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Dall'Italia e dal Mondo

Confimprese Italia: nel 2024 a rischio sfratto per debito 170.000 famiglie

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Roma – Un proverbio arabo recita: “La felicità non è un posto in cui arrivare ma una casa in cui tornare”.

Molte sono le famiglie italiane, e tra queste tante di piccoli imprenditori che, travolti dalla crisi economica, rischiano di non avere più una casa in cui tornare o, quantomeno, la possibilità di mantenere la casa che con tanti sacrifici avevano comprato e nella quale sino ad oggi hanno abitato.

La crisi economica, l’aumento dei costi dei mutui, la difficoltà di realizzare nuovi contratti, o surroghe/sostituzioni, sta creando una difficoltà inimmaginabile a rispettare gli impegni assunti, che porta molti crediti in situazioni di incaglio, di default e poi alla procedura esecutiva, che mette in discussione non solo la proprietà dell’abitazione che con immani sacrifici è stata acquistata, ma perfino la possibilità di continuare ad abitarci.

Da uno studio presentato dall’osservatorio “Salva la Tua Casa” su dati elaborati dalla Nomisma e forniti da QBT – Reviva emerge una situazione da allarme sociale simile a quella che qualche anno fa, causò una serie di suicidi, in special modo tra i piccoli imprenditori.

Non va dimenticato che le microimprese spesso sono ditte individuali, non fallibili per le dimensioni del fatturato e che pertanto sono assimilati alle procedure riservate ai cittadini semplici consumatori.

Secondo lo Studio già citato, il tempo medio tra un default e l’iscrizione della relativa procedura esecutiva è di circa due anni.

I possibili effetti posticipati del caro tassi e del perdurare della crisi dei consumi potrebbero diventare ancora più evidenti nei prossimi mesi.

Tali fattori fanno prevedere per il 2024 un possibile aumento delle aste, con un numero stimato compreso tra 160.000 e 180.000 aste (pari ad un +12% rispetto al 2023).  Per Guido D’Amico, presidente di Confimprese Italia: “Occorre dare fiducia per evitare gesti disperati”. E il vicepresidente vicario Giovanni Felice aggiunge: “E’ importante intervenire come è successo negli Stati Uniti dopo la crisi del 2007 e studiare il modo con cui al proprietario può rimanere la disponibilità dell’immobile anche sotto forma di affitto per poi successivamente ricomprarlo”.

I dati sin qui esaminati sono in larga parte confermati dall’analisi del Centro Studi AstaSy Analytics di NPLs RE_Solutions.

Dal 1° gennaio al 30 giugno 2023 sono finiti all’incanto 59.816 unità immobiliari, il che significa circa 332 immobili al giorno, sabati e domeniche comprese. Il 76,82% di questi, cioè 45.951, è finito in vendita proprio in seguito alle esecuzioni immobiliari. Un altro 20,11% è riferibile ad espropri per procedure concorsuali (soprattutto fallimenti, ma anche concordati preventivi, ristrutturazioni del debito, liquidazioni coatte amministrative e crisi da sovraindebitamento), mentre il restante 3,07% delle unità immobiliari è oggetto di contenzioso civile.

Questo dato dimostra che, sebbene rappresentino un valido strumento di tutela dei cittadini, le procedure di ristrutturazioni del debito non sono sufficienti a garantire al debitore  la proprietà dell’immobile e nemmeno la possibilità di continuare a vivere nella casa di residenza.

Le regioni che registrano un numero maggiore di aste giudiziarie sono relativamente allo stesso periodo: la Lombardia, la Sicilia, il Lazio, la Campania e la Toscana. Da sole, rappresentano il 50% circa delle vendite all’incanto di tutta Italia e contano un numero di aggiudicazioni ben sopra alla media di 2.987 aste giudiziarie:

  • Lombardia: 8.490
  • Sicilia: 7.547
  • Lazio: 5.560
  • Campania: 4.699
  • Toscana: 3.910

Sul portale delle vendite pubbliche del Ministero della Giustizia risultano,alla voce immobili in Italia 315.198 annunci.

In Sicilia gli immobili s0n0 36.318 di cui 2590 in provincia di Palermo.

I costi

Il primo dato da attenzionare è la riduzione del valore degli immobili in asta, che, in media, era del 45% nel periodo 2017 – 2022  (Fonte: elaborazione Nomisma su dati QBT – Reviva) ed è cresciuta come percentuale di perdita sino al  65%  nel 2023.

Non meno importante è l’ incidenza spese su credito da recuperare che è del 24% sul credito vantato  dal 1° creditore ipotecario (Fonte: studio Associazione T.S.E.I.), mentre l’ incidenza spese sul ricavato loro dell’asta è pari al 32% .

Il credito medio recuperato in asta per il creditore di 1° grado è pari al 50% (Fonte: studio Associazione T.S.E.I.) mentre il  credito medio recuperato in asta sul credito totale è pari al 43%.


Il dato definitivo è che il debitore, oltre a perdere la casa, rimane esposto per il 57% del debito totale, con le conseguenze psicologiche che è facile immaginare.

La tragedia non finisce qui. Infatti, il debitore che ha perso la sua casa, per trovarne una dovrà confrontarsi con un mercato degli affitti che ha visto, da gennaio 2016 ad oggi ,, i caconi aumentati del  52%, con la variazione più elevata (+14,6%) che si è registrata tra gennaio 2023 e gennaio 2024.

In queste condizioni è ovvio che aspirare ad un mutuo è solo un esercizio accademico, ma anche se il debitore individuasse chi potrebbe richiederlo in sua vece, dovrebbe confrontarsi con un mercato del credito in fase recessiva delle erogazioni di nuovi mutui che nel 2023, ha avuto una flessione vicina al -30% rispetto al 2022.

Si prevede che nel corso del 2024 si registrerà un ulteriore calo, con l’incognita delle sfavorevoli condizioni dei tassi di interesse anche sulla componente di surroghe e sostituzioni.

Quanto sin qui esposto dimostra come chi versi in condizioni di sovraindebitamento, di default finanziario che in alcuni casi potrebbe essere recuperato, si trovi in condizioni disperate anche dal punto di vista delle condizioni di vita. Perdere la casa significa perdere non solo il luogo dove si abita, ma anche l’ufficializzazione del fallimento non solo come imprenditori ma anche come uomoni. La sola possibilità di  continuare a restare nella propria  abitazione potrebbe ridare la forza di ricostruire un percorso di vita sia umano che imprenditoriale

Dal punto di vista legislativo non si può chiedere una misura che favorisca l’insolvenza a danno dei creditori, ma è indubbio che un intervento straordinario visti gli effetti pesanti della pandemia sulla situazione economica non sarebbe nemmeno deprecabile anche alla luce degli extraprofitti bancari, principali creditori, generati dall’aumento dei tassi.

 È necessario pensare ad iniziative private.

In verità sono diverse le iniziative private denominate “salvacasa” o che comunque intervengono sulla materia in questione, ma i risultati non sono quelli attesi dal debitore e tali da  salvare, forse per la natura esclusivamente privatistica, se non speculativa, i progetti avviati.

Confimprese Italia sta lavorando ad un progetto che avrà due capisaldi:

·       consentire all’indebitato di continuare ad abitare nella sua casa;

·       stipulare un contratto che consenta di riacquistare la casa a favore del soggetto indebitato.

Le trattative con un gruppo di imprenditori sono a buon punto, così come la ricerca dei partner finanziari. 

L’iniziativa è di carattere nazionale ma prenderà l’avvio da Palermo, entro il 15 luglio

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Entra in vigore oggi la “Legge Brambilla” sui reati contro gli animali

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Roma – Entra in vigore oggi la “Legge Brambilla” sui reati contro gli animali, la prima riforma organica del titolo IX bis del Codice penale, attesa da oltre vent’anni. La portata storica del testo è innanzitutto nella sua rivoluzione culturale con un ribaltamento di prospettiva: gli animali diventano finalmente il soggetto giuridico tutelato in via diretta dalla legge, in quanto esseri senzienti, portatori di diritti, e non si tutela più “il sentimento dell’uomo per gli animali”.

E sono esseri senzienti tutelati dalla legge tutti gli animali: d ‘affezione, da reddito, selvatici, esotici, tutti indipendentemente dal fatto che abbiano o non abbiano un proprietario. L’importanza della “legge Brambilla” sta poi nel chiudere finalmente con la stagiome dell’impunitá per chi commette reati a danno degli animali: la normativa innalza tutte le pene (in particolare per l’uccisione e il maltrattamento), introduce anche un sistema di pesanti sanzioni pecuniarie sempre abbinate alla pena detentiva, prevede aggravanti generiche, introduce a livello nazionale il divieto di tenere il cane alla catena e tante altre importanti disposizioni.

Esulta l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente di LEIDAA e dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli Animali e la Tutela dell’Ambiente, autrice del provvedimento: “E’ il traguardo di una vita”.
“Da quattro legislature – afferma la deputata di Nm – porto avanti questa battaglia di civiltà, con tutto il mio impegno in nome di tutti gli indifesi e dei milioni di italiani che amano gli animali.

È stato molto difficile arrivare al risultato in quanto ho avuto grande opposizione dei partiti di minoranza e dei vari soggetti portatori di interessi. Ma avevo promesso giustizia agli ultimi tra gli ultimi, ai tanti animali seviziati e uccisi da mani scellerate. Sono orgogliosa di aver mantenuto la promessa. Oggi la legge Brambilla entra in vigore e produrrà i suoi effetti, deterrente e repressivo. Affidiamo alla magistratura strumenti più efficaci e adeguati per punire i responsabili di fatti particolarmente gravi, reati gravi in sé, per il disvalore etico che manifestano, e perché la violenza contro gli animali spesso anticipa e  prepara quella sulle persone.

Il cane Angelo torturato a morte nel Cosentino, il cane Aron bruciato a Palermo, il gatto Leone scuoiato vivo nel Salernitano, il gatto Green ucciso a botte in Veneto sono solo i casi più eclatanti, quelli che i media riportano o per la loro efferatezza o perché avvenuti sotto gli occhi di tutti e che, d’ora in poi, sarà più facile sanzionare come meritano. Ricordo infine che i reati contro gli animali, vittime mute, sono procedibili d’ufficio, non appena le autorità ne acquisiscano notizia, o perché sorprendono in flagrante chi li commette o in qualsiasi altro modo. Allora bisogna segnalare, segnalare, segnalare.

Grazie alla sensibilità e al civismo degli italiani, questi reati saranno puniti più che nel passato. E grazie alla “legge Brambilla” saranno puniti più severamente. Sono felice ed orgogliosa di aver regalato all’Italia che ama gli animali questa grande vittoria”.

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Vacanze, Conflavoro: “In Sicilia attesi 4,4 milioni di turisti italiani

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“Il Centro Studi Conflavoro stima per l’estate italiana 268 milioni di presenze, in aumento del 2,1% rispetto al 2024 e in linea con i livelli precedenti alla pandemia. La spesa complessiva toccherà quota 71,8 miliardi di euro (+12,3%), spinta da un turismo che cambia volto orientandosi verso maggiore qualità e sostenibilità.

Non è più solo una questione di mare o città d’arte perché si cercano autenticità, esperienze personalizzate, territori da scoprire. I borghi stanno diventando il simbolo di questo nuovo modello: sostenibile, diffuso, integrato nelle comunità locali. È lì che dobbiamo investire”, dichiara Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro.

Secondo l’indagine del Centro Studi di Conflavoro, diretto da Sandro Susini, i turisti italiani saranno 30 milioni (48,4%), mentre 35,5 milioni (51,6%) saranno stranieri, disposti a spendere di più (59,3% dei 71,8 miliardi) complici anche i pernottamenti più lunghi (media di 8,5 notti contro le 7,3 degli italiani).

I 71,8 miliardi di spesa saranno correlati alla propensione verso vacanze premium, con richieste maggiori di camere di categoria superiore (+18,3%), esperienze gastronomiche (+22,7%) e servizi personalizzati come guide e tour privati (+27,5%), ma anche l’aumento generalizzato dei costi avrà la sua rilevanza, in particolare per l’alloggio (+5,8%), la ristorazione (+4,3%) e i trasporti (+6,2).

Secondo Conflavoro, il 72,3% degli italiani rimarrà in Italia. Le regioni più visitate saranno Puglia (15,8%), Sicilia (14,7%), Toscana (13,2%), Sardegna (11,8%) e Campania (9,3%), con Liguria, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige appaiate (8% circa di presenze). Tra le mete estere, predilette le tradizionali Spagna (22,3%), Grecia (18,7%), Croazia (12,5%), Francia (9,8%) e Portogallo (7,3%), ma cresceranno i viaggi di lungo raggio: rispetto al 2024, forte incremento per Giappone (+18,7%), USA (+15,3%) e Thailandia (+14,2%).

Dal punto di vista demografico, ogni età avrà precise preferenze: la fascia 18-30 anni (22,3% del totale) sceglierà Riviera Romagnola, isole maggiori, città d’arte; la fascia 31-45 anni (28,7%), Riviera Adriatica, Toscana e Puglia; la fascia 46-60 anni (26,4%), Toscana, Umbria, Sicilia e Costiera Amalfitana; infine, gli over 60 (22,6%) opteranno per località termali, laghi del Nord e zone balneari tranquille.

Tra le tendenze più significative registrate dal Centro Studi di Conflavoro, emerge poi il boom del turismo nei borghi e nelle aree rurali, con un incremento del 22,5% rispetto al 2024. Le motivazioni principali di questa scelta risiedono certamente nella volontà di allontanarsi dal clima torrido (38,5%), ma anche nel desiderio di riscoprire il patrimonio culturale (32,7%) e nell’interesse per un turismo sostenibile (28,8%). In crescita borghi meno noti come Pitigliano, Sovana e Sorano (Toscana, +28,3%), Bevagna e Montefalco (Umbria, +24,7%), Offida e Moresco (Marche, +31,2%), Pacentro e Scanno (Abruzzo, +27,8%), fino a Venosa e Guardia Perticara (Basilicata, +29,5%) ed Erice e Castelmola (Sicilia, +25,7%). Emergono, infine, sempre più forti, anche i “distretti di borghi” come Val d’Orcia, Monti Sibillini e Cinque Terre, con tassi di crescita oltre il 30%.

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Lorefice: “Italia svenduta, a stelle e strisce…”

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“Il Governo si erge a paladino dell’indipendenza dagli Usa per giustificare il piano di riarmo, ma poi nei fatti sta svendendo pezzi dell’economia italiana proprio a fondi americani. – Lo ha affermato in una nota il Senatore M5S Pietro Lorefice, Segretario di Presidenza del Senato.

” Dopo aver ceduto nel 2024 il 2,8% di Eni a investitori vari, nel 2025 si sono perfezionate la cessione del 30% di Enilive al fondo americano Kkr e la cessione del 20% di Plenitude al fondo americano Ares. Un altro 10% di Plenitude, poco prima, era stato ceduto al fondo svizzero EIP.

Più che una politica industriale, una liquidazione. In queste svendite di metà mandato, è finita anche la Sicilia, in particolare Gela, dove non senza travagli e difficoltà è stata riconvertita l’ex raffineria Eni in una bioraffineria. Ma anche questo impianto, controllato da Enilive, ora è di fatto sotto la presa incisiva di un fondo estero.

Gela è uno dei pochi esempi reali di riconversione industriale nel Sud, eppure è stata trascinata senza scrupoli nel tritacarne della finanza speculativa internazionale, senza garanzie per lavoratori e territorio.

L’ennesimo colpo basso a un Sud che merita investimenti, non di essere venduto al miglior offerente.  Ma è chiaro a tutti: noi siamo il Movimento 5 stelle, loro ormai stelle e strisce”.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
Publiedit di Mangione & C. Sas - P.iva: 01492930852
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