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Giudiziaria

Mascherine per bimbi non conformi, sequestro della Guardia di Finanza

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Ingente sequestro di mascherine FFP2, da parte della Guardia di Finanza di Caltanissetta, nell’ambito del dispositivo operativo per il contrasto alla contraffazione e all’abusivismo commerciale. Individuate 4.150 mascherine, ingannevolmente pubblicizzate come pediatriche, corredate di 4.150 confezioni recanti il marchio “CE” apposto in maniera illegittima, pronte per essere immesse sul mercato in frode al commercio, in assenza della documentazione attestante il superamento dei prescritti test di laboratorio.Nello specifico, i militari a seguito di attività info-investigativa, hanno compiuto un accesso ispettivo presso la sede di un’attività commerciale a Caltanissetta. La perquisizione ha confermato l’analisi di rischio effettuata dai finanzieri, rinvenendo e sottoponendo a sequestro probatorio d’urgenza le mascherine che sembrerebbero prive dei requisiti previsti per l’apposizione del marchio “CE”, destinate alla vendita come dispositivo di protezione pediatrico, immesse in commercio in circostanze tali da ingenerare nel consumatore la erronea convinzione di acquistare un prodotto certificato da destinare ai bambini quando invece, le mascherine FFP2, essendo dei D.P.I ovvero Dispositivi di Protezione Individuale, sono destinati ad un pubblico di lavoratori.L’utilizzo dei dispositivi da parte di bambini, in aperto contrasto con quanto stabilito all’articolo 5 del Regolamento UE 2016/425, sui requisiti essenziali di salute e di sicurezza di cui all’allegato II – Requisiti essenziali di salute e di sicurezza, dove al punto 1.3.1 – adeguamento dei DPI alla morfologia dell’utilizzatore – si fa riferimento all’obbligo di progettare i D.P.I. in modo tale da renderli adattabili alla tipologia di utilizzatore che, come chiarito da organismi accreditati a livello europeo, nello specifico la ASPHER e la European Academy of Paediatrics, non può essere un pubblico di bambini, in quanto gli stessi dovrebbero utilizzare soltanto mascherine di tipo chirurgico considerato che l’uso di mascherine facciali filtranti è modellato sugli adulti.

Giudiziaria

Don Rugolo condannato anche in Appello

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Tre anni di reclusione: è la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Caltanissetta che ha condannato don Giuseppe Rugolo, il sacerdote ennese accusato di violenza sessuale su minorenni. I giudici hanno applicato l’attenuante della tenuità del fatto per due delle vittime individuate, rideterminando la sentenza di primo grado che era stata di quattro anni e sei mesi.

L’impianto dell’accusa ha retto anche in appello, come la credibilità del giovane archeologo Antonio Messina, sulla cui denuncia è stato incardinato il processo. La Corte d’appello ha estromesso la diocesi di Piazza Armerina dalla responsabilità civile

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Giudiziaria

Sentenza amianto killer: difesa condannata

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Roma – Amianto killer nelle navi della Marina: la Difesa condannata in via definitiva a risarcire 400mila euro la famiglia di Michele Cannavò morto di mesotelioma.

La vittima è stata esposta senza protezione per 34 anni nei cantieri e sulle navi .

Una nuova, pesante condanna, appena passata in giudicato, quindi definitiva, per il Ministero della Difesa: il Tribunale Civile di Roma ha stabilito un risarcimento di circa 400mila euro in favore dei familiari di Michele Cannavò, motorista navale della Marina Militare, deceduto a causa di un mesotelioma pleurico provocato dall’esposizione prolungata all’amianto.

Cannavò, originario della provincia di Catania, e residente a Siracusa, ha servito per 34 anni lo Stato tra il servizio militare e civile, operando in ambienti contaminati e privi di adeguate protezioni. Imbarcato su diverse unità navali – tra cui la Nave Albatros e il MOC 1201 – e impiegato nell’Arsenale Militare di Augusta, è stato quotidianamente a contatto con fibre di amianto: nei motori, nei corridoi, nei rivestimenti delle condotte, fino agli stessi ambienti di vita delle navi.

Un’esposizione continua, intensa e silenziosa, che gli è costata la vita. La diagnosi è arrivata nel 2019. La morte, appena due mesi dopo.L’INAIL ha riconosciuto il nesso causale tra l’infermità e le mansioni svolte in Marina, nel periodo del servizio civile. Una conferma ulteriore della gravità della negligenza istituzionale.

“Finalmente giustizia per la famiglia Cannavò” – commenta Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale dei familiari – “Questo risarcimento non potrà restituire Michele ai suoi cari, ma rappresenta un passo in avanti verso la tutela delle vittime e la bonifica definitiva dell’amianto da navi e arsenali militari.”

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Giudiziaria

Inchiesta Camaleonte: assolti gli imprenditori Luca e il dirigente di polizia Giudice

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Cade in primo grado l’impianto dell’inchiesta Camaleonte che ha coinvolto gli imprenditori Luca accusati di rapporti con clan mafiosi.

Il presidente del collegio penale Miriam D’Amore ha assolto tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Sono stati assolti il fondatore del gruppo Salvatore Luca, il figlio Rocco, il fratello Francesco, il genero Francesco Gallo, la moglie Concetta Lo Nigro, la figlia Maria Assunta Luca e la cognata Emanuela Lo Nigro. Tutti gli imputati hanno  respinto sempre l’accusa di legami con la mafia. I Luca si sono dichiarati, invece, vittime e hanno sostenuto che il loro patrimonio era frutto del lavoro. Lacrime,commozione e abbracci tra i componenti della famiglia Luca alla lettura del dispositivo di sentenza.

E’ stato assolto anche il dirigente di polizia Giovanni Giudice, che ha rinunciato alla prescrizione maturata. Era accusato di aver favorito i Luca, tesi sempre respinta.

La prescrizione, con esclusione dell’unica aggravante, è stata decisa per l’ altro poliziotto coinvolto Giovanni Arrogante. 

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Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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