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La parola della domenica

È nato il salvatore

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Rubrica ad ispirazione cattolica a cura di Toto’ Sauna

Domenica 25 Dicembre 2022
“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Bisogna avere il coraggio la voglia di festeggiare il Natale. Il vero Natale. Facciamo di tutto per non viverlo. Per accantonarlo. Per nasconderlo. Ci inquieta il Natale. Ci dà fastidio. Ci disturba. Facciamo di tutto per nascondere  il cuore . Facciamo di tutto per non festeggiare il Natale. Siccome non abbiamo il coraggio di festeggiarlo, ci siamo fatti un Natale ad uso e consumo nostro. Abbiamo sostituito il bambinello con un signore con la barba bianca. Cosi ha deciso una bibita gassata. Cosi, hanno deciso le multinazionali. Cancellare l’immagine di un bambinello che nasce in una grotta. Più bella, più vendibile commercialmente l’immagine di un signore con la barba bianca che porta i regali. E giù tutti a comprare i regali. Non capendo o meglio  non volendo capire , che il più grande regalo che noi possiamo avere è far nascere Cristo nel nostro cuore. Ci hanno imposto una festività dove tutti dobbiamo essere  buoni, carini, con i sorrisini rigorosamente falsi. Dobbiamo avere il coraggio,invece, di fare il vero Natale. Il coraggio di aprire il nostro cuore a Cristo. Il coraggio di dire SI forte alla sua venuta. Tergiversiamo. Prendiamo tempo. Confusi . La cosa più facile meno impegnativa e pensare ai  regali, l’albero, il presepe, il panettone, ma Cristo il vero festeggiato lo abbiamo invitato ? Gli abbiamo costruito una casetta un posticino nel nostro cuore? Non è facile fare natale ,non e facile costruire una casa nel nostro cuore, non sempre umanamente ci conviene. Allora, è più facile  festeggiare questo natale,  meno rischioso per la nostra vita. Forse, sarà più dispendioso. Ma chi se ne frega. Gesù ci interroga, ci stimola, ci impegna, ci vuole svegli, ci invita a fare delle scelte non sempre facili, non sempre comode. Ma, poi questo Gesùche vuole da noi? Paghiamo le tasse, non diciamo le parolacce. Non può pretendere che amiamo i nostri nemici. Ma è proprio folle. Come si fa a volere bene ad un collega. Si quello antipatico, quel compagno di classe che non sopportiamo, quello che ti ha tagliato la strada e vuole pure ragione, ma che scherziamo. Io sono un cattolico, ma a tutto c’è un limite . Si il Natale lo  lo festeggio,  vado in Chiesa , mi sono fatto la  comunione,  la cresima, e pure mi sono sposato che si vuole di più ? Perché dite un vero Natale. Perché non crediamo noi?. Possiamo pensarla cosi e fare il Natale, la festa . Ma Gesù vuole altro.  Dobbiamo avere il coraggio di Fare il Natale. Allora in silenzio , con tanto amore, fermiamoci un attimo. C’è troppo frastuono, troppo clamore, troppi colori. In silenzio, iniziamo a pregare, a parlare con Gesù” Signore voglio fare Natale con te. Ho aperto il cuore. Vieni . Lo so non è facile accoglierti. Ho il cuore troppo pieno di tante preoccupazioni, di tanti pensieri, di tante sofferenze, di tanti dei che mi sono costruito. Gesù, tante volte, spesso, ci conviene tenerti lontano. Tenerti in cielo. Vuoi darci la vita la vera vita. Quanto è meglio Signore restare addormentati, con le nostre false sicurezze, i nostri falsi miti e in fondo le nostre infelicità. Tu ci vuoi felici. Realizzati ma per farlo dobbiamo seguirti.  Dobbiamo sforzarci, dobbiamo camminare. Vieni Signore, vieni nel io cuore. Perché se arrivi Tu nulla nella mia vita  è uguale a prima, perché  senza di Te non esiste Luce, non esiste la Felicità, non esiste la Speranza. Vieni Gesù ti aspettiamo.”

Buon Natale

 Totò Sauna

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La parola della domenica

“Il Cristo patirà e risorgerà il terzo giorno… Di questo siete testimoni”

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Rubrica ad ispirazione cattolica

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni»

“Oggi mi piace partire dalla fine. «Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati… Di questo siete testimoni».
Così si conclude lo stupendo brano di Vangelo di questa III domenica di Pasqua. I due discepoli sono appena tornati da Emmaus: gioia allo stato puro e cuore infuocato. E chissà quanta forza avranno avuto le loro parole… quanto saranno stati luminosi i loro occhi.

A Emmaus lo avevano incontrato. A Emmaus il Maestro aveva messo non solo un argine alla loro disperazione, ma incontrandoli, camminando con loro, spezzando per loro pane e Scritture li aveva riconsegnati alla vita, aveva capovolto ogni loro prospettiva, aveva fatto vedere loro il confine della morte e l’infinito di Dio.

I discepoli e le discepole di Gesù sono fortunati, perché alla parola di chi ha visto si unisce la presenza del Risorto. Leggiamo infatti: «Gesù in persona stette in mezzo a loro». Luca non risparmia i dettagli fisici, e non è un caso: Gesù in persona, Gesù che invita a toccare e guardare mani e piedi (dove visibilmente si possono vedere i segni della crocifissione), Gesù che mangia davanti a loro. E tutto questo per dire a chi ascolta la Parola che no, non stiamo parlando di un fantasma, di una presenza dall’oltretomba, di una visione: cose queste in cui le comunità a cui l’evangelista Luca scrive credevano e di cui riempivano i loro discorsi e che davano vita a superstizioni…

Luca ha bisogno che i destinatari del suo Vangelo ascoltino e vadano oltre le immaginazioni visionarie, oltre le credenze. Vuole che chi ascolta creda, e creda nel Risorto, creda che Dio ha messo al muro la morte, creda che il Risorto ha spezzato i legacci del peccato, creda che Dio si è fatto incontro per renderci persone libere, creda di essere chiamato non a obbedire a un dio lontano da imbonire ma a conoscere, sentire, lasciarsi vivere dal Dio vicino.

Dio è l’irriducibile amante della vita, della nostra vita: per questo non può che amarci, non può che salvarci. Per questo Gesù si è consegnato, per questo ha inchiodato alla sua croce il nostro peccato, per questo ha scelto di non liberarsi né dalla croce né dalla morte: perché ci fosse chiaro che noi, proprio noi, con i nostri limiti, con il nostro tempo non infinito, con la nostra storia precaria e spesso colpevole siamo gli amati per i quali ha dato se stesso.

Quando la bellezza travolgente di questo dono riuscirà a convertici al Dio di Gesù?
Quando riuscirà a convertirci alle sue logiche?
Quando la nostra fede diventerà ponte verso la libertà?
Quando sapremo farci carico di tutto quello che ci circonda proprio perché crediamo nel Vangelo?

Dal Golgota in poi abbiamo un Paraclito, un difensore, uno che – presso Dio – continua a stare dalla nostra parte e a fare il tifo per noi: è Gesù!

Ma quando noi, stanchi di restare attorcigliati nel nostro piccolo mondo fatto di preoccupazioni solo nostre, inizieremo a fare – presso Dio – il tifo per gli altri? A divenire Vangelo, risurrezione, vita irriducibile per chi ci vive accanto?

Questa settimana proviamo ogni giorno a trovare un momento per pregare il Salmo 4, che la liturgia oggi ci ha proposto come salmo responsoriale: sarà la nostra forza e le radici della nostra fiducia”. Sr Mariangela Tasselli

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La parola della domenica

La domenica della Misericordia

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Rubrica ad ispirazione cattolica

Vangelo (Gv 20,19-31): La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!»

Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Domenica di Pasqua, si completa l’ottava del tempo liturgico; una delle due ottave —insieme a quella di Natale— rimasta nella liturgia rinnovata dal Concilio Vaticano II. Durante otto giorni si contempla lo stesso mistero che cerchiamo di approfondire sotto la luce dello Spirito Santo.

A proposta del Papa Giovanni Paolo II, questa domenica viene chiamata Domenica della Divina Misericordia. Si tratta di qualcosa che va molto più in là di una devozione particolare. Come ha spiegato il Santo Padre nella sua enciclica Dives in misericordia, la Divina Misericordia è la manifestazione stessa dell’amore di Dio in una storia ferita dal peccato. “Misericordia” proviene da due parole: “Miseria” e “Cor”. Dio pone la nostra misera situazione, frutto del peccato, nel suo cuore di Padre, fedele al suo progetto. Gesucristo, morto e risorto, è la suprema manifestazione e attuazione della Divina Misericordia.

«Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16) e lo ha inviato alla morte affinché potessimo essere salvati. «Per riscattare lo schiavo hai sacrificato il tuo Figlio!», abbiamo proclamato nel Preconio pasquale della Vigilia. E, risorto, lo ha costituito fonte di salvezza per tutti coloro che credono in Lui. Mediante la fede e la conversione accogliamo il tesoro della Divina Misericordia.

La Santa Madre Chiesa, che vuole che i suoi figli vivano della vita del Risorto, ordina che —almeno a Pasqua— si riceva la Comunione e che si faccia in Grazia di Dio. La cinquantina pasquale è il tempo opportuno per il compimento del precetto pasquale. È il momento adatto per la confessione e per accogliere il potere di perdonare i peccati che il Signore Risorto ha conferito alla Sua Chiesa, poiché Lui disse solo agli Apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 22-23). Così andremo alla fonte stessa della Divina Misericordia. Non esitiamo quindi a portare i nostri amici a queste fonti di vita: Eucaristia e Penitenza. Gesù Risorto conta su di noi!

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La parola della domenica

È risorto! Ha sconfitto la morte

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Rubrica di ispirazione cattolica

 Da Vangelo secondo Giovanni 20,1-9

 “Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti

Oggi «è il giorno fatto dal Signore», canteremo per tutta la Pasqua. Ed è che questa espressione del Salmo 117 invade la celebrazione della fede cristiana. Il Padre ha risuscitato suo Figlio Gesù Cristo, l’Amato, Quello in cui si compiace perché ha amato fino a dare la propria vita per tutti.

Viviamo la Pasqua con grande gioia. Cristo è risorto! Celebriamola pieni di gioia e di amore. Oggi, Gesù Cristo ha vinto la morte, il peccato, la tristezza … e ci ha aperto le porte della nuova vita, la autentica vita, quella che lo Spirito Santo ci va dando per pura grazia. Che nessuno sia triste! Cristo è la nostra Pace e il nostro Cammino per sempre. Egli, ora «svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes 22).

Il grande segno che oggi ci dà il Vangelo è che la tomba di Gesù è vuota. Non dobbiamo più cercare tra i morti Quello che vive, perché è risorto. E i discepoli, che dopo lo vedranno Risorto, vale a dire, lo sperimenteranno vivo in un incontro di fede meraviglioso, comprendono che c’è un vuoto nel luogo della sua sepoltura. La tomba vuota e le apparizioni saranno i grandi segni per la fede del credente. Il Vangelo dice che «entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette» (Gv 20,8). Seppe avvertire per la fede che quel vuoto e, allo stesso tempo, quel lenzuolo funebre e quel sudario piegato ordinatamente erano piccoli segni del passaggio di Dio, della nuova vita. L’amore sa captare ciò che gli altri non captano, e ne ha abbastanza con piccoli segni. Il «discepolo che Gesù amava» (Gv 20,2) si guidava per l’amore che aveva ricevuto da Cristo.

“Vedere e credere” dei discepoli che devono essere anche nostri. Rinnoviamo la nostra fede pasquale. Che Cristo sia in tutto il nostro Signore. Lasciamo che la sua Vita vivifichi la nostra e rinnoviamo la grazia battesimale che abbiamo ricevuto. Facciamoci apostoli e discepoli suoi. Facciamoci guidare dall’amore e annunciamo a tutto il mondo la gioia di credere in Gesù Cristo. Siamo testimoni fiduciosi della sua Risurrezione

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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