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Giudiziaria

Contributi psr sicilia 2014-2020: il Tar commissaria l’assessorato regionale agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea

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Sei ditte, con sede in Agrigento, avevano impugnato, dinanzi al T.A.R. Palermo, con il patrocinio degli Avv.ti Girolamo Rubino e Calogero Marino, i provvedimenti con i quali l’Assessorato regionale Agricoltura, Sviluppo rurale e Pesca mediterranea aveva inserito le domande di partecipazione dalle medesime presentate – tutte inizialmente ammesse nella graduatoria provvisoria –  nell’elenco delle istanze non ammissibili.
Il Tar Palermo, ritenendo fondate le censure con le quali i difensori Rubino e Marino avevano contestato sia il difetto di istruttoria e di motivazione dei provvedimenti impugnati sia l’adozione dei medesimi da parte del dirigente del Servizio 8 del Dipartimento Sviluppo Rurale e Territoriale dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura in luogo del competente Dirigente generale del medesimo Dipartimento, aveva accolto il ricorso proposto dalle sei ditte agrigentine e, per l’effetto, aveva annullato i provvedimenti impugnati.
La suddetta sentenza – impugnata dall’Amministrazione regionale con ricorso proposto dinanzi al Consiglio di Giustizia Amministrazione per la Regione Siciliana poi dichiarato improcedibile – aveva altresì disposto la condanna dell’Amministrazione resistente al pagamento delle spese processuali.
Le sei ditte, a fronte del mancato pagamento, da parte dell’Amministrazione regionale, delle spese di giudizio e del contributo unificato dalle stesse versato, con il patrocinio degli Avv.ti Girolamo Rubino e Carmelinda Gattuso, decidevano a questo punto di rivolgersi nuovamente ai Giudici Amministrativi al fine di ottenere l’integrale esecuzione della sentenza precedentemente resa dal T.A.R. Palermo, con condanna dell’Assessorato anche al pagamento di una penalità di mora, ai sensi dell’art.  114 c.p.a., per la successiva inosservanza ed il ritardo nell’esecuzione del giudicato.
Ebbene, il T.A.R. Palermo, accogliendo anche il nuovo ricorso proposto dalle ditte ricorrenti, ha così dichiarato l’obbligo dell’amministrazione intimata di procedere, entro sessanta giorni, al pagamento delle spese processuali liquidate in sentenza, oltre al rimborso del contributo unificato corrisposto.
I Giudici del T.A.R. hanno, altresì, accolto la richiesta, formulata dai legali Rubino e Gattuso, di condanna alla penalità di mora nel caso di persistente inottemperanza dell’Amministrazione resistente e nominato il Segretario generale della Regione Siciliana quale commissario ad acta incaricato di provvedere, in via sostitutiva,  al compimento degli atti necessari per dare esecuzione alla sentenza .
Infine, con la medesima pronuncia, l’Amministrazione regionale è stata condannata a rimborsare alle sei ditte agrigentine anche le spese processuali del giudizio di ottemperanza, oltre accessori di legge e refusione del contributo unificato dalle medesime corrisposto

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Giudiziaria

Don Rugolo condannato anche in Appello

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Tre anni di reclusione: è la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Caltanissetta che ha condannato don Giuseppe Rugolo, il sacerdote ennese accusato di violenza sessuale su minorenni. I giudici hanno applicato l’attenuante della tenuità del fatto per due delle vittime individuate, rideterminando la sentenza di primo grado che era stata di quattro anni e sei mesi.

L’impianto dell’accusa ha retto anche in appello, come la credibilità del giovane archeologo Antonio Messina, sulla cui denuncia è stato incardinato il processo. La Corte d’appello ha estromesso la diocesi di Piazza Armerina dalla responsabilità civile

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Giudiziaria

Sentenza amianto killer: difesa condannata

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Roma – Amianto killer nelle navi della Marina: la Difesa condannata in via definitiva a risarcire 400mila euro la famiglia di Michele Cannavò morto di mesotelioma.

La vittima è stata esposta senza protezione per 34 anni nei cantieri e sulle navi .

Una nuova, pesante condanna, appena passata in giudicato, quindi definitiva, per il Ministero della Difesa: il Tribunale Civile di Roma ha stabilito un risarcimento di circa 400mila euro in favore dei familiari di Michele Cannavò, motorista navale della Marina Militare, deceduto a causa di un mesotelioma pleurico provocato dall’esposizione prolungata all’amianto.

Cannavò, originario della provincia di Catania, e residente a Siracusa, ha servito per 34 anni lo Stato tra il servizio militare e civile, operando in ambienti contaminati e privi di adeguate protezioni. Imbarcato su diverse unità navali – tra cui la Nave Albatros e il MOC 1201 – e impiegato nell’Arsenale Militare di Augusta, è stato quotidianamente a contatto con fibre di amianto: nei motori, nei corridoi, nei rivestimenti delle condotte, fino agli stessi ambienti di vita delle navi.

Un’esposizione continua, intensa e silenziosa, che gli è costata la vita. La diagnosi è arrivata nel 2019. La morte, appena due mesi dopo.L’INAIL ha riconosciuto il nesso causale tra l’infermità e le mansioni svolte in Marina, nel periodo del servizio civile. Una conferma ulteriore della gravità della negligenza istituzionale.

“Finalmente giustizia per la famiglia Cannavò” – commenta Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale dei familiari – “Questo risarcimento non potrà restituire Michele ai suoi cari, ma rappresenta un passo in avanti verso la tutela delle vittime e la bonifica definitiva dell’amianto da navi e arsenali militari.”

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Giudiziaria

Inchiesta Camaleonte: assolti gli imprenditori Luca e il dirigente di polizia Giudice

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Cade in primo grado l’impianto dell’inchiesta Camaleonte che ha coinvolto gli imprenditori Luca accusati di rapporti con clan mafiosi.

Il presidente del collegio penale Miriam D’Amore ha assolto tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Sono stati assolti il fondatore del gruppo Salvatore Luca, il figlio Rocco, il fratello Francesco, il genero Francesco Gallo, la moglie Concetta Lo Nigro, la figlia Maria Assunta Luca e la cognata Emanuela Lo Nigro. Tutti gli imputati hanno  respinto sempre l’accusa di legami con la mafia. I Luca si sono dichiarati, invece, vittime e hanno sostenuto che il loro patrimonio era frutto del lavoro. Lacrime,commozione e abbracci tra i componenti della famiglia Luca alla lettura del dispositivo di sentenza.

E’ stato assolto anche il dirigente di polizia Giovanni Giudice, che ha rinunciato alla prescrizione maturata. Era accusato di aver favorito i Luca, tesi sempre respinta.

La prescrizione, con esclusione dell’unica aggravante, è stata decisa per l’ altro poliziotto coinvolto Giovanni Arrogante. 

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Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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