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Lo chef Totò Catania propone: La sfida della sostenibilità alimentare

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Cari lettori, oggi vorrei affrontare con voi una questione molto delicata di grande attualità: la sostenibilità alimentare. Vediamo sui media una continua contrapposizione tra il modello tradizionale che contempla l’allevamento e la pesca, ed un modello più “green” basato esclusivamente sul mondo vegetale. Il caso emblematico della “bistecca vegetale” realizzata con la moderna tecnologia della stampante 3D che realizza delle fibre vegetali cercando di imitare le fibre muscolari della carne per realizzare un prodotto che riproduca consistenza e sapore della classica bistecca di manzo è l’esempio più eclatante della nuova tendenza a cui assistiamo.

Cerchiamo di capire assieme le ragioni profonde che spingono questo nuovo modello alimentare. La popolazione mondiale sul nostro pianeta è in costante aumento, dunque si pone il problema di come sfamare nel modo più efficiente la popolazione e, conseguentemente, come sfruttare nel modo migliore il terreno. Per rendere più immediato il confronto tra mondo animale e mondo vegetale in termini di sostenibilità vi farò un esempio pratico che seppur con delle approssimazioni ritengo efficace. Per realizzare la carne di manzo sono necessari circa tre anni affinché l’animale cresca e raggiunga un peso medio di 700/800 kg. In un allevamento allo stato brado un manzo ha bisogno di circa due ettari di terreno ogni anno per trovare il nutrimento. Inoltre i 700/800 kg di cui parliamo non sono tutti commestibili, solo il 60% sarà la carne che potrà essere consumata, quindi circa 450/500 kg, il resto è tutto scarto. Un ettaro di terreno coltivato a patate produce in un anno 35 tonnellate, un ettaro coltivato a pomodori ne produce 60.

500 kg in tre anni contro 60 tonnellate in un anno, il paragone è impietoso. Certo, il mondo vegetale è più sostenibile, ma bisogna tuttavia tenere conto che una nutrizione ottimale non può prescindere dalla proteine di origine animale, infatti le popolazioni più longeve del pianeta come Giappone, Italia e Francia contemplano un moderato consumo di carne e pesce. Inoltre una grossa fetta dell’economia mondiale si fonda sul comparto dell’allevamento e della pesca, milioni di posti di lavoro che non si possono cancellare dall’oggi al domani. A questo aggiungiamo che il cibo è cultura e tradizione che vanno protette e custodite, non sacrificate sull’altare della sostenibilità a tutti i costi.

Penso che sia ragionevole cercare un equilibrio tra una crescita del comparto agricolo che sfrutti le più moderne tecnologie rispettose dell’ambiente ed una riorganizzazione del settore della carne e del pesce che punti ad alzare la qualità dei prodotti riducendone le quantità e prediligendo le tecniche più sostenibili come ad esempio l’allevamento in campo aperto e non quello intensivo.

Il tutto andrebbe accompagnato da adeguate politiche volte alla tutela dei consumatori e dei produttori di eccellenza affinché questa transizione verso il futuro garantisca sostentamento a tutta la popolazione mondiale e, allo stesso tempo, un pianeta più pulito e vivibile.

Chef Totò Catania

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Lo chef Totò Catania propone: Insalata di mare con salsa all’avocado

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L’insalata di mare d’estate è un grande classico, oggi la rivisitiamo con dei sapori originali per un’insalata diversa dal solito. Partiamo dalla preparazione più lunga: la cottura del polpo. Dopo aver eliminato le interiora del polpo che si trovano dentro la testa, gli occhi e il becco, tuffiamo il polpo in acqua bollente (non salata) per 45 minuti. L’ideale è usare un polpo decongelato che risulterà più tenero. Passati i 45 minuti spegnete il fuoco e lasciate raffreddare il polpo lentamente nel suo stesso brodo.

Puliamo i calamari eliminando la pelle e le interiora e tagliamo ad anelli, invece i gamberi vanno sgusciati e con uno spelucchino eliminiamo il filamento interno. In acqua bollente tuffate calamari e gamberi per 45 secondi, non oltre, così rimarranno succosi. Tagliate il polpo e unitelo ai frutti di mare e mettete da parte. Prepariamo il condimento. In un frullatore mettete a pezzettoni dell’avocado sbucciato, del cetriolo pelato privato dai semi, dello yogurt greco, qualche goccia di lime, della menta, un non nulla di aglio, del sale, del pepe nero e un giro di olio evo.

Frullate il tutto fino ad ottenere una salsa cremosa. Infine con dei pomodori da insalata realizzate dei cubetti conditi semplicemente con olio, sale e basilico. Unite la salsa di avocado e i cubetti di pomodoro ai frutti di mare e la vostra nuova versione di insalata di mare, gustosa e innovativa, è pronta per andare in tavola o, se preferite, in un contenitore da portare al mare.

Chef Totò Catania

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Lo chef Totò Catania propone: Salute alimentare, i migliori metodi di cottura

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Un argomento un po’ sottovalutato in cucina è quello della sicurezza alimentare legato ai metodi di cottura. Molto spesso ci si concentra su cosa mangiamo, tralasciando il “come” è cucinata la pietanza. Perché sì, i metodi di cottura non sono tutti uguali dal punto di vista salutistico ed un loro uso smodato potrebbe aumentare i rischi per la salute.

È risaputo che la frittura andrebbe consumata non frequentemente, cuocere un cibo immerso in un grasso ad alte temperature non è sicuramente il miglior modo per promuovere uno stile di vita sano. Ma il problema non riguarda solo il grasso, ma anche le alte temperature in sé. Perché le cotture più aggressive come il barbecue, l’affumicatura, arrostire in forno o in padella o anche semplicemente soffriggere, se da un lato creano una saporita crosticina sui cibi dall’altro sviluppano sostanze che non fanno bene al nostro organismo, dunque è meglio limitare questi metodi di cottura.

Sono invece consigliate le cotture più delicate come la bollitura, la cottura a vapore, la cottura sottovuoto a bassa temperatura, la cottura al cartoccio, e le preparazioni in umido. Questi metodi sono perfetti per uno stile di vita sano. Il gusto è importante, ma la salute lo è di più, dobbiamo imparare a mangiare responsabilmente.

Chef Totò Catania

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Lo chef Totò Catania propone: Sicurezza alimentare, hamburger ben cotto o al sangue?

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Torniamo su un argomento a me molto caro, quello della sicurezza alimentare. Qualche puntata scorsa abbiamo parlato di come mangiare pesce crudo in modo sicuro, adesso è il momento di parlare della carne. Le crudità di carne sono certamente una prelibatezza, personalmente servo nel mio ristorante tartare di carne e carpacci regolarmente. Per prima cosa partiamo dal tipo di animale da scegliere, perché non tutte le carni si possono mangiare crude. Il pollo ad esempio o il maiale non si possono assolutamente mangiare crudi, perché le loro carni potrebbero aver subito contaminazioni pericolose per l’uomo.

State tranquilli, è sufficiente la cottura per eliminare questo tipo di rischio. La carne di manzo invece si presta a poter essere consumata cruda, perché come avviene generalmente per le carni rosse, si tratta di un animale che non presenta i tipici rischi alimentari che possono avere invece carni come il pollo o il maiale. Dopo questa premessa è fondamentale sottolineare come sia necessario, se vogliamo mangiare una buona carne cruda, un rapporto di fiducia con il macellaio. Perché la carne deve essere anzitutto freschissima, tagliata in un ambiente pulito e sanificato, certificata per quanto riguarda origine e provenienza.

A questo punto è possibile gustare il nostro crudo di manzo. Non lasciatevi ingannare dalle dicerie che sostengono che la marinatura ammazza i batteri o robe simili perché è una falsità senza fondamento scientifico, solo la cottura elimina la carica batterica. Un discorso a parte va fatto per gli hamburger. Normalmente sulla carne, come su qualsiasi altra superficie organica compresa la nostra pelle, vive una colonia di batteri. Questi batteri tendono a riprodursi, in maniera molto lenta quando si rispettano le normali condizioni igienico sanitarie di conservazione come la refrigerazione, in maniera molto più veloce quando queste norme non vengono rispettate pedissequamente.

I batteri sono presenti solo sulla superficie e non dentro la bistecca, quindi quando andiamo a cuocere la bistecca, anche se dentro rimane al sangue se è così che la gradiamo mangiare, andremo a consumare un prodotto sano perché la cottura ha eliminato la carica batterica che oltre un certo livello di proliferazione può dare disturbi all’apparato gastro-intestinale. Quando invece si realizza un hamburger la carne viene macinata e questo processo porta i batteri dall’esterno all’interno dell’hamburger, dunque un hamburger al sangue e non ben cotto non è un prodotto sicuro da mangiare soprattutto se quel hamburger è stato conservato per più giorni perché non tutti i batteri moriranno con la cottura.

Tuttavia, in linea di principio, è possibile mangiare anche un hamburger poco cotto se sono state rispettate tutte le accortezze necessarie che avremmo usato per mangiare una buona tartare. Quindi in questo caso, se la carne è freschissima e certificata, la tritiamo al momento mantenendo una temperatura controllata e la cuociamo, anche se con una cottura al sangue, subito senza conservarla. Solo in questo caso avremo abbassato il rischio rendendolo accettabile. Da professionista mi preme sottolineare come non bisogna mai barattare il gusto e la succulenza con la sicurezza alimentare, dunque meglio un hamburger ben cotto che correre rischi, specialmente se viene dalla larga distribuzione.

Chef Totò Catania

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