della sentenza del CGA che ha dato ragione alla Regione Sicilia sul taglio dei 33 milioni per i progetti inseriti nel ‘Patto per il sud’. E che posizione…!!! La solita! “La verità è semplice: – afferma – abbiamo provato a salvarli, ma sapevamo che era difficile. Stiamo parlando di progetti estremamente datati, che le amministrazioni che ci hanno preceduto e i politici parolai hanno rispolverato ad ogni campagna elettorale per racimolare consensi e poi si sono buttati alle spalle. Voglio ricordare, a conferma di ciò, che noi ci siamo insediati nel giugno 2019 e il primo definanziamento è arrivato a novembre. Presentare ricorso era l’unica via per cercare di recuperare questi soldi”.
Il Sindaco ricorda che quando ha tirato i fascicoli fuori dai cassetti, è stato immediatamente chiaro che non c’era nulla di esecutivo e cantierabile. “Era solo carta straccia. E nonostante tutto, – prosegue – mentre lavoravamo ai nostri progetti, seri e finanziabili, abbiamo provato a rimetterli in carreggiata, perché siamo persone coerenti, che fanno quello che dicono con serietà e senso di responsabilità, e per noi prima di tutto viene la città, con il territorio e la comunità locale, poi tutto il resto”.
Greco insiste sul fatto che la sua amministrazione abbia sempre cercato e seguito la strada del dialogo e del confronto con il governo regionale, e non è un caso che gli ottimi rapporti politici e istituzionali abbiano portato tanti risultati in questa prima parte di legislatura. “I nostri progetti – conclude – hanno trovato il favore degli uffici regionali, e presto si tradurranno in soldi reali per la città. Abbiamo sempre avuto le idee chiare e con esse andiamo avanti, nonostante le criticità e le difficoltà dovute alla pandemia, che ci ha molto rallentato, e ad una pianta organica totalmente collassata, che mi ha spinto a chiedere subito di indire concorsi pubblici. Più di questo ritengo che non si potesse fare”.