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Cronaca

Provvedimento per atti persecutori ai danni della ex compagna

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Ragusa – La Polizia di Stato ha eseguito la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai suoi familiari nei confronti di un quarantunenne ragusano resosi responsabile di atti persecutori ai danni della ex compagna.

La misura cautelare, disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ragusa, su richiesta del P.M. titolare delle indagini, è scaturita a seguito della denuncia presentata in Questura dalla donna.

La vittima, ormai esausta e impaurita, dapprima si rivolgeva a personale di un centro antiviolenza di Ragusa ai cui operatori riferiva di sentirsi in pericolo in quanto il suo ex compagno era solito porre in atto condotte violente verbali sia nei suoi confronti che in quelli dei suoi due figli, avuti da una precedente relazione. A suo dire l’uomo la pedinava e controllava i suoi spostamenti e i suoi contatti tanto da isolarla oltre che dagli amici anche dalla famiglia di origine. 

La donna, successivamente, per timore di ulteriori ripercussioni ma anche e soprattutto per il fatto che l’uomo controllava ogni suo spostamento, interrompeva i contatti con il centro antiviolenza e soltanto dopo diversi mesi riusciva a chiedere nuovamente aiuto e a presentarsi in Questura per sporgere denuncia. 

In Questura veniva accolta dal personale della Squadra Mobile, specializzato nell’ascolto delle persone vittima di violenza e nella circostanza riferiva di avere intrapreso qualche anno fa una relazione con un uomo e di averla interrotta a causa dei suoi incessanti e ripetuti atteggiamenti possessivi che l’avevano costretta ad allontanarsi dalla cerchia familiare ed amicale.

L’uomo pretendeva che la donna uscisse solo con lui nel tempo libero e, quando invece rimaneva a casa da sola con i suoi figli, pretendeva che la stessa rispondesse ai suoi continui messaggi che, se non corrisposti immediatamente, provocano urla da parte dell’uomo al suo rientro. 

La violenza, soltanto di natura psicologica, era divenuta più incisiva nel corso degli ultimi mesi della loro convivenza in quanto l’uomo, approfittando dell’utilizzo dell’autovettura della vittima, aveva preso il controllo di ogni suo movimento, accompagnandola nei posti ove la stessa doveva recarsi e attendendo in auto che finisse i suoi impegni. 

La donna, era stata costretta a disinstallare l’applicazione WhatsApp al fine di impedire al suo ex compagno di controllarne gli accessi e a bloccare anche le sue chiamate che erano diventate sempre più continue.

Le dichiarazioni della donna hanno evidenziato un comportamento ossessivo dell’uomo che, dopo la separazione, iniziava a pedinarla, tanto da costringerla a chiedere l’intervento del padre per recarsi sul posto di lavoro o per accompagnare i figli a scuola. 

Per gli investigatori non è stato facile ricostruire circa quattro anni di violenza psicologica, fatta di insulti, pedinamenti, controlli incessanti e ossessivi, messaggi insistenti anche via e-mail. Mai una violenza fisica, soltanto condotte inquietanti e vessatorie, incuranti della libertà personale e della tranquillità della donna e dei suoi congiunti.

Elementi, però, che sono stati pienamente condivisi dal Giudice per le Indagini Preliminari che ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza a carico dell’uomo che ha posto in essere nei confronti della vittima, alla quale è stato legato da un rapporto sentimentale, atteggiamenti molesti e ossessivi tanto da indurre nella stessa un perdurante e grave stato di ansia e di paura e a modificare il proprio modus vivendi.

Il provvedimento eseguito ha permesso quindi di interrompere una probabile reiterazione delle condotte violente e persecutorie e l’applicazione del dispositivo elettronico di controllo ha permesso sin da subito di controllare gli spostamenti dell’uomo e di tutelare la donna da ogni suo probabile avvicinamento.

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Cronaca

Nella commissione c’erano politici: il Tar annulla il concorso dell’Asp di Agrigento

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Nel 2022 l’Asp di Agrigento ha bandito un concorso pubblico per la copertura a tempo indeterminato di diversi posti vacanti nell’ambito di distinti profili professionali, tra cui n. 7 posti di Tecnico Sanitario di Radiologia Medica, cat. D.

All’esito della prima prova scritta relativa al suddetto concorso, l’ASP di Agrigento rendeva pubblico l’elenco dei candidati non ammessi alle successive prove.

A fronte di ciò, alcuni dei candidati risultati non idonei alla prova scritta, con il patrocinio degli Avv.ti Girolamo Rubino, Giuseppe Impiduglia e Giuseppe Gatto, hanno proposto un ricorso volto ad ottenere l’annullamento, previa sospensione, di tutti gli atti posti in essere dalla Commissione di concorso. Con il ricorso, gli avv.ti Rubino Impiduglia e Gatto hanno rilevato come, nel caso di specie, un Commissario – il dott. Nobile –  prima di essere nominato quale componente della Commissione esaminatrice, era stato eletto Consigliere Comunale di Ravanusa; ed ancora hanno dedotto che il Presidente della Commissione  – Dott. Trigona – successivamente a tale nomina era stato nominato Assessore nel Comune di Licata.   

Gli avv.ti Rubino, Impiduglia e Gatto hanno rilevato come, nel caso di specie, tali soggetti non avrebbero potuto svolgere, contemporaneamente, entrambe le predette funzioni, ovvero quella di commissari d’esame e di politici, sicchè, avrebbe dovuto considerarsi palese l’illegittimità della composizione della Commissione esaminatrice e, conseguentemente, si sarebbero dovuti ritenere manifestatamente illegittimi tutti gli atti posti in essere dalla stessa. 

Con ordinanza del 06.09.2024, condividendo le tesi difensive sostenute dagli Avv.ti Rubino, Impiduglia e Gatto, il TAR ha sospeso gli atti della proceduraCon successiva sentenza del 1° luglio 2025, il TAR ha annullato gli atti del sopra citato concorso, rilevando che i ruoli “politici ricoperti da due dei tre commissari della procedura selettiva di cui si discute non consentono di escludere che la titolarità della loro carica politica, svolta in costanza dello svolgimento del concorso, possa aver interferito con il regolare svolgimento della procedura, pregiudicando le garanzie di imparzialità necessarie a garantire il rispetto della par condicio tra i partecipanti, considerato anche il ristretto numero dei commissari e il limitato ambito territoriale dell’ASP di Agrigento”. 

Tenuto conto della possibile sussistenza di profili di danno erariale a seguito dell’annullamento della suddetta procedura (e sua successiva riedizione), il TAR ha disposto la trasmissione della sentenza alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Palermo. Inoltre, il TAR ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento per le opportune valutazioniInfine, il TAR ha condannato Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento al pagamento delle spese di N. 00991/2024 che liquida complessivamente in curo 3.000 (tremila/00), oltre accessori di legge e restituzione del contributo unificato.

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Sorveglianza speciale a Genova per affiliato a Cosa Nostra nissena

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La Direzione Investigativa Antimafia di Genova ha eseguito un decreto di applicazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni nei confronti di un soggetto già condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Genova – Sezione Misure di Prevenzione – su proposta della Procura Distrettuale e della Dia, con la collaborazione della Divisione Anticrimine della Questura.

L’uomo, attualmente agli arresti domiciliari, è considerato ancora oggi socialmente pericoloso. Sottoposto in passato anche alla confisca dei beni, vanta un lungo curriculum giudiziario a partire dagli anni ’90. Tra le condanne figurano il favoreggiamento continuato della prostituzione (1999) e, soprattutto, una pesante sentenza emessa nel 2004 per associazione mafiosa, riconducibile alla sua affiliazione alla cosca guidata da Salvatore Fiandaca, legata al boss Giuseppe “Piddu” Madonia, figura apicale di Cosa Nostra nella provincia di Caltanissetta.

Secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe diretto una “decina” mafiosa nel capoluogo ligure, occupandosi di attività illecite come il gioco clandestino del lotto e del totocalcio, assieme ad altri affiliati originari della Sicilia.

A conferma della sua pericolosità, la Dia ricorda anche la recente condanna definitiva del marzo 2025 per reati commessi tra il 2012 e il 2017, tra cui interposizione fittizia di beni, favoreggiamento e falsità ideologica.

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Cronaca

Scontro con un’auto, parrucchiera gelese muore nel Ravennate

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Gela piange la scomparsa della parrucchiera Valentina Farruggia, vittima venerdì scorso di un incidente stradale che si è verificato lungo la strada che collega Lugo a Fusignano, nel Ravennate. 

Valentina era in sella allo scooter T-Max condotto dal marito, quando si è registrato lo scontro con una Chevrolet Spark guidata da una donna di 45 anni. Trasportata al trauma center dell’ospedale ‘Bufalini’ di Cesena per la quarantaduenne gelese, che risiedeva a Fusignano,non c’è stato nulla da fare. I funerali si terranno oggi alle 16. 

foto Il Resto del Carlino

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