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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

La guerra del PdF contro il caro-bollette

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Assistiamo ad un massacro giornaliero delle famiglie italiane costrette a dover pagare il prezzo delle scelte di governi non eletti, ma scelti sui tavoli politici. I rincari bollette ( 30-40%), combustibili aumentati di circa 1 euro ed infine generi alimentari aumentati del 30%: un totale ghigliottinamento delle famiglie italiane.

Il popolo della famiglia di cui sono Vice- Presidente e Coordinatore Nazionale ha già dichiarato guerra a questo scempio che porta il nome di Mario Draghi e della ‘sana politica’, ambedue pronte a difendere l’interesse della casta e non della povera gente arrivata sull’orlo della sopportazione e che spesso cade addirittura in una forte depressione economica e psicologica.

Parliamoci chiaro siamo tutti cittadini italiani, prima di essere personaggi politici e come tali abbiamo il dovere di proteggere la Costituzione Italiana che ahimé, nell’ultimo decennio, é stata considerata carta straccia, modificabile a seconda dell’interesse della classe politica che compone la legislatura e fine solo alla stessa.

Per questo abbiamo a cuore, come dice il Presidente Mario Adinolfi, la Mamma e la Croce e, d’altronde sono quelle le nostre radici che prendono forma nella Prima Repubblica e proseguono nella Seconda; abbiamo tutti nostalgia dei vecchi tempi ed é per questo che abbiamo deciso di batterci contro il secondo ‘Apartheid’ che immobilizza l’economia del Paese, rendendola schiava delle lobby di potere e delle multinazionali. Il beneamato Paese é reso schiavo, nel contempo, da una schiera di settari tecnici con un curriculum vitae davvero insolito, aggiungerei bizzarro. Personaggi che dalla Banca d’Italia alla BCE hanno svenduto intere economie reali e resa la bancarotta della Grecia ne invocano una altra per l’Italia.

Questo sta accadendo sulle spalle e sul futuro di migliaia di giovani con un prestito a debito (PNRR) gestito da un governo che, come ho accennato, non ha mai rappresentato il lavoro e le esigenze delle famiglie e degli imprenditori italiani; per giunta esso si limita a governare per sentito dire dai giornali. Molto spesso asserviti allo stesso sistema su cui é eretta una ormai finta democrazia di cui tutti siamo stufi, esausti, saturi rappresentata da questa assurda ed inconcludente classe politico – dirigente.

Tutto questo la Pandemia l’ha fatta da gran signore creando gravi danni alla società italiana causati dai provvedimenti restrittivi delle libertà costituzionali introdotti dall’autorità governativa con la motivazione dell’emergenza Covid, che hanno sortito effetti devastanti come lasciare senza lavoro e sostentamento innumerevoli famiglie, creare assurde divisioni tra i bambini nelle scuole tra vaccinati e non e proibire agli anziani di ritirare la pensione”…

Per questi motivi scenderemo decisamente in campo nel 2023! Augurando agli Italiani e, per le famiglie che stanno vivendo momenti di grande disagio economico, che questi giorni e questo governo cada prima di generare la disfatta dei più grandi pensatori, filosofi, ingegneri e quanto altro si é sempre riconosciuto a livello mondiale al nostro Popolo. Questo é: Il Popolo della Famiglia.

Popolo che si riunirà a Roma il giorno 5 marzo 2022 presso Piazzale Ugo La Malfa dalle ore 15:00. Sempre e convintamente free-vax e quindi convintamente contro questo governo scempio.

Nicola Di Matteo vicepresidente Popolo della famiglia

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I “Chimici del ’68” di nuovo insieme

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Insieme dopo 55 anni. Prima riuniti in una chat di whatsapp denominata “I Chimici del ’68” e poi con una “rimpatriata” al ristorante. Sono gli ex compagni di scuola del corso A dell’istituto industriale di Gela che per ritrovarsi, domenica scorsa, a pranzo, hanno sfidato il tempo e il maltempo con allerta meteo arancione; hanno superato le distanze, dato che provenivano da comuni delle province di Agrigento, Enna, Catania, Caltanissetta e Ragusa; hanno risolto l’irreperibilità di molti; hanno sopportato gli inevitabili acciacchi dell’età avanzata, visto che sono quasi tutti pensionati 75enni. Una signora ha persino preparato delle paste di mandorla per l’occasione.

Così la “rimpatriata” di 15 ex compagni di scuola (con coniugi) è stata coronata da pieno successo. Anche se fisicamente cambiati e qualcuno difficilmente riconoscibile, si sono ritrovati tutti in gruppo come quando si stava a scuola. All’appello ne mancavano 4 che vivono al Nord, 3 indisponibili e 7 che nel frattempo sono deceduti. A questi ultimi è andato il pensiero commosso dei presenti. Il raduno è stato un susseguirsi di emozioni e di sentimenti, un risveglio di ricordi, il racconto multiplo e inesauribile di esperienze lavorative e di vita, l’elencazione del numero di figli e di nipoti, l’esibizione di foto e video della propria famiglia. Sembrava che in poche ore si volessero rivivere i cinque anni di studio e riempire col racconto i 55 anni di distacco dal diploma a oggi. L’euforia ha coinvolto anche le mogli che hanno socializzato con facilità, come se si conoscessero da tempo. A ciascuna di loro l’omaggio di una rosa.

Alla fine l’immancabile taglio della torta che riproduceva la foto di classe col maggior numero di studenti. E poi si è deciso di ripetere periodicamente il conviviale e di farlo diventare itinerante nelle nostre province, approfittando magari della presenza durante le ferie di quanti domenica scorsa non hanno potuto partecipare.

Negli anni ’60, l’industriale di Gela ebbe un “boom” di iscritti perchè era uno degli appena tre istituti chimici esistenti in Sicilia. Gli studenti venivano da ogni parte dell’Isola e prendevano camera in affitto. L’obiettivo, ovviamente, era quello di acquisire il diploma per essere poi assunto al petrolchimico dell’Eni. Poche, allora, le ragazze che sceglievano di venire all’industriale. La presenza femminile in 5^ A, nel ’68, fu di due sole studentesse: Lucia Accolla e Carla Speziale. E domenica scorsa i colleghi le hanno voluto omaggiare offrendo loro in segno di stima e di affetto un vaso di orchidee ciascuna, quasi a premiarle per il coraggio dimostrato.

I nomi de “i chimici del ’68”:  Lucia Accolla, Carla Speziale , Franco Infurna, Filippo Pernicano, Giacomo Militello, Roberto Giarracca, Peppe Luparello, Antonio Prestia, Toto’ Amico, Ignazio Condorelli, Onofrio Barbaro,Vincenzo Savoca, Vincenzo Cali’, Lillo Manazza, Filippo Di Gloria.

Franco Infurna

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Il corso Vittorio Emanuele nel dimenticatoio

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Da Gaetano Pardo riceviamo e pubblichiamo:

Leggo ( con grande stupore) dell’attenzione che questo sindaco da’ alle richieste “legittime” della periferia (via Venezia ecc. ecc.) ignorando, ancora una volta il fiore all’occhiello di Gela, ovvero il completamento del progetto “ Una via tre Piazze” con l’esecuzione dell’ultimo lotto, cioè piazza Umberto e zone limitrofe.

Non si capisce cosa si intende per “Amare Gela” se il sito più rappresentativo dell’identità e della storia stessa di Gela sta nel dimenticatoio ormai da più di 20 anni. Ai cittadini di Gela viene negato ancora il loro riscatto sociale, storico e morale che questa città merita.

Forse questa amministrazione predilige chi contesta platealmente ed “elettoralmente “o forse preferisce chiudere gli occhi quando passeggia per corso Vittorio Emanuele? Si parla di priorità delle periferie quando sui marciapiedi di corso Vittorio Emanuele non è possibile nemmeno passeggiare per l’impraticabilità degli stessi. Forse quest’amministrazione vuole aspettare altri 20 anni per porre rimedio a questa vergogna? Ma tra vent’anni chi sarà il primo cittadino ?

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Il passaggio alla provincia di Catania: grande tradimento

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Il responsabile dell’associazione Area del Golfo di Gela, Filippo Franzone conduce le sue considerazioni sull’esperienza della proposta di annettere Gela alla provincia di Catania.

“Il passaggio di Gela alla città metropolitana e, soprattutto, l’abbandono di Gela dalla zavorra e sanguisuga nissena, ad oggi non ancora avvenuto, è il più grande tradimento operato dalla politica isolana e locale ai cittadini gelesi, nella storia quantomeno repubblicana (dal 1950 ad oggi) della città.

I cittadini si sono espressi in massa al referendum popolare, unico referendum confermativo a cui non è stata data attuazione in Italia. La classe politica locale, non è un mistero, in due distinti consigli comunali, ha votato favorevolmente al passaggio, solo perché assediata in aula dalla cittadinanza, ma non ha mai davvero abbracciato la causa, né tantomeno sostenuta o più semplicemente incoraggiata. Anzi, semmai è proprio il contrario.

Il simbolo autentico di questo tradimento è l’attuale primo cittadino, Lucio Greco. Innanzi ad un atto dovuto a cui non si sono sottratti i suoi predecessori, Angelo Fasulo e Domenico Messinese, a differenza di quest’ultimi, il “Sindaco giusto” non ha voluto unire simbolicamente il logo del comune di Gela presso lo studio legale con cui il Csag ha presentato i ricorsi innanzi ai giudici amministrativi di primo e secondo grado.

Così facendo, si è rifiutato di difendere due delibere consiliari ed un referendum popolare, per il quale ultimo, peraltro, il Comune ha dovuto far fronte ai relativi costi per svolgerlo, utilizzando soldi dei contribuenti.

Chissà, qualcuno gli avrà messo in testa di lasciarsi una finestra aperta per un’eventuale candidatura alla presidenza del libero consorzio nisseno, a prescindere se con votazione diretta o indiretta? Se così fosse, si tratterebbe di un’opportunità che non riguarda la sua carriera politica, ma il “bene della città”, ovviamente!

Paradossale, per non dire grottesca, è la circostanza che ha visto questo sindaco rifiutarsi ad aderire al ricorso del Csag presso lo stesso studio legale di cui, invece, lui e l’attuale assessore ai lavori pubblici, si sono – per carità, legittimamente – avvalsi per difendersi dai ricorsi di esponenti dell’opposizione. Sempre, per il “bene della città”, ovviamente! 

Come se non bastasse, un’acrobatica magistratura amministrativa, da un lato si chiede, in virtù dell’assenza al nostro fianco del comune di Gela, se siamo titolati a ricorrere come privati cittadini e, dall’altro, ci chiede se siamo disposti ancora a farlo, senza aver sciolto quel dubbio.

Non ci resta che rifletterci sopra e decidere. Ma stavolta, nel valutare cosa fare, metteremo al primo punto, come arginare disperatamente questa politica vile ed accattona che ha narcotizzato e sfinito una comunità, ridotta ad una collettività dormiente, rassegnata e sopraffatta da una deriva permanente, fino a trascinarla – proseguendo per questa via – ad un inevitabile collasso.”

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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