Asja Ambiente Italia e NextChem (Gruppo Maire Tecnimont), insieme alla sua controllata MyRechemical, illustrano il Progetto del Distretto Circolare al Consiglio Comunale Aperto di Gela. Il Progetto è stato presentato da Asja Ambiente Italia insieme a Maire Tecnimont in risposta alla procedura di gara avviata dalla Regione Siciliana (non ancora
conclusa) e riguarda un impianto da realizzarsi nell’area della raffineria di
Gela. Il Distretto Circolare che si potrà creare a Gela sarà basato su un
impianto Waste to Methanol/Hydrogen, progettato per una capacità produttiva di ca. 185.000 ton/anno di metanolo e di 3.000 ton/anno di idrogeno, generate dalla conversione chimica di 400.000 ton/anno di rifiuto, che verrebbero altrimenti smaltite in discarica.
L’ex Raffineria di Gela, individuata come area del progetto per uno spazio di ca 10h, ricopre un ruolo altamente strategico in quanto garantisce il riutilizzo parziale delle infrastrutture e dei collegamenti esistenti per le operazioni di import / export dei prodotti. L’ex Raffineria è anche dotata di un raccordo ferroviario interno, che potrebbe essere utilizzato per la ricezione dei rifiuti, al fine di minimizzare l’arrivo via camion. Si tratta inoltre di un’area industriale sarà riqualificata senza necessità di utilizzare
nuovo suolo.
La tecnologia Waste to Chemicals consiste nella conversione chimica dei
rifiuti non riciclabili, che ad oggi sono smaltiti in discarica o via incenerimento. Nel processo di conversione chimica i rifiuti sono trasformati in gas di sintesi (detto syngas) attraverso il recupero del
carbonio e dell’idrogeno in essi contenuti. Il syngas, che ha una impronta carbonica inferiore al gas naturale, viene purificato per la produzione di
metanolo e di idrogeno. Tutte le sostanze impure vengono catturate
durante la purificazione e non vi sono praticamente emissioni di inquinanti
in atmosfera dal processo. La tecnologia consente di recuperare fino a circa
il 95% del materiale in ingresso, sottoforma di metanolo (come combustibile a basse emissioni – recycled carbon fuel – riconosciuto dalla Direttiva europea sulle Rinnovabili, per uso navale in sostituzione dell’olio combustibile), idrogeno (per la mobilità pubblica), materiale vetrificato
inerte per il settore delle costruzioni, zolfo, CO2 pura (che verrà liquefatta e messa a disposizione di floricoltori e agricoltori per la concimazione carbonica del terreno). L’impianto consentirebbe, inoltre, di ridurre decisamente le emissioni di anidride carbonica rispetto alla tecnologia di termovalorizzazione e rispetto al prodotto metanolo ottenuto da gas naturale. Solo il 5% dei rifiuti in ingresso diventa scarto ed è costituito da
fanghi che verranno mandati a smaltimento controllato. Secondo i dati ISPRA, in Sicilia nel 2020 i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano ancora il 58% del totale dei rifiuti prodotti. Solo nel 2020 in Sicilia sono state prodotte 2.151.927 tonnellate di rifiuti urbani ma rimane una delle regioni italiane con una bassa percentuale di raccolta
differenziata, inferiore al 50% della produzione totale. Il territorio siciliano
è carente di un tessuto impiantistico per il trattamento dei rifiuti e il riciclo e i pochi impianti di trattamento meccanico sono localizzati nelle sole province di Catania e Palermo. Gli scarti dei rifiuti non riciclabili meccanicamente, che oggi sono smaltiti via incenerimento o in discarica,
possono essere trattati con il processo di conversione chimica prevista per
il Progetto Gela.