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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

La grave crisi finanziaria del Comune e il ruolo della politica

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Dal dott. Enzo Cirignotta (già consigliere comunale) riceviamo e pubblichiamo

La relazione del CoIlegio dei Revisori dei Conti al Rendiconto 2021, apre scenari preoccupanti sulla situazione finanziaria dell’ente. Le criticità rilevate che interessano trasversalmente tutte le ripartizioni comunali, il disavanzo monstre di 118 milioni di euro, il blocco della spesa, i rilievi avanzati su una gestione finanziaria non rispettosa dei dettami di legge, sono tutti fattori che impongono delle riflessioni sull’immediato futuro della nostra città.
Se si riuscirà ad evitare il dissesto finanziario, la futura amministrazione comunale dovrà in ogni caso fare i conti con un piano di riequilibrio finanziario pluriennale (PRFP) che ineluttabilmente peserà sull’agibilta’ dell’Ente. Aumento del carico fiscale e riduzione dei servizi saranno inevitabili.
Il risanamento finanziario sarà un percorso lungo, difficile, tortuoso e pieno di insidie. Ecco che allora la politica avrà un ruolo fondamentale nella conduzione equilibrata e condivisa della cosa pubblica.
Le difficoltà dell’attuale esperienza di governo, sono il frutto di scelte politiche errate, dove nel 2019 qualcuno ha pensato solo ed esclusivamente a vincere, mettendo tutti dentro per costruire una finta e variegata coalizione che con il passare dei mesi si è sciolta come neve al sole, determinando l’ingovernabilità.
Bisogna capire che il problema non è vincere la competizione elettorale, ma amministrare.
“Vincere e Governare bene”, questo deve essere l’obiettivo.
Per garantire stabilità, le forze politiche in vista del prossimo appuntamento elettorale del 2024, dovranno lavorare alla formazione di coalizioni coese, alleanze tra forze di governo quanto più omogenee, che guardino solo ed esclusivamente alla risoluzione dei problemi della comunità, avendo cura di isolare soggetti e movimenti politici divisivi. Solo una coalizione unita, pragmatica e legittimata dal
consenso popolare può assicurare il buon governo della città.
Per affrontare la difficilissima sfida del risanamento finanziario, della realizzazione di infrastrutture vitali, per fermare l’emorragia di posti di lavoro, l’emigrazione di tantissimi giovani che lasciano la città natale per altre mete, per migliorare la vivibilità, per invertire la rotta di una città che arretra sempre di più, sarà necessaria una compagine politica cha operi in fortissima sinergia con il governo regionale e nazionale.
La giunta municipale che uscirà dalle prossime elezioni amministrative dovrà coniugare competenza, esperienza e freschezza, essere fortemente collegata ad una maggioranza consiliare stabile e coesa, evitando di commettere gli errori del passato, con l’impegno pubblico del sindaco di governare la città per 10 anni.
L’approssimazione, la presunzione, l’arroganza, la sindrome dell’autosufficienza portano all’isolamento politico ed al fallimento del progetto amministrativo.
Il governo locale di una realtà complessa e difficile necessita di una maggioranza solida ed affiatata nell’assise civica.
Amministrare in armonia con il Consiglio Comunale per dare slancio all’azione di governo.
Costruire una squadra che con umiltà ed abnegazione aggredisca le emergenze della nostra comunità, riaffermi il primato della politica sulla burocrazia, sappia parlare il linguaggio della verità, anche quando si tratta di verità scomode che possano cozzare con gli umori dei cittadini.
Chiudo con un invito a tutte le forze politiche che si cimenteranno nella prossima campagna elettorale: agire seguendo una citazione di Seneca, attualissima ed oggetto della prova di maturità classica: “Chi è saggio non segue il volgo”.

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In ricordo di Paolo Borsellino

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Dal commissario del Pli Gianni Incardona riceviamo e pubblichiamo:

Oggi 19 luglio 2025, in occasione del 33esimo anniversario  della strage di via D’Amelio in cui fu trucidato il Magistrato Paolo Borsellino e cinque Uomini della sua scorta, il segretario nazionale del PLI Geom Grazio Trufolo, il commissario cittadino Dott. Gianni incardona, il direttivo e tanti tra amici e simpatizzanti del PLI di Gela, commemorano con deferenza e commozione un Uomo e un Magistrato,Paolo Emanuele Borsellino, diventato da qualche mese Capo della procura della Repubblica a Marsala, in cui il CSM l’aveva preferito a un magistrato più anziano di età ” per la sua particolarissima competenza professionale nel settore della delinquenza organizzata in generale  e di quella di stampo mafioso in particolare”. Si ricorda ai più giovani che passò dodici anni all’ufficio istruzione di Palermo con Falcone uomo di punta del pool costituito da Antonino Caponnetto, con Falcone estensore dell’ordinanza istruttoria del primo maxi-processo a cosa nostra.E così un mese dopo la strage di  Capaci e ventitre’ giorni prima del proprio assassinio, il Giudice Borsellino disse in pubblico ” Giovanni ha cominciato a morire tanto tempo fa. Questo paese, lo Stato, la magistratura che forse ha più colpe di ogni altro,cominciarono a farlo morire  nel gennaio 1988 quando gli fu negata la guida dell’ufficio istruzione di Palermo. Anzi, forse cominciò a morire l’anno prima: quando Sciascia sul Corriere bollo’ me e l’amico Leoluca Orlando come professionisti dell’antimafia”.

Occorre dire che le stragi di Capaci e via D’Amelio sono gli eventi più funesti della prima Repubblica alla pari della strage di di Portella della Ginestra e del delitto Moro e in ogni caso hanno segnato un momento di rivolta collettiva  e una crescita duratura  della coscienza antimafia in Sicilia e in tutto il Paese.  

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Cafà:”basta con i comunicati polemici, lavoriamo insieme per il bene collettivo”

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Dall’avv.Paolo Cafà riceviamo e pubblichiamo:

Tutti i cittadini di Gela, politici o apolitici, di destra, di centro o di sinistra, sono fortemente preoccupati del destino della sanità gelese che rischia di subire un ulteriore depotenziamento e la perdita di 16 posti letto. La nostra città non merita una sanità così deficitaria, anzi, essendo riconosciuta come territorio ad alto rischio ambientale e industriale, merita più di quanto il presidio sanitario offra attualmente. Negli anni la nostra comunità è stata falcidiata da 9 mila morti per neoplasie e malattie cardiocircolatorie nel periodo che va dal 2006 al 2013, come verificato dall’Istituto Superiore della Sanità. Un aumento di patologie nefaste rispetto alla media nazionale di oltre il 60%. Ancora oggi molti bambini nascono con malformazioni urogenitali. Il quadro è preoccupante. In un contesto simile, sulla base di studi epidemiologici, a Gela dovrebbe esserci un presidio ospedaliero importante in grado di potere rispondere alle esigenze dei cittadini, costretti invece a fare i viaggi della speranza lontano dal luogo in cui sono nati e si sono ammalati. Il Sindaco Terenziano Di Stefano, il Consiglio Comunale, le organizzazioni e associazioni categoriali sanitarie, i sindacati stanno portando avanti una vertenza importante e decisiva per salvare la sanità a Gela e potenziarla, chiedendo alla Regione Siciliana, attraverso le sue istituzioni, di non tagliare alcun posto letto dei 16 previsti nel Piano Sanitario Regionale e di applicare la pianta organica del 2019. In questi giorni è stato predisposto un tavolo permanente di politici, di cittadini, di sindacalisti che sta lavorando nell’unità per scongiurare i tagli e il depotenziamento. Il Sindaco, l’amministrazione, il Consiglio Comunale, la Deputazione Regionale e Nazionale sono forti di un mandato collettivo conferito da tutta la città, in forza del quale la regione si deve fare carico delle rivendicazioni legittime del territorio in materia sanitaria, che sono state partecipate formalmente ed informalmente alle istituzioni regionali.

Questa comune causa non è politica, non è di appartenenza, non è elettorale, non è pubblicitaria, ma è una battaglia legittima di civiltà per salvaguardare la salute di tutti. In questi giorni ed in queste ore, mancando poco tempo alla convocazione della Commissione Regionale Sanità, il cui parere è vincolante per decidere sulla rete sanitaria gelese, non possiamo permetterci tra i vari attori istituzionali divisioni e fraintendimenti, bensì unità tra tutte le forze politiche, a tutti i livelli, tra i rappresentanti delle istituzioni sindacali e categoriali, perché l’obiettivo è il bene assoluto della salute dei cittadini, i quali non ci capirebbero se si andasse divisi ed isolati nel confronto regionale. Allora diventa indispensabile ed utile sopire le polemiche che depotenziano la credibilità di una legittima rivendicazione della comunità gelese, con grave danno ai gelesi. È prioritario chiarirsi tra politici di diversa appartenenza per andare uniti a Palermo e sostenere una giusta causa, quella della dignità e della salute. Basta con i comunicati polemici e lavoriamo assieme per il bene collettivo.

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A proposito del 30%

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Dallo psichiatra Franco Lauria, riceviamo e pubblichiamo

Io non ne farei una questione di partiti politici.Se al posto della Meloni oggi ci fosse la Schlein sarebbe la stessa cosa.Il problema vero, quello della dipendenza dell’Italia dagli Stati Uniti, ha radici lontane.L’arrivo di Garibaldi, inviato dagli inglesi per allargare il mercato capitalista e per annettersi il Mediterraneo, facendo passare le loro navi attraverso lo stretto di Gibilterra e il canale di Suez che stavano per aprire. Evitando così di circumnavigare l’Africa e arrivare quindi in India e in Cina più velocemente, alias meno spese. I Borbone, terza potenza mondiale, furono sacrificati per questo motivo e il loro regno cioè noi meridionali consegnati agli squattrinati piemontesi che si papparono tutto quello che poterono papparsi con le buone e le cattive, alias arresti, stragi, incendi, fucilazione di massa, stupri, tasse, leva obbligatoria. Se tutti sanno cosa hanno combinato gli inglesi a danno degli indiani d’America anche per via dei films di seconda generazione post-John Wayne, pochissimi invece sanno il vero motivo dell’arrivo di Garibaldi, cosa successe durante e dopo. Il brigantaggio fra il 1860 ed il 1870, alias le lotte partigiane, fu la prima vera Resistenza al nemico piemontese da parte dei siciliani e degli ex soldati Borbone. Dopo, sconfitti, ai siciliani ormai ridotti alla fame, non rimase altro che espatriare in America per contribuire ad arricchire ulteriormente gli americani che stavano completando la rete ferroviaria che li avrebbe portati verso il West, avendo già sterminato i legittimi proprietari, cioè i nativi americani.

Lo sbarco anglo-americano in Sicilia nel 1943.Non fu un atto d’amore e di generosità verso l’Italia, ma una sostituzione di occupanti, dai nazifascisti agli anglo-americani, i quali appunto già 80 anni prima avevano fatto il loro trionfale ingresso distruggendo i Borbone ed impadronendosi del Mar Mediterraneo..I piemontesi si allargarono di suo e fecero il resto, cioè la ridistribuzione della ricchezza da Sud a Nord. Cosa che gli inglesi non diressero, ma su cui chiusero un occhio. Poi i piemontesi riscrissero la Storia, da vincitori. Mandarono gli insegnanti, gli amministrativi, i docenti universitari affinché l’occupazione fosse totale, non solo militare, ma ideologica. Il patriottismo fu usato a questo scopo, dopo i fucili e i cannoni. Ma torniamo al 1943, anno in cui l’Italia intera questa volta cade sotto gli anglo-americani. Firmato l’armistizio l’Italia diventa una colonia e riceve subito dopo un pacchetto di finanziamenti, il piano Marshall, a scopo di sussistenza, che va a finire naturalmente al 90% al Nord, cioè Piemonte, vedi la Fiat, Lombardia, poi man mano verso il centro Italia. In Sicilia praticamente zero. Quindi il Nord Italia, dopo la conquista del Sud, 1860, e il trasferimento delle ricchezze dal Sud al Nord, si arricchisce ulteriormente con i soldi del piano Marshall, 1.200 milioni di dollari, 1947. La divisione della ricchezza e dello sviluppo fra Nord e Sud nasce in questo modo e continua tuttora. Se l’Italia è colonia Anglo-americana, la Sicilia è doppiamente colonia. È anche colonia piemontese. Ma è con il cinema di Hollywood , con la musica rock, con la radio e la TV che l’impero americano consolida la conquista culturale e domina indisturbata l’Italia intera. Il completamento finale avviene nel 1968 con l’arrivo del consumismo edonista e individualista che segna il passaggio da una fase arretrata dello sviluppo capitalista, la fase del controllo del corpo con il No, ad una fase più progredita, la fase del controllo delle menti attraverso il Si. E siamo ai nostri giorni. Tutti i partiti italiani sono filoamericani e filo inglesi se non per amore almeno per forza. Non c’è qui una destra e una sinistra. Anzi la sinistra è più filo americana della destra poiché ha assorbito la cultura post capitalista del consumismo edonista e individualista più della destra. Almeno la destra cerca di conservare valori, usi, costumi, lingua, religione, che invece la sinistra ha rinnegato totalmente appiattendosi sull’individualismo postmoderno che è ateo, amorale, edonista, narciso. Cosa farebbe oggi la Schlein se fosse al posto della Meloni? Nulla. La stessa cosa o peggio.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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