La devozione dei gelesi nei confronti della Patrona Maria Santissima d’Alemanna è fortissima e la sua festa è, oltre che un momento religioso molto sentito e partecipato, anche il simbolo di Gela, l’icona della sua identità, il compendio della storia del suo popolo.


Anche per questo la festa della Patrona viene prima di ogni altra festa ed i gelesi ci tengono molto a tramandarla secondo la tradizione. Luminarie, maschiata, fuochi d’artificio , palliantinu sono momenti storici della festa e come tali irrinunciabili. Il 31 agosto l’annuncio choc del sindaco: il Comune non può spendere i soldi per la Festa della Patrona. E poi tutto quello che è noto: la rabbia dei gelesi, gli appelli, le polemiche politiche. Cosa riuscirà a fare ora la politica per riparare a questa grave mancanza è tutto da vedere. Il dato certo,al momento, è che la festa si concluderà con i fuochi d’artificio. Quelli sono assicurati. E la politica non c’entra. A commissionare i fuochi d’artificio, sostenendone la spesa è stata la famiglia Brunetti.
Sono stati Gino Brunetti titolare della Sicilsaldo e la moglie Maria Grazia Di Francesco a capo dell’azienda Casa di Grazia con i loro figli a compiere spontaneamente questo gesto in omaggio alla Madonna e alla città in cui vivono ed hanno sede le loro aziende. Non lo hanno fatto rispondendo all’appello della politica ma solo con il cuore e solo per attaccamento sincero ai valori religiosi e sociali della festa della Patrona. Non hanno agito per rendere noto il loro gesto come non lo fanno in altre circostanze legate ad atti di solidarietà, anzi si sono voluti tenere lontani dalle chiacchiere politiche che si sono scatenate sul caso dei festeggiamenti patronali. Ma le voci corrono ed è venuto a galla il fatto che i fuochi pirotecnici erano prenotati grazie a dei cittadini devoti alla Patrona. Così pian piano si è saputo che le spese le avrebbero sostenute gli imprenditori Brunetti. Voci confermate ma con una sola precisazione cioè che si tratta di un atto compiuto con il cuore per la Madonna e la città. Null’altro.