Conclusioni delle indagini preliminari da parte della Procura della Repubblica di Gela, nei confronti dei 36 indagati nell’inchiesta avviata dai Carabinieri e ribattezzata “Magna Magna”. L’attività di indagine ha accertato che alcuni dipendenti della ditta incaricata della sanificazione e del supporto alle cucine all’interno dell’Azienda Ospedaliera Vittorio Emanuele di Gela, con la complicità di parte del personale ospedaliero, si erano resi responsabili di costanti episodi di sottrazioni di prodotti alimentari e materiale di vario genere, ai danni della stessa struttura sanitaria, trasformando l’ospedale in un vero e proprio “supermarket” dove poter approvvigionarsi gratuitamente.
Gli episodi contestati sono stati accertati mediante l’ausilio di telecamere collocate all’interno e nei pressi della cucina, grazie alle quali sono state immortalate oltre 500 sottrazioni in poco più di 2 mesi. In particolare, gli indagati in maniera sistematica trasportavano all’esterno della cucina dell’ospedale prodotti nascosti all’interno di sacchi di plastica di colore nero, facendoli così passare per rifiuti, al fine di poter rubare indisturbatamente. Fra i soggetti coinvolti nei furti, oltre ai dipendenti della ditta, ai loro familiari, ai cuochi e alcuni operatori sanitari, vi è anche il cappellano dell’ospedale.
Nell’ambito dell’indagine, i Carabinieri di Gela, coordinati dalla Procura della Repubblica, traevano in arresto in flagranza di reato due impiegati della ditta, rinvenendo nelle loro auto e nelle loro abitazioni una enorme quantità di alimenti e merce sottratta all’ospedale.Inoltre, alcuni degli indagati vennero colti ad urinare nei locali adibiti a cucina dell’ospedale, tra le griglie per canalette di raccolta acqua, nascondendosi all’interno di un frigo per la conservazione di frutta e verdura. Un “modus operandi” che ha messo in evidenza la scarsa igiene con la quale venivano manipolati gli alimenti e i prodotti presenti nella cucina. Inoltre – durante l’indagine – sono emerse vere e proprie azioni vandaliche al fine di asportare i prodotti alimentari contenuti all’interno dei distributori collocati nei reparti del nosocomio. Nel breve periodo oggetto d’indagine (due mesi) il danno alla spesa pubblica è stato quantificato in poco più di 24.000 euro.
Un gelese di 26 anni e un ventiquattrenne di Capaci, sono stati arrestati dalla Polizia per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio in concorso. I due, sono stati fermati dai poliziotti della squadra volanti della Questura di Catania in piazza Ghandi, durante un ordinario posto di controllo. Dopo aver intimato l’alt all’autovettura con a bordo i due i giovani, i poliziotti hanno subito avvertito l’inconfondibile odore di marijuana fuoriuscire dal finestrino. I due hanno subito tentato di giustificarsi con i poliziotti, spiegando di aver fumato poco prima uno spinello.
La frettolosa spiegazione fornita dai giovani non ha convinto gli agenti che, al contrario, hanno rafforzato i loro sospetti, ritenendo che entrambi potessero ancora avere a disposizione della sostanza stupefacente. Per questo motivo, i due sono stati fatti scendere dall’auto e sono stati sottoposti a perquisizione, che è stata estesa all’autovettura. Sotto al sedile del conducente è stato trovato uno zaino contenente 43 bustine di marijuana per un totale di quasi 350 grammi e 23 bustine con 20 grammi di cocaina. La droga è stata sequestrata.
Il Giudice, dopo aver convalidato l’arresto, ha disposto nei confronti di entrambi la misura cautelare dell’obbligo di dimora nei rispettivi Comuni di residenza.
Una maxi operazione della Polizia di Stato contro l’immigrazione clandestina è stata eseguita in 23 province italiane, tra cui Caltanissetta. Le indagini hanno fatto luce sul giro d’affari milionario di diverse organizzazioni criminali che, per favorire l’ingresso di stranieri irregolari, anche con la connivenza di datori di lavoro, falsificavano contratti e documenti per accedere illecitamente alle quote previste dal ‘decreto flussi’. Nella provincia nissena l’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile si è concentrata sulle domande di ingresso in Italia per le quali erano state riscontrate anomalie in relazione ai domicili indicati per gli stranieri ed in relazione all’effettiva capacità reddituale delle imprese richiedenti i lavoratori. Nel corso delle operazioni, effettuate anche con l’ausilio dei poliziotti dei Commissariati di Gela e Niscemi, sono state controllate complessivamente 15 abitazioni e identificati 22 extracomunitari e 20 italiani.
In un’abitazione di Gela sono stati rintracciati due extracomunitari irregolari rimpatriati a mezzo di volo charter, a seguito di provvedimento di espulsione emesso dalla locale Prefettura. All’esito dei controlli, sono stati deferiti alla magistratura per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina due soggetti, un datore di lavoro e un cittadino straniero regolare.
La Polizia ha eseguito tre provvedimenti restrittivi della libertà personale emessi dell’Autorità giudiziaria nei confronti di persone indagate e condannate a vario titolo per atti persecutori e maltrattamenti in famiglia. Due provvedimenti riguardano la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, con applicazione del “braccialetto elettronico”, che gli agenti della Squadra Mobile di Caltanissetta anno notificato a un 50enne e a un 35enne indagati per atti persecutori nei confronti delle ex compagne. Un provvedimento di applicazione di misura alternativa alla detenzione riguarda, invece, un 37enne condannato per il reato di maltrattamenti in famiglia commesso nei confronti della moglie, il quale dovrà scontare la pena in regime di detenzione domiciliare.