Padre Giovanni Salerno è morto. Il suo ultimo desiderio era quello di diventare santo.
Ha costruito un ‘Un piccolo impero di solidarietà’, in Perù, con satelliti anche a Cuba, in Spagna. E’ conosciuto in tutto il mondo ma, ‘nemo profeta in patria’, forse meno nella sua città natale, Gela, dove si mettono in mostra personaggi vuoti mentre quelli con contenuti e fatti concreti sono oscurati. Lo conosce bene invece la comunità della Parrocchia Sant’Antonio di Padova che lo ha ospitato due anni per una testimonianza viva su ciò che ha realizzato nel mondo. Stasera il parroco Michele Mattina ha annunciato la sua dipartita ed il ricordo che gli dedichera’ la chiesa dove ha operato anche il fratello che lo ha preceduto nel tegno dei cieli. Ottantacinque anni, ipovedente e stanco, padre Giovanni ha lasciato il Perù due anni fa. Il suo spirito combattivo e giovane gli suggeriva di tornare. Ci è tornate e li’ e’ morto a Lima dopo aver vissuto anche a Palermo .
Ecco la nota ufficiale della chiesa peruviana: “Alle 10:57 di questa mattina si è avverato, il primo sabato del mese, il desiderio di Padre Giovanni Salerno, che Maria Santissima Madre dei Poveri venisse a chiamarlo per presentarlo al Padre Misericordioso. Nei giorni scorsi la situazione clinica generale di padre Giovanni, già delicata per l’età e per le diverse patologie che lo accompagnavano da tempo, è stata complicata da un’infezione che sta toccando organi vitali dalla sua gamba. Ieri pomeriggio è entrato in coma; Questa mattina, serenamente, ha avuto la delicatezza di aspettare l’arrivo delle Suore Missionarie Serve dei Poveri per liberare lo spirito. A Dio piacendo, domani sarà portato a Cusco per essere sorvegliato e a metà settimana contiamo di poter celebrare la messa funebre. I tanti poveri e bambini che ha guidato al cielo lo accolgano ora nelle dimore eterne e intercedano per la sua anima. Dal nostro cuore pieno di dolore umano esce un unico gemito: Grazie a Dio per il dono della vita e del sacerdozio missionario di Padre Giovanni, dono per i più poveri. RIP.”
Padre Giovanni Salerno è stato missionario. La sua vita è stata votata al servizio dei più bisognosi. Divenuto sacerdote agostiniano nel 1961, avvertiva il desiderio di servire i poveri; ottenne dai superiori il permesso di studiare medicina missionaria e poi, nell’agosto del 1968, partì con un gruppo di confratelli per la regione andina di Apurimac, in Perù. Giunto in quel luogo desolato si rese conto che interi villaggi vivevano in un completo abbandono.
Padre Giovanni constato’ che quei villaggi della Cordigliera delle Ande non avevano bisogno solo di sacerdoti, ma anche di medici e di personale sanitario. Cominciò quibdi a realizzare dispensari nei principali villaggi della regione, creando anche un lebbrosario ad Abancay. Nel 1986 padre Giovanni ha fondato la congregazione dei Missionari Servi dei Poveri (MSP) che si dedica all’educazione umana e spirituale di bambini poveri ed abbandonati.
A Cuba Diocesi di Cienfuegos operano sacerdoti che dal dicembre 2013, in appoggio al lavoro pastorale della diocesi in circa una decina di comunità parrocchiali. In Messico a Guadalajara sempre dal dicembre 2013 una famiglia missionaria e una comunità di Suore Missionarie Serve dei Poveri collaborano in due parrocchie periferiche molto povere.
E’ l’esempio vivo del sacerdote che serve in loco, le popolazioni svantaggiate con uno spirito umanitario che non ricalca gli esempi di finta accoglienza che spesso si incontrano in Italia. I bambini di Padre Giovanni sono quelli che vedete nella foto in basso e non i machio palestrati che circolano in Europa. Sono i bambini malati, poveri, orfani, quelli che non hanno somme che arrivano alle cooperative compiacenti.
Grande comunicatore, ha diretto riviste e giornali specializzati per la diffusione del bene nel mondo.
Ha creato la città dei ragazzi, dove i piccoli peruviani poveri potevano studiare, imparare un mestiere, avere una famiglia fra i religiosi che li curavano. E poi c’erano i bimbi malati che venivano curati. In tutto questo la parrocchia Sant’Antonio non l’ha mai abbandonato con il suo sostegno di preghiera ed economico. Durante le feste sono sempre state organizzate, pesche di beneficenza, raccolte per aiutare la comunità peruviana. In questi giorni di presenza a Gela non sono mancati gli incontri con la comunità; incontri di gioia, di preghiera, di testimonianza.
File chilometriche in due direzioni a causa di un incidente che ha bloccato la strada statale 115 per Licata.
Nei pressi della curva a gomito che si trova all’uscita del comune agrigentino, un’autocisterna che trasporta liquidi si è scontrata con un Suv sul quale viaggiavano due persone.
A finire all’ ospedale di Licata il passeggero del Suv che accusava dolori al petto.
Sul posto sono arrivati i Carabinieri per i rilievi sull’incidente. La sede stradale è stata occupata a lungo ed il traffico paralizzato.
Riesi – Nei giorni scorsi, nel corso di un servizio di controllo del territorio eseguito a Riesi, la locale Stazione Carabinieri, coadiuvata dallo Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia” e con il supporto specialistico del Nucleo Cinofili di Palermo, ha denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela un 51enne del luogo, per il reato di detenzione abusiva di munizionamento.
Dopo la perquisizione eseguita nell’abitazione dell’uomo sono state rinvenute munizioni di diverso calibro per armi da fuoco comuni e da guerra, sottoposte a sequestro.
Volanti della Polizia sono intervenute a Gela a seguito della segnalazione di una giovane donna che, mentre si trovava a bordo di un’auto con il fidanzato, segnalava due autovetture e un motociclo che tentavano di inseguirli per speronarli. In particolare, giungeva una richiesta di aiuto al numero di emergenza, da parte della ragazza la quale riferiva all’agente della sala operativa del Commissariato di essere inseguita da più auto e un motociclo. La zona indicata era la periferia nord della città e, immediatamente, le pattuglie si recavano nelle vie indicate all’operatore di Polizia e lì intercettavano i veicoli coinvolti.
Le fasi concitate dell’inseguimento duravano oltre cinque minuti, come veniva ricostruito anche dalla visione di un video che la ragazza registrava durante i concitati momenti. In base alla ricostruzione dei fatti, tutto sembrava aver avuto inizio a causa di una mancata precedenza su strada per cui, uno degli indagati, “offeso dal gesto” si dava all’inseguimento dell’auto della vittima, tentando più volte di bloccargli la strada; ad un certo punto riusciva nell’intento e il giovane alla guida della vettura che inseguiva scendeva dall’auto e si avvicinava minaccioso alla vittima, la quale però, riusciva, con una manovra repentina, a darsi ancora una volta alla fuga. In seguito, sia le due auto sia il motorino che si erano messi alla “caccia” dell’auto della vittima, tentavano ancora più volte di chiudere, come in una morsa, i due giovani e si susseguivano diversi tentativi di bloccare la coppia di fidanzati; più volte, infatti, durante le fasi dell’inseguimento, almeno sei da quanto si vede nel video, riuscivano a tamponare l’auto per costringerla a fermarsi, ma ogni volta la vittima riusciva a trovare una via di fuga. L’inseguimento veniva interrotto solamente grazie all’intervento della pattuglia della Polizia che intercettava i richiedenti, i quali finalmente, sentendosi al sicuro, arrestavano la loro corsa. Contemporaneamente, l’altra volante riusciva a fermare e identificare alcuni degli inseguitori. In particolar modo quelli a bordo di una delle due auto; dalla visione del video poi si riuscivano ad individuare altri tre dei partecipanti all’inseguimento, i conducenti delle due autovetture e del motociclo, per un totale di sette persone. Gli accertamenti successivi permettevano di identificare i tre conducenti, tutti del 2003, alcuni dei quali gravati da precedenti penali, che sono stati denunciati per violenza privata aggravata dalla partecipazione di più di cinque persone.