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L'occhio del bello

L’Ascot international “Campione dell’export”, modello virtuoso a livello globale  

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Anche a Gela è possibile creare realtà aziendali di successo, capaci di affermarsi ben oltre il territorio ma anche – e soprattutto – in campo internazionale. Lo conferma la storia dell’Ascot international, che ha raggiunto un traguardo prestigioso: il primo posto nella classifica di “Campioni dell’export” stilata da “Il Sole 24 Ore” e dalla società di ricerca interna “Statista”.

L’Ascot, fondata e diretta dalla famiglia Greca, produce generatori e sistemi energetici e si distingue nel proprio comparto industriale di riferimento per l’attività  condotta a livello mondiale. Un’impresa gelese porta così il brand del “made in Italy” in grandi progetti di comunicazione e infrastrutture tanto negli Stati Uniti quanto nei Paesi arabi, puntando su qualità e innovazione sempre ai massimi livelli. Un giro d’affari di circa venti milioni di euro – attesta la ricerca del “Sole” e di “Statista” – generata al 99% dai ricavi provenienti dall’estero: un dato che ha portato l’Ascot in testa alla classifica (che prende come riferimento il 2020), primeggiando su un totale di 200 aziende italiane ritenute “campionesse” dell’export.

Una bella storia che racconta il virtuosismo aziendale che può esserci anche nel nostro territorio, guardando oltre con una cultura d’impresa vincente e aprendosi ai mercati globali con una visione ampia, capace di esportare anche la migliore e più intraprendente immagine della nostra città. 

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“Il corpo al centro di un’ossessione”, ma dai Dca si guarisce: le storie del Centro Ananke

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I Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono una realtà con cui convivono milioni di persone in Italia e nel mondo. Giovani, ma non solo. Un fenomeno che coinvolge anche Gela dove è presente il Centro clinico Ananke appartenente al progetto di Villa Miralago, sede del più grande centro italiano per la cura dei Disturbi del comportamento alimentare. La 13° Giornata nazionale del Fiocchetto lilla, celebratasi venerdì, è solo una delle infinite opportunità per fare luce sulla problematica, sensibilizzando la comunità sul tema per condividere il messaggio più importante, racchiuso in sole tre ma potentissime parole: si può guarire.

«Nei disturbi alimentari – spiega la responsabile del Centro, Nuccia Morselli –, il corpo è al centro di un’ossessione. Un continuo confrontarsi con l’immagine di altre persone da cui si esce sviliti, colpevoli, intolleranti verso le proprie forme e il proprio aspetto. Questa è una problematica psicologica individuale ma anche un’emergenza sociale, che trova le sue radici nell’iperinvestimento che ha il corpo a livello mediatico. I corpi vengono percepiti deludenti al punto da essere mortificati, aggrediti da pensieri o da attacchi distruttivi».

Ci sono i giovanissimi che soffrono di anoressia, gli adolescenti che si procurano tagli e ferite perché il dolore fisico spesso li “difende” da un vuoto interiore insopportabile, gli adulti che dopo essersi sottoposti ad interventi di chirurgia bariatrica fanno i conti con sovrappeso, depressione e il fallimento di tutti gli sforzi dietetici precedenti.

E poi ci sono le storie di rinascita. Di cura, amore e dedizione. Di percorsi lenti ma inesorabili verso la guarigione, come quello di Carmelo, 38 anni. Una lunga testimonianza, che si conclude con parole cariche di speranza: «Ero balbuziente, ero obeso, ero depresso, ero ansioso. Mi sentivo fallito, non amato e abbandonato. L’amore che ho ritrovato per me stesso è l’amore che voglio trasmetterti. Vuoi sapere se sono guarito? Sì, balbetto ancora, ma non lo so più non mi accorgo nemmeno quelle poche volte in cui capita… Il peso, sì, quello va diminuendo, ma non faccio diete. Non funzionano a comando. Cerco semplicemente di alimentarmi bene in base al mio fabbisogno. L’ansia, sì, certo, guai a non averla, è stata la mia migliore amica… Mi ha salvato la vita.
Certo, se diventa eccessiva mi dà fastidio, ma una piccola dose di preoccupazione è un toccasana. Depresso? Per niente. I miei occhi sorridono alla vita. Stressato? Un po’, gestisco due attività, una moglie e un cagnolino.  È stata dura… Oggi ringrazio la vita e chi mi ha da dato una mano».

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“Cuore, pizza e allegria”: la strada da seguire per la vera inclusione

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Il valore della collaborazione tra associazioni, imprese e realtà sociali del territorio, cittadini attivi e sensibili alle nobili cause della comunità, si misura in base al lavoro effettivo che viene fatto ogni giorno e ai risultati che questo lavoro produce. E allora non si può che essere felici quando un progetto viene condotto e portato a termine a vantaggio dei più fragili, di chi ogni giorno combatte la propria battaglia cercando di veder tutelati i propri diritti.

Non può che ricevere un plauso la bella iniziativa promossa nell’evento “Cuore, pizza e allegria” rivolto a ragazzi con fragilità accompagnati da operatori e volontari. Giovani che, dopo un periodo di formazione curato dai maestri dell’Imahr, hanno lavorato per una sera al Company2 con il supporto dei titolari e di tutto lo staff (con la partecipazione anche di Pizzofrenìa). Ad ideare l’iniziativa è stata l’associazione Ama Filippo in collaborazione con la cooperativa Bic.

L’aspetto più bello: l’entusiasmo dei ragazzi protagonisti, felici di rendersi e sentirsi utili, ma anche l’entusiasmo dei clienti del locale che li hanno accolti con sorrisi e piena attenzione. Sono questi gli elementi chiave per lavorare verso progetti realmente inclusivi, da portare avanti con convinzione e continuità. Questa è la strada da seguire.

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Lezione del prof. Schettini: “La scuola, legata a vecchi cliché, merita un cambiamento”

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La scuola e i social sono i suoi due “luoghi”. Insegnante e influencer, racconta la fisica mettendoci due caratteristiche, entusiasmo e passione, che distinguono il suo progetto, la professione, la vita stessa. “La fisica che ci piace” è diventata una realtà da milioni di followers presente su tutte le piattaforme, per una community composta da gente di tutte le età.

A Gela per presentare al teatro “Eschilo” il suo libro “Ci vuole un fisico bestiale”, incontrando gli alunni dell’istituto “Eschilo” che hanno seguito il progetto lettura con Demea Eventi Culturali, Vincenzo Schettini ha anche affrontato alcuni dei temi a lui, e a noi, più cari. 

In giro per l’Italia, tra le scuole e i teatri. Tante soddisfazioni e successo, ma anche tanta fatica. Prof. Schettini, cos’è che la spinge in tutto questo?

«Innescare un cambiamento: è questa la motivazione principale. Perché la scuola lo merita questo cambiamento, è legata ancora a cliché vecchi, statali più che altro. Invece a scuola c’è tanta bella gente, ci sono tanti insegnanti che lavorano per fare bene e s’impegnano. È questo che mi motiva nel girare l’Italia e incontrare tanta gente». 

Come si svecchia la scuola, secondo lei?

«Lavorando. Lavorando bene ed essendo entusiasti di ciò che si fa. Ma non si deve svecchiare tutta la scuola, semplicemente il proprio modo di fare».

Da cosa bisognerebbe partire?

«Dal fatto che ci sono docenti che lavorano bene e i ragazzi ne sono contenti, recepiscono altrettanto bene e finiscono i loro anni di scuola con un bellissimo ricordo. In questo modo sono proiettati verso il futuro e, soprattutto, ispirati».

Lei e il suo progetto “La fisica che ci piace” testimoniate che sui social non è vero che, come invece dicono in tanti, c’è solo spazzatura. 

«Esatto. Sui social c’è tanta roba bella. Ho scoperto anche io che se vuoi imparare una lingua, se vuoi migliorare a livello fisico, se vuoi essere motivato trovi tutto sui social. Basta cercare e non essere spettatori passivi di quello che l’algoritmo ti propone». 

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
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