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Cronaca

Torture e sevizie sadiche, branco in manette a Licata

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Sono pesantissime le accuse alle quali devono rispondere tre licatesi, arrestati dai Carabinieri e reclusi nel carcere di Agrigento. Il terzetto (Antonio Casaccio, 26 anni; Gianluca Sortino, 23 anni e Angelo Marco Sortino, 36) è accusato di tortura, sequestro di persona, minacce, violenze e sevizie sadiche ai danni di malcapitati.  I fatti si sono svolti a Licata e sono stati ripresi con i cellulari in alcuni video che condivisi su diverse piattaforme di social network hanno consentito agli inquirenti di avviare le indagini attribuendo precise e puntuali responsabilità ai singoli appartenenti al branco che si divertiva a colpire e vessare soggetti deboli e di minorata difesa. Come emerge anche dai video, si denota – sottolineano gli inquirenti – una cattiveria ingiustificata ed una cultura senza dubbio sbagliata di considerare l’ altro meno forte, uno scarto da colpire e da ridicolizzare fino al punto di divenire oggetto di comportamenti disumani e degradanti al solo fine di ottenere qualche like in più. I provvedimenti di fermo, decisi dalla procura di Agrigento, sono stati accompagnati da diverse perquisizioni finalizzate a proseguire le indagini per risalire all’identificazione dell’intero gruppo e all’acquisizione di ulteriori elementi probatori. E’ stato appurato che una delle vittime, in pieno giorno ed in pieno centro, è stato deriso, legato con del nastro adesivo e lasciato sul marciapiedi nell’indifferenza collettiva. Le vittime puntualmente venivano minacciate a rimanere in silenzio e a non rivolgersi alle Forze dell’ordine.

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Cronaca

Condanna definitiva, niscemese in carcere

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Un niscemese di 40 anni, è stato arrestato dalla Polizia in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Gela – Ufficio Esecuzioni Penali, per i reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di arma clandestina.

L’uomo, condannato dal Tribunale di Gela con sentenza definitiva, è stato condotto al carcere di contrada Balate, dove dovrà scontare la pena di 4 anni e 2 mesi di reclusione.

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Cronaca

Sequestrate 24 tonnellate di ‘nocciolino’ per riscaldamento

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Enna – I Finanzieri del Comando Provinciale di Enna hanno sottoposto a sequestro circa 24 tonnellate di “nocciolino”, una biomassa legnosa del tutto simile al pellet, sottoprodotto di scarto ottenuto dalla lavorazione delle olive e comunemente impiegato come combustibile anche nelle stufe per il riscaldamento delle abitazioni.

Le irregolarità sono state scoperte durante una serie di controlli avviati dai militari del Gruppo di Enna nel settore dei biocombustibili, ed in particolare del pellet da riscaldamento, soggetti a precise regole destinate a garantire la qualità della filiera produttiva e la conformità ambientale del prodotto, in modo da escludere la presenza di sostanze potenzialmente pericolose per la salute dei cittadini.

Il “nocciolino” irregolare era in vendita al pubblico presso tre esercizi commerciali della provincia ennese, confezionato in sacchi da 25 chilogrammi privi dell’etichettatura contenente il peso, la classificazione, le caratteristiche qualitative e i dati di tracciabilità del prodotto, il relativo marchio e le indicazioni per risalire al produttore, come prevede – a garanzia dei consumatori – il Codice del Consumo.

Oltre al sequestro amministrativo della merce, del valore complessivo di circa 60 mila euro, i rivenditori sono stati verbalizzati per l’applicazione, a cura della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, delle relative sanzioni pecuniarie, per un importo fino a 25 mila euro per ciascuna violazione.

Nel corso dei controlli, inoltre, sono stati individuati anche due commercianti ambulanti di pellet, i quali, pur vendendo prodotti recanti l’etichettatura prevista a garanzia dei consumatori, non sono risultati in regola con la normativa fiscale, non avendo installato il registratore telematico per la memorizzazione dei corrispettivi incassati dalle vendite. Per i due trasgressori è così scattata la sanzione amministrativa da 1.000 a 4.000 euro.

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Cronaca

Sgominata banda dedita al traffico di droga a Mussomeli e nel Vallone: 15 arresti

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I Carabinieri del Comando Provinciale di Caltanissetta, nelle Province di Caltanissetta, Agrigento e Catania, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa nel corso delle indagini preliminari dal Gip di Caltanissetta su richiesta della locale Dda, nei confronti di 15 persone (14 in carcere e 1 agli arresti domiciliari), indagati a vario titolo per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Le indagini hanno evidenziato la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza su un gruppo delinquenziale, professionalmente ed abitualmente dedito alla perpetrazione di reati in materia di sostanze stupefacenti.

Gli indagati, attraverso il continuo approvvigionamento garantito da canali di rifornimento individuati nelle province di Catania e Agrigento, avrebbero gestito una rilevante attività di spaccio di sostanze stupefacenti, vendendo cocaina (ma anche marijuana e hashish) ad assuntori e spacciatori nel territorio di Mussomeli e nelle località limitrofe.
In particolare sono emersi gravi indizi circa la stabilità e la permanenza del rapporto fra i partecipanti, presuntivamente evidenziate dallo svolgimento costante di una intensa attività di spaccio, idonea al soddisfacimento delle esigenze di un numero indefinito di consumatori e spacciatori nei territori di Mussomeli, Campofranco, Sutera, Acquaviva Platani, Villalba e in zone dell’agrigentino, attività che sarebbe proseguita ininterrottamente nel periodo di osservazione (da ottobre 2019 a giugno 2020) nonostante le limitazioni alla libertà di movimento dovute all’emergenza sanitaria per la pandemia, le preoccupazioni derivanti dai controlli di polizia svolti nei confronti di clienti e complici, e in qualche occasione, le difficoltà di rifornirsi di stupefacente per la momentanea mancanza di liquidità.
L’attività illecita sarebbe iniziata cinque anni prima delle indagini (per ammissione di uno degli indagati), e con una proiezione futura a tempo indeterminato, come desumibile dalle aspettative dei soggetti coinvolti di poter fare, nell’ambito della propria attività illecita, il salto di qualità, in termini di volume d’affari, grazie alla collaborazione con un fornitore catanese.
Con riferimento alla distribuzione di compiti, gli esiti delle investigazioni hanno evidenziato gravi indizi circa l’organizzazione della presunta associazione, secondo una struttura gerarchica con al vertice un soggetto di Mussomeli. Il capo avrebbe finanziato gli approvvigionamenti di sostanza stupefacente, gestito in prime persona l’attività illecita e organizzato il lavoro dei complici.

I clienti utilizzavano un frasario in codice indicando non il numero delle dosi che intendeva comprare ma, fittiziamente, il numero delle persone con cui egli si sarebbe accompagnato, o usavano riferimenti ad attività o beni leciti.
Nel corso delle indagini, quale attività di riscontro, era stata arrestata in flagranza di reato una persona e sequestrati 130 grammi di cocaina e quasi 2 chili di marijuana.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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