Gela si è svuotata. Si è svuotata di gente; di entusiasmo; di economia. Non serve disporre il lockdown. Il lockdown è nella testa delle persone e viene realizzato in maniera spontanea. Lo ordina la paura dell’uomo che teme la morte. Lo praticano le persone che vedono salire l’asticella dei contagi ed evitano…. Evitano di uscire, evitano di incontrarsi, evitano di toccarsi, evitano di parlare, evitano di vivere. Non serve più il coprifuoco alle 22 che l’anno scorso ha fatto vivere agli italiani una esperienza di cui udiva l’eco dai libri di storia. Il coprifuoco i gelesi, i siciliani, se lo impongono naturalmente orami. Vanno a casa alle 20 al massimo, quelli che sono usciti per commissioni indifferibili. Gli altri non escono affatto. E poi c’è la schiera dei contagiati o i contatti dei contagiati che non escono per la situazione contingente. E sono tanti. Basta fare un conteggio spicciolo: su 4000 contagi ruotano intorno in media famiglie di almeno tre componenti, e siamo a 12.000 contatti e insegnanti, colleghi, amici e il numero quadruplica. E la città si svuota. E si svuotano le tasche dei commercianti, dei ristoratori, degli imprenditori, dei piccoli negozianti. Chi compra i vestiti se non ci sono feste? Chi va dal parrucchiere se non deve uscire in ghingheri; chi consuma trucchi, paillettes per stare in casa. “Andiamo in pizzeria? Risposta: “ Facciamo pizza in casa?” e poi al momento dell’appuntamento: “Mi spiace, non posso venire”. Tutto tremendamente fermo e la rabbia dei commercianti sale alle stelle. “Siamo tornati al 2020 – dicono alcuni ristoratori del viale Federico II – qui non si lavora più. Non c’è nessuno in giro. E poi si permette il mercato per i commercianti di altri comuni. E noi, chi ci tutela? L’amministrazione che fa?”
Basta fare una passeggiata al lungomare alle 20 per rendersi conto della desertificazione; o anche in corso Vittorio Emanuele o in via Palazzi; per non parlare di Macchitella. Le foto che vedete sono state scattate ieri alle 17.45 al Lungomare e questa è la situazione delle ultime settimane; da notare il contrasto fra i colori del tramonto e lo squallore della desertificazione. “I supermercati sono vuoti – dicono due titolari – la gente non compra più come prima. La mazzata delle tasse ha impaurito chiunque; conseguenza diretta dell’evento pandemico”. A parte le domenica di sole al lungomare, la città si è trasformata in un luogo spettrale. E non aiutano i messaggi televisivi, gli sglogan sul tutto esaurito in ospedale, quando si parla poi di otto posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti del circondario. Oggi è chiuso anche quel reparto, in linea con il trend della città. Un altro, l’ennesimo colpo, l’economia che deve fare i conti con i rincari pesanti. Il lockdown è diventato endemico quando fuori c’è il virus.
E poi ci sono la sofferenza ed il disagio che derivano dalla ‘solitudine’ che colpiscono in modo indiscriminato tutti i ceti sociali e tutte le età, non solo gli anziani ma anche giovani che per diversi motivi si trovano in uno stato personale di isolamento, accentuato dagli effetti della pandemia. C’è pronto un disegno di Legge alla Regione.
Il mito della caverna è servito. Platone lo ha spiegato oltre due millenni fa come si diventa filosofi, cioè come si acquisisce il sapere necessario per ben governare la città, liberandosi dalle opinioni e accedendo alla conoscenza della realtà.
Una figura femminile in posa incedente, abbigliata con chitone e himation, priva della parte superiore del torso e della testa. È la statua greca in marmo emersa grazie agli scavi della missione archeologica dell’Università degli studi di Palermo che opera sull’isola di Mozia, in provincia di Trapani, grazie a una convenzione stipulata con la Soprintendenza dei Beni culturali di Trapani.
«Questo ritrovamento – dice l’assessore regionale ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – conferma l’importanza del lavoro di ricerca e tutela che portiamo avanti ogni giorno. Una scoperta importante che testimonia, ancora una volta, quanto la Sicilia sia stata nei secoli un crocevia di civiltà, ma soprattutto quanto l’isola continui a restituirci testimonianze preziose che meritano di essere conosciute e condivise».
La statua è alta 72 centimetri, incluso il piccolo piedistallo su cui poggia i piedi. La frattura del torso non è accidentale ma determinata tecnicamente dal taglio della pietra, poiché era assemblata da almeno due blocchi, come confermato dalla presenza di due fori con i resti di tenoni metallici sulla superficie del taglio.
L’opera è stata rinvenuta all’interno del “Ceramico” di Mozia (Area K), una delle più grandi officine ceramiche puniche del Mediterraneo centrale: giaceva in posizione orizzontale sul margine di una vasca contenente l’argilla usata per la produzione di vasi e terrecotte figurate nel V secolo a.C., il periodo di massimo splendore e vigore produttivo della città. La dismissione della scultura e la sua deposizione sono attribuibili all’ultima fase d’uso dell’officina, probabilmente in concomitanza con l’inizio dell’assedio dionigiano del 397 a.C. È inoltre possibile ipotizzare una sua collocazione originaria all’interno della stessa officina, in connessione con le nuove strutture murarie riportate alla luce nel corso della campagna. La statua conferma la presenza nella città fenicia di capolavori dell’arte greca e aiuta a ricostruire un quadro di strette connessioni culturali nella Sicilia grecopunica.
Grande appuntamento sabato 19 luglio, alle ore 20.30 nella terrazza del suggestivo Club Vela di Gela, con la cerimonia di premiazione della 25/a edizione del premio di poesia Gorgone d’oro promosso e organizzato dal Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana “Salvatore Zuppardo”, in collaborazione con Betania OdV, Cesvop e le associazioni “Gaudium et Spes” di Butera e “Futuramente”.
Riceveranno l’ambizioso premio i poeti Domenico Pisana di Modica, Denise Evelyne Parouty di Chatillon (Aosta), Floriana Raggi di Poggio Torriana (Rimini), Giovanni Zeverino di Santeramo in Colle (Bari), Margherita Neri Novi di Cefalù (Palermo), Donatella Bisutti di Genova e Luciana Salvucci di Colmurano (Macerata).
Saranno assegnati premi speciali a Marco Girardo, direttore del quotidiano Avvenire (Gorgone d’Oro per il giornalismo, in memoria di don Giulio Scuvera), al regista Paolo Licata, per il film “L’amore che ho”, omaggio a Rosa Balistreri; al Fondo Andrea Camilleri di Roma (premio per la Cultura in memoria di Salvatore Zuppardo) ad Alessandra Mortelliti, nipote dello scrittore Andrea Camilleri, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita e un premio speciale nel ventennale della sua fondazione all’Università degli Studi di Enna Kore alla presenza del Magnifico Rettore Paolo Scollo e della Pro-Rettrice alla Didattica Marinella Muscarà.Il premio nazionale “Gorgone d’Oro” di Gela taglia un traguardo importante che testimonia la longevità, la forza e il valore di un’iniziativa capace, da venticinque anni, di promuovere l’eccellenza culturale, artistica e poetica. Il successo dell’edizione 2025 conferma la vitalità del premio: 192 i poeti partecipanti complessivamente in tutte e tre le sezioni (poesia religiosa o a tema libera, poesia dialettale, silloge poetica e haiku)
I segretari della maggioranza hanno diffuso un documento in cui trattano degli incontri tenutisi nei giorni scorsi sul tema della sanità, affrontati in pubblica adunanza con le associazioni, con le parti sociali con tutti i rappresentanti politici ed in fine in consiglio comunale in sessione monotematica da cui il Sindaco ha avuto pieno mandato a rappresentare alla politica e alle istituzioni di livello regionale quanto emerso nei vari confronti.
“Con il mandato avuto, insieme ad una delegazione di rappresentanti istituzionali e politici ha portato le istanze delle associazioni, della maggioranza, della minoranza consiliare e dei cittadini gelesi al presidente della Commissione Regionale Sanità. Tutto ciò -,dicono i segretari della maggioranza – è stato fatto nello spirito di un processo rivendicativo e propositivo unitario della politica gelese per l’unico scopo comune che è la salvezza e il rilancio della struttura ospedaliera gelese e del suo territorio. I vari rappresentanti si sono spontaneamente aggregati tenendo conto dell’informativa anticipata da illustrare in Commissione Consiliare Sanità”.
“Nessuno deve sentirsi escluso e nessuno può escludere nessuno da questa battaglia che non è una battaglia partitica, ma una battaglia per il diritto alla salute e alla vita. La discussione con la Commissione Regionale Sanità si inquadra nell’ottica del confronto preliminare della città con l’istituzione, l’onorevole Scuvera sa che la sua presenza sarebbe stata più che gradita alla discussione di cui tutti sapevano. Siamo certi che l’onorevole Scuvera parteciperà a tutti gli incontri opportuni, il suo contributo è ben gradito e auspicato come quello di chiunque sia in grado di aiutare la città a risolvere i problemi che l’assillano.Pur tuttavia, se in alcuni casi dovesse essere necessario diramare specifici inviti, nell’interesse dei cittadini, lo faremo”- concludono