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Cronaca

Furto in un panificio

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Vittoria – I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Vittoria ed il Commissariato di Comiso, sono intervenuti all’interno di un panificio ubicato su una strada centrale del Comune di Comiso.

Gli agenti, nel transitare nei pressi del panificio, sono stati insospettiti dal rilevare che la porta d’ingresso era stata divelta pertanto desumendo che ignoti l’avessero forzata per consumare un furto. Avuto accesso all’esercizio commerciale, le ipotesi degli operanti sono state confermate poiché veniva trovato all’interno M.M., marocchino di 26 anni, nascosto dietro al bancone del locale nel tentativo di nascondersi ed occultare una busta con delle monete illecitamente prelevate dal registratore di cassa per un valore complessivo di circa 100 euro, nonché una busta contenente circa 20 bottiglie di birra. Sempre all’interno del locale veniva fermato e identificato anche il complice ovvero M.R., tunisino ventunenne, mentre cercava di impossessarsi di circa 9 chili di biscotti riponendoli in vari sacchetti di plastica.


Gli operanti, accertata la flagranza del reato di tentato furto aggravato in concorso dei due giovani, hanno provveduto ad accompagnarli presso i loro uffici per la redazione degli atti di rito. In tale sede è emerso che M.M. era sottoposto alla misura di prevenzione con obbligo di permanenza in casa nelle ore notturne, pertanto gli operanti hanno proceduto nei suoi confronti all’arresto in flagranza di reato sia per il tentato furto aggravato che per la violazione degli obblighi inerenti la misura di prevenzione, mentre nei confronti del giovane concorrente M.R. hanno proceduto a deferirlo in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria per il medesimo reato di tentato furto aggravato.


M.M. è stato tradotto innanzi al Giudice Monocratico per presenziare al rito direttissimo a seguito del quale è stata convalidava la misura precautelare applicata dagli operanti.
Sempre il 15 u.s., nel pomeriggio, i militari della Stazione CC di Comiso hanno arrestato T.R, marocchino cl.81, in esecuzione di un provvedimento emesso dall’Autorità Giudiziaria che trae origine da una denuncia in stato di libertà operata nel maggio 2012 dai Carabinieri di Ragusa, unitamente a personale della Polizia Municipale, nella quale veniva accertata la responsabilità di T.R. per il reato di ricettazione. Dopo vari gradi di giudizio, l’Autorità Giudiziaria ha riconosciuto la colpevolezza dell’imputato disponendo la sua traduzione presso la Casa Circondariale di Ragusa per ivi condannarlo ad espiare la pena detentiva.

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Cronaca

Spacciatore gelese in trasferta a Catania, arrestato dalla Polizia

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Un gelese di 26 anni e un ventiquattrenne di Capaci, sono stati arrestati dalla Polizia per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio in concorso. I due, sono stati fermati dai poliziotti della squadra volanti della Questura di Catania in piazza Ghandi, durante un ordinario posto di controllo. Dopo aver intimato l’alt all’autovettura con a bordo i due i giovani, i poliziotti hanno subito avvertito l’inconfondibile odore di marijuana fuoriuscire dal finestrino. I due hanno subito tentato di giustificarsi con i poliziotti, spiegando di aver fumato poco prima uno spinello.

La frettolosa spiegazione fornita dai giovani non ha convinto gli agenti che, al contrario, hanno rafforzato i loro sospetti, ritenendo che entrambi potessero ancora avere a disposizione della sostanza stupefacente. Per questo motivo, i due sono stati fatti scendere dall’auto e sono stati sottoposti a perquisizione, che è stata estesa all’autovettura. Sotto al sedile del conducente è stato trovato uno zaino contenente 43 bustine di marijuana per un totale di quasi 350 grammi e 23 bustine con 20 grammi di cocaina. La droga è stata sequestrata.

Il Giudice, dopo aver convalidato l’arresto, ha disposto nei confronti di entrambi la misura cautelare dell’obbligo di dimora nei rispettivi Comuni di residenza.

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Blitz contro immigrazione clandestina, controlli anche a Gela e a Niscemi

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Una maxi operazione della Polizia di Stato contro l’immigrazione clandestina è stata eseguita in 23 province italiane, tra cui Caltanissetta. Le indagini hanno fatto luce sul giro d’affari milionario di diverse organizzazioni criminali che, per favorire l’ingresso di stranieri irregolari, anche con la connivenza di datori di lavoro, falsificavano contratti e documenti per accedere illecitamente alle quote previste dal ‘decreto flussi’. Nella provincia nissena l’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile si è concentrata sulle domande di ingresso in Italia per le quali erano state riscontrate anomalie in relazione ai domicili indicati per gli stranieri ed in relazione all’effettiva capacità reddituale delle imprese richiedenti i lavoratori. Nel corso delle operazioni, effettuate anche con l’ausilio dei poliziotti dei Commissariati di Gela e Niscemi, sono state controllate complessivamente 15 abitazioni e identificati 22 extracomunitari e 20 italiani.

In un’abitazione di Gela sono stati rintracciati due extracomunitari irregolari rimpatriati a mezzo di volo charter, a seguito di provvedimento di espulsione emesso dalla locale Prefettura. All’esito dei controlli, sono stati deferiti alla magistratura per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina due soggetti, un datore di lavoro e un cittadino straniero regolare.

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Cronaca

Tre arresti a Caltanissetta per atti persecutori e maltrattamenti in famiglia

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La Polizia ha eseguito tre provvedimenti restrittivi della libertà personale emessi dell’Autorità giudiziaria nei confronti di persone indagate e condannate a vario titolo per atti persecutori e maltrattamenti in famiglia. Due provvedimenti riguardano la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, con applicazione del “braccialetto elettronico”, che gli agenti della Squadra Mobile di Caltanissetta anno notificato a un 50enne e a un 35enne indagati per atti persecutori nei confronti delle ex compagne. Un provvedimento di applicazione di misura alternativa alla detenzione riguarda, invece, un 37enne condannato per il reato di maltrattamenti in famiglia commesso nei confronti della moglie, il quale dovrà scontare la pena in regime di detenzione domiciliare.

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