Nomi importanti e spettacoli di prestigio. Queste sono le caratteristiche della stagione teatrale al Teatro Eschilo di Gela che inizia il 26 novembre con il lavoro di Luigi Pirandello Liola’ con Tuccio Musumeci. E poi Paola Turco, il balletto del Lago dei Cigni e tanto altro.
Ci dice tutto il direttore artistico Franco Longo:
E poi c’e il teatro dei più piccoli
Domani di scena Pinocchio.
Ecco le schede degli spettacoli_
Liolà con Mario Incudine, Moni Ovadia, Tuccio Musumeci
Regia: Moni Ovadia, Mario Incudine
Autore: Mario Incudine, MoniOvadia, Paride Benassai, Luigi Pirandello
Liolà rappresenta la vita, il canto, la poesia, il futile ancorché necessario piacere. Lui è l’amore e la morte, il sole e la luna, il canto e il silenzio, il sangue e la ferita, incarna in sé il Don Giovanni di Mozart e il Dioniso della mitologia, governato dall’aria che fa ruotare il suo cervello come un “firrialoru”, un mulinello. E’ un uccello di volo che teme la gabbia e volteggia da un amore all’altro senza mai posarsi troppo a lungo sopra un singolo ramo. Volteggia e canta continuamente, mirando tutti dall’alto, abbracciando, baciando, amoreggiando, sì, ma scansando scaltro le trappole della restrizione. Zio Simone, suo contraltare dai toni grotteschi e tragicomici, personaggio cinico e senza scrupoli attorno al quale ruota tutta la vicenda dei figli delle due protagoniste Tuzza e Mita, tratteggia invece la figura dell’uomo pavido e viscido che pur di avere un figlio, un erede a cui lasciare “la roba”, è disposto a qualsiasi compromesso.
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Mi amerò lo stesso con Paola Turci di Paola Turci e Alessandra Scotti regia di Paolo Civati produzione Stefano Francioni Produzioni e Friends and Partners
Mi amerò lo stesso è un monologo che a volte vorrebbe essere un dialogo. Paola Turci si racconta, ma certe volte non è più lei a parlare, bensì qualche personaggio che ha incontrato nel corso della sua vita, a cui lei presta solo la voce, a volte ci mostra il punto di vista di sua mamma, personaggio che torna in ogni momento importante, a volte sono protagonisti di un solo momento. Un monologo sincero e divertente in cui alla realtà si mischiano i sogni e nei sogni entra la vita. Il racconto della vita di una donna in cui è facile identificarsi: i suoi desideri, le sue debolezze, i ricordi e le speranze per il futuro. Il tutto legato da alcune canzoni che hanno fatto da colonna sonora a ogni fase della sua esistenza. Paola Turci si mette a nudo e lo fa portando sul palco uno dei più grandi insegnamenti che la vita le ha regalato: qualunque cosa accada… mi amerò lo stesso.
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La prima volta con Paolo Conticini
Paolo Conticini legge, canta e racconta un po’ di sé: la famiglia, gli studi, i suoi primi lavori, poi l’incontro con Christian De Sica che gli dà la possibilità di esprimersi come attore… è solo l’inizio di un percorso artistico in continua evoluzione, ricco di soddisfazioni nel cinema, in tv e in teatro.
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TI RACCONTO UNA STORIA con EDOARDO LEO
Un reading-spettacolo che raccoglie appunti, suggestioni, letture e pensieri che l’attore e regista romano Edoardo Leo ha raccolto dall’inizio della sua carriera ad oggi. Venti anni di appunti, ritagli, ricordi e risate, trasformati in uno spettacolo coinvolgente, che cambia forma e contenuto ogni volta, in base allo spazio e all’occasione.
È uno spettacolo che fa sorridere e riflettere, che racconta spaccati di vita umana unendo parole e musica. Una riflessione su comicità e poesia per spiegare che, in fondo, non sono così lontane. In scena, non solo racconti e monologhi di scrittori celebri (Benni, Calvino, Marquez, Eco, Benni, Piccolo…), ma anche articoli di giornale, aneddoti e testi di giovani autori contemporanei e dello stesso Edoardo Leo.
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CARAVAGGIO il maledetto con Primo Reggiani, Francesca Valtorta, Fabrizio Bordignon
Produzione: Teatro Ghione. Regia di Ferdinando Ceriani
Autore: Ferdinando Ceriani
Caravaggio e quello che probabilmente può essere accaduto. Il fascino delle immagini, dei quadri composti come pronti per prendere vita, l’assoluta concretezza della luce, la forza evocativa dei bui improvvisi, le facce, quelle straordinarie facce impresse da sempre nella memoria. E poi la Roma cinquecentesca ed eterna dove le epoche si sovrappongono e si fondono l’una nell’altra, Trastevere, San Luigi dei Francesi, i luoghi deputati che hanno segnato l’arte creativa del pittore, le ombre dei ricordi e gli incubi, l’amore e la morte che lo hanno perseguitato.
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IL LAGO DEI CIGNI
Coreografo : Luigi Martelletta
Luigi Martelletta inizia gli studi a soli sei anni alla scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma, a 17 anni si diploma e a 21 anni già diventa il primo ballerino.
Da allora ha danzato tutti i ruoli del repertorio classico alternando le sue recite con artisti quali: Rudolf Nureyev, MikailBaryshnikov, Roberto Bolle. Ha lavoratonella sua carriera con Roland Petit (Ballet National de Marseille), Maurice Bejart (Ballet du XXe Siècle), Oscar Araiz (Grand Theatre de Genève), Alberto Alonso (Ballet Nacional de Cuba), Ben Stevenson (Houston Ballet).
Attualmente ha fondato una sua compagnia, “Almatanz” con la quale viene invitato ad esibirsi nei più prestigiosi teatri italiani ed europei.
Perché non canti più
Cecilia Syria Cipressi
Concerto spettacolo per Gabriella Ferri
ideato da Pino Strabioli e Cecilia Syria Cipressi direzione musicale Davide Ferrario e Massimo Germini con la supervisione di Seva, figlia di Gabriella
Il teatro Vittoria presenta il primo di una serie di eventi speciali, che uniscono il teatro alla musica. Un concerto spettacolo dedicato alla figura di una delle protagoniste indiscusse dell’ultimo secolo, la grande cantante Gabriella Ferri, originaria del quartiere Testaccio e che calcò il palcoscenico del Teatro. Ideato da Pino Strabioli ed interpretato sul palcoscenico da Syria, con la supervisione di Seva, il figlio di Gabriella.
Da una valigia rossa è nato un libro-album dove ho raccolto scritti,disegni, appunti,scarabocchi, lettere e pensieri di Gabriella. Quella valigia mi è stata data da suo marito e da suo figlio. In quella valigia ho rovistato per intere notti e interi giorni, accatastati, sparsi, mischiati c’erano e ci sono ancora fogli di carta colorati e in bianco e nero. Ho incontrato Syria in un ristorante di Trastevere e mi ha dichiarato la sua passione per Gabriella. Abbiamo pensato di provare ad aprirla insieme quella valigia per farla diventare suono e voce. Stiamo sparpagliando le note e le canzoni che Gabriella amava di più e le stiamo mischiando ai suoi pensieri. Sarà un cantare recitando o un recitar cantando. Un concerto, un racconto. In molti me l’hanno chiesta in prestito quella valigia rossa,l’ho sempre tenuta stretta. Syria ha nella voce e nel cuore quei pezzetti di Roma che sapranno dove portarla, dove aprirla, dove lasciarla cantare e raccontare.
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TRE – IL NUMERO (IM) PERFETTO
I GEMELLI DI GUIDONIA
Pacifico, Gino ed Eduardo si ripresentano con un inedito show musicale arricchito nei testi e nei contenuti. Li vedrete e sentirete omaggiare i più grandi cantanti della storia della musica italiana ed internazionale, ovviamente con imitazioni e intonazioni incredibilmente perfette, come sempre tutto dal vivo. I Gemelli di Guidonia divertiranno il pubblico con le loro gag, accompagnate da videoproiezioni e, sempre, da tanta musica.
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L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA
CORRADO TEDESCHI
“L’uomo dal fiore in bocca” ritorna in scena grazie all’interpretazione di Corrado Tedeschi, che offre un’interpretazione antiretorica del capolavoro pirandelliano, utilizzando le sue doti di comunicatore in una ‘lezione’ semiseria su Pirandello e la follia, attraverso un gioco che prevede il diretto coinvolgimento degli spettatori. Esterno di caffè (di una stazione) di notte; un pacifico avventore sorseggia una bibita, aspettando il primo treno del mattino. Un altro cliente, gradualmente, inizia a dialogare con lui, dimostrando un’inconsueta capacità di osservazione, in un crescendo che culmina nella confessione del suo male, quell’epitelioma – fiore in bocca – che gli lascia pochi giorni di vita. Una sapientissima miscela di tragico, grottesco e umoristico.
Dal nostro lettore Roberto Loggia, riceviamo e pubblichiamo
“Papa Francesco ci ha lasciati e riteniamo di poter affermare che anche coloro i quali avevano sollevato delle possibili criticità riguardo alla sua elezione e al suo operato si siano alla fine commossi davanti alla patente sofferenza di un uomo al quale va comunque riconosciuta una coerenza, negli anni, davvero eccezionale rispetto alla linea assunta sin da subito nell’esercizio del ministero petrino.Ma oramai questa è storia che forse nei mesi e negli anni a venire meglio comprenderemo.
Oggi invece occorre procedere all’elezione di un nuovo Papa. Oramai ci siamo, è davvero questione di ore!Dovrà quindi tenersi un conclave, cioè un’adunanza di tutti i cardinali aventi diritto al voto (quelli di età inferiore agli ottanta anni), in seno a cui ciascuno esprimerà la sua preferenza ed al termine del quale sarà eletto, appunto, il Papa.Il conclave – com’è noto – è regolato da una serie di norme di diritto canonico e di documenti magisteriali della Chiesa che ne stabiliscono tempistiche e modalità e l’osservanza di tali norme è fondamentale al fine di conferire validità all’elezione stessa e quindi legittimità al Pontefice eletto.Si badi, non si tratta di mere formalità o di tecnicismi di sorta giacché la violazione di tali norme non comporterebbe effetti soltanto giuridici ma –per chi ha fede- altresì una mancanza nei confronti di Dio stesso e della Sua Volontà.
Il diritto canonico è ampiamente considerato, infatti, come un’espressione della volontà di Dio rivelata attraverso le Sacre Scritture e la tradizione della Chiesa e, pertanto, la consapevole e deliberata violazione delle norme che lo costituiscono va senz’altro interpretata come un allontanamento dalla Divina Volontà, oltre che una trasgressione dei principi morali e religiosi che da Essa derivano.Detto più semplicemente qualora nello svolgimento del Conclave non venissero rispettate tutte le norme che lo regolano, quello che verrebbe eletto sarebbe, non soltanto un Papa non validamente eletto sul piano giuridico (cioè un antipapa), ma anche un soggetto scelto per volontà umana ma non divina.Se poi quelle violazioni fossero commesse con inganno e con l’intento deliberato di realizzare un disegno proprio, in opposizione a quello di Dio, potremmo allora affermare che quella volontà –e l’elezione che ne deriverebbe- sarebbe da attribuire, non soltanto all’uomo, ma persino a colui che di Dio è l’oppositore per eccellenza: il diavolo.
Ecco allora che è fondamentale che tutto si svolga nel massimo rispetto delle norme della Chiesa e sotto questo aspetto risulta preoccupante che a poche ore dal conclave, forse non siano state (adeguatamente) affrontate due questioni essenziali sollevate da più parti nei giorni scorsi da autorevoli personalità.La prima (più nota ed importante) afferisce alla validità del precedente conclave del 2013, messa in dubbio da diverse, insigni, personalità -teologi, sacerdoti, giuristi, giornalisti d’inchiesta, etc.- in ragione del fatto che Benedetto XVI avrebbe rinunciato soltanto al munus e non anche al ministerium ed alla conseguente, ritenuta, invalidità del papato di Francesco che avrebbe reso nulle le nomine dei cardinali da lui operate e che richiederebbe, adesso, l’estromissione di questi ultimi dal conclave (degno di nota risulta sul punto risulta il fatto che sulla questione, il 12 aprile scorso, a seguito di formale convocazione, è stato sentito il Dott. Andrea Cionci dai Magistrati della Procura Vaticana).
La seconda, invece, anch’essa di natura giuridica, è tutta nuova ed afferisce all’art. 33 della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, per il quale “Il numero massimo di Cardinali elettori non deve superare i centoventi” (come peraltro prescriveva anche la precedente Costituzione Apostolica “Romano Pontifici Eligendo” del 1975), mentre quelli che oggi avrebbero diritto a votare, al netto dei rinunciatari, sono 133. Vi sarebbe quindi un esubero di 13 cardinali dovuto al fatto che Papa Francesco, nel corso del suo ministero, ha nominato un gran numero di cardinali: 163 di cui, oggi, 108 elettori.Nella stessa Costituzione Apostolica, al successivo art. 35, è però previsto che “Nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto…” e cioè che nessuno dei predetti 133 cardinali (qualora effettivamente tali) possa essere estromesso dall’elezione.Il combinato delle due predette norme (l’art. 35 e l’art. 33), rapportato alla situazione in essere, determina quindi un contrasto di norme che i giuristi sono soliti definire cortocircuito normativo di cui invero si è già occupata la Congregazione dei cardinali, pervenendo però ad una conclusione che, a detta di alcuni, lascia spazio però a qualche incertezza: i prìncipi della Chiesa hanno difatti affermato che Papa Francesco, avendo creato un numero di porporati superiore a 120 avrebbe dispensato dalla disposizione legislativa (dall’art. 33 della UDG) e, pertanto, a norma di altre norme della stessa Costituzione Apostolica, avrebbero, tutti, acquisito diritto di voto.
Rimane però il fatto che la dispensa effettivamente non c’è, né potrebbe sopravvenire adesso che Francesco purtroppo non è più fra noi: darla per implicita pare un po’ avventato, anche sotto il profilo del rispetto delle facoltà di autodeterminazione dello stesso Francesco: chi può esser realmente certo riguardo alla sua (presunta) volontà di voler derogare dalla norma, sia all’epoca delle nomine che, in ottica di fede, anche in punto di morte?E quindi come si fa a ritenerla implicitamente affermata in relazione al numero di cardinali nominati?Le due cose stanno infatti su piani separati e ciò sebbene sia stato evidenziato che il superamento si sarebbe verificato anche negli altri “pontificati” fra cui, a titolo di esempio (è stato citato) quello di Giovanni Paolo II.Ma un conto è il numero complessivo di nomine cardinalizie (che può ben essere superiore a 120) ed un altro, ben diverso, quello dei cardinali che entrano in conclave per eleggere il Papa.
E sotto questo aspetto il numero di 120 pare che non sia stato mai superato, nemmeno per l’elezione, appunto, di Giovanni Paolo II che fu eletto, appunto, da “soli” 111 cardinali elettori. In realtà sussistono alcuni elementi per poter invece ritenere che l’art. 33 della UDG sia una norma che non possa essere disattesa (almeno in regime di sede vacante come quello attuale in cui manca un Pontefice che quale Autorità Suprema vi possa derogare), tanto più che Paolo VI, riferendosi ai cardinali, vi aggiunse persino una clausola con cui ha dichiarato “nulli e invalidi i loro atti, che in qualunque modo tentassero temerariamente di modificare il sistema o il corpo elettorale”.Ci pare quindi di essere in presenza di un problema davvero enorme, forse –lo si osserva con assoluto riguardo – affrontato con una certa leggerezza e rispetto al quale paiono davvero marginali e persino irrilevanti i temi trattati dai media e dalle testate giornalistiche in ordine agli orientamenti prevalenti, alle previsioni di voto ed alla contrapposizione fra progressisti e conservatori.
Di fronte a questa irresolutezza – che peraltro costituisce il punto apicale di un periodo a dir poco controverso nel governo della Chiesa – speriamo e preghiamo sino alla fine affinché coloro i quali ne hanno il potere vogliano far chiarezza sia sulla prima che sulla seconda delle due questioni, e quindi vogliano disporre quegli atti necessari a garantire al popolo di Dio e al mondo intero l’elezione di un vero e legittimo Papa che possa risultare chiaramente ed incontrovertibilmente tale.
Qualche tempo fa ci si era ripromessi di non scrivere più nulla sulla materia ma vista la gravità della situazione che si prospetta ci si è sentiti in dovere di derogare quest’unica volta a tale promessa: qualora non si riuscisse ad eleggere un Papa che sia indubitabilmente tale si rischierebbe non soltanto di non avere un vero Papa (già in base al solo principio per il quale Papa dubius Papa nullus) ma soprattutto di interrompere definitivamente la successione petrina e così, in ottica di fede (ed è soltanto ai credenti che è rivolta quest’ultima affermazione), di anticipare la fine dei tempi”.
Dal nostro lettore Alfio Agró, riceviamo e pubblichiamo.
Anche in questa legislatura non saranno competenza e capacità umana a decidere le sorti della città.
Come ci si può fidare di una giunta comunale composta da assessori che non hanno la minima competenza professionale del settore assegnato a ciascuno di loro?
Per di più assessori nominati senza alcun programma personale e senza obiettivi.Già siamo al terzo assessore al turismo in pochi mesi di governo e si prevedono altri rimpasti al solo scopo di accontentare i più ambiziosi e promuoverne la carriera politica. Vogliono farci credere che s’impegnano per la città e non per i propri interessi.
Per questo, anzi per questi signori, Gela diventerà sempre più povera, disastrata, denigrata e derisa, nonostante la natura l’abbia dotata di immense potenzialità che se questi signori sapessero valorizzate avremmo un’altra Gela, ricca, laboriosa, rispettata, credibile ed affidabile per attrarre finanziamenti pubblici e investimenti privati.
Assessori senza competenza, nessuna programmazione e neanche un piano di sviluppo economico occupazionale e sociale, in una città che non ha lavoro e né sa come promuoverlo, è veramente assurdo! In queste condizioni, come sempre, la nostra Gela sarà costretta a vivere alla giornata, sino al prossimo dissesto finanziario.
Una politica responsabile, che ha competenza professionale, non può assolutamente fare a meno di un serio piano di sviluppo senza una visione di futuro della città, nel breve, medio e lungo termine, nonchè della visione del passato, per non ripetere gli errori commessi. Naturalmente, questo piano dovrà tenere conto dell’alta vocazione turistica del territorio e di come valorizzarne le immense potenzialità, per renderle fruibili e ricavarne ricchezza e lavoro per la città e per i cittadini gelesi.
Incredibili potenzialità che indicano nel settore turistico, culturale e sportivo il volano di una rinascita economica di notevoli proporzioni e per migliaia di posti di lavoro.Di tutto questo, neanche l’ombra! Navighiamo nel buio! Quello che viene ci prendiamo! Assurdo!Ci sono città che non hanno potenziali ricchezze, eppure, le inventano e le creano artificialmente valorizzando i loro cervelli! Che bravi!
Ed assurdo per noi! Gravissimo che i nostri politici non sappiano promuovere il lavoro e preferiscano delegare questo loro dovere costituzionale a Roma ed a Palermo ed anche all’Eni. Cosa potrebbe regalarci, come sviluppo e lavoro, il governo nazionale? Sicuramente conoscendo la nostra fame di royalties ci potrebbe promettere una stupenda centrale nucleare di nuovissima generazione con posti di lavoro e royalties a volontà!
Mentre Palermo potrebbe riproporci il termovalorizzatore (l’Eni, sicuramente, darà massima disponibilità ad accoglierlo a Gela) per ottenere altri posti di lavoro e royalties in abbondanza. Questo è il futuro che ci attende, con certi politici, se non staremo con gli occhi aperti!”
Ogni Chef ha il suo piatto preferito. Il mio cambia di volta in volta assecondando le mie voglie del momento, neanche fossi una donna incinta, e la mia creatività. Il mio piatto preferito del momento è questa splendida pasta mista che vedete in foto. Mettiamoci ai fornelli. Per prima cosa, da bravi cuochi, iniziamo a sbaccellare fave e piselli. In un pentolino avviamo un garbato soffritto di olio evo e cipolla affettata. Quando la cipolla inizia a dorare aggiungiamo i piselli, copriamo a filo con dell’acqua e portiamo a bollore. Saliamo, pepiamo e aggiungiamo il finocchietto selvatico tritato.
Pochi minuti basteranno ad ammorbidire i piselli, a questo punto frulliamo il tutto. In un altro pentolino avremo portato a bollore dell’acqua, tuffiamo per due minuti le fave e blocchiamo la cottura in acqua fredda. Adesso sarà più facile sbucciarle. Condiamo le fave con un filo di olio all’aglio e le mettiamo da parte. Mi piacciono mezze così, ancora mezze crude. Nella stessa acqua delle fave adesso potete aggiungere i baccelli di fave e piselli, e nell’arco di una mezz’oretta avrete un brodo super saporito.
Cuoceremo in questo brodo la nostra pasta mista. Ancora al dente la amalgheremo col macco di piselli al finocchietto e la verseremo in un piatto piano, in modo che potremo condire abbondantemente la superficie. Mettiamo le favette, dei pizzichi corposi di bottarga di muggine grattugiata, dei germogli freschi di pisello ed un giro di olio evo di quello buono. Credo che sia uno dei piatti primaverili più buoni in assoluto. Provare per credere!