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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Paolo Cafa’ in memoria di Franco Gallo

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Abbiamo chiesto all’avv. Paolo Cafà, già presidente del Consiglio comunale, di tracciare un ricordo degli anni della politica di Gela in cui era protagonista il sindaco Gallo. Ecco cosa scrive:

“Non si può parlare di Franco Gallo, Sindaco di Gela per due consiliature dal 94 al 2002, senza premettere che la sua serietà andava di pari passo con la sua grande tensione politica ed ideale. Serio ed austero, al tempo stesso, così come preparato e capace, sul piano squisitamente amministrativo. Franco era diventato sindaco grazie ad una grande intuizione dell’allora brillante gruppo dirigente del Pds, che aveva in Lillo Speziale il suo leader.

Era un giovane avvocato che veniva dalla cosiddetta società civile, non aveva una provenienza politica strutturata nella sinistra classica, ma una spiccata sensibilità civica ed ambientalista che lo rendeva vicino, per sua stessa ammissione, alle posizioni politiche di Giorgio Ruffolo, ex Psi traghettato da poco nel neonato Pds.

Fu candidato sindaco con una coalizione politica ampia di centro-sinistra, con la presenza di ben 8 liste, tra queste anche civiche ed ambientaliste, in antitesi alla destra che schierava Damiano Lauretta, ed alle altre due coalizioni di Antonio Granvillano e del Prof. Vincenzo Giunta, vincendo al ballottaggio contro Lauretta. Amare Gela era la lista civica ed ambientalista che lui aveva proposto, unitamente all’impegno di altre forze politiche.

Dopo i primi 4 anni di buona amministrazione, alle elezioni del 1998 vinse a mani basse contro Tufano, candidato della destra, stravince al primo turno e governando bene fino a Marzo del 2002, quando si dimise con qualche mese di anticipo per una politica interna al partito.

Le sue sindacature furono contrassegnate da uno slancio amministrativo senza precedenti, il quale non era affatto scontato, considerato che la città veniva da anni bui e di commissariamento a seguito dello scioglimento del Consiglio Comunale, per asserito pregresso condizionamento politico mafioso. Sotto la sua sindacatura fu avviata la stagione della rinascita della città che vide il risanamento dei quartieri abusivi e l’avvio virtuoso delle politiche correlate alla legge 448/98 (misure di finanza pubblica per il rilancio e lo sviluppo).

Ricordo i tanti incontri al tavolo Borghini, al Ministero dello Sviluppo Economico di Palazzo Barberini, il suo appassionato impegno per la risoluzione del problema dei bacini idrici (le dighe), il decreto Falcucci con il risanamento dell’edilizia scolastica, la sua notevole capacità oratoria che poteva essere ancora più piacevole ed efficace senza quella particolare inflessione dialettale che ne faceva intuire da subito le origini. Un uomo di straordinaria capacità amministrativa e politica che ebbe comunque poca fortuna all’interno del nostro partito, con cui purtroppo entrò in polemica in alcune occasioni forse perché nel suo interno qualcuno ne temeva la scalata che comunque egli non fece o non seppe fare, avendo una visione meno liturgica del partito politico. Le sue amministrazioni sono state le più efficienti degli ultimi 30 anni. Voglio concludere questo breve ricordo di Franco, citando un fatto che mi ha aiutato a superare un mio strano problema personale. A lui va il merito della celebrazione di un Consiglio Comunale informale, davanti a Piazza Montecitorio, nel corso della consiliatura 1998/2002, allorché dovendo ottenere impegni precisi dalla politica nazionale dell’epoca mi convinse, allora nella mia veste istituzionale di Presidente del Consiglio Comunale di Gela, ad andare insieme a lui e alla giunta a Roma con tutto il consiglio, facendomi sfidare ed esorcizzare la mia paura di viaggiare in aereo. Grazie Franco della tua amicizia, onorato di avere collaborato con te per 8 anni, buon viaggio caro fraterno amico e compagno. Sit tibi terra levis”.

Avv.Paolo Cafá

Nella foto d’archivio Angelo Capodicasa presidente Regione, Montagnino Senatore, Morinello Ars, Lento deputato, Liardo sindaco di Niscemi.

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Flash news

Macchitella lab:il paradosso che diventa rompicapo

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Da Terenziano Di Stefano, per conto dei gruppi Una buona idea e Civico lab, riceviamo e pubblichiamo:

Il caso di Macchitella lab , l’edificio nuovo di zecca e riqualificato con i soldi delle compensazioni dei gelesi , è ufficialmente un paradosso .

Lo era già a lavori terminati , nel 2020, se pensiamo che da allora ad ora , nonostante la Città ne chieda l’apertura per accogliere gli studenti , come detto diverse volte stia accogliendo i fantasmi .

Il paradosso diventa rompicapo degno del Cubo di Rubik se pensiamo che proprio ieri a Giarre , Macchitella Lab ha vinto il premio IN/ARCHITETTURA 23.

Sarebbe da considerarsi un risultato sorprendente , non c’è che dire ,se solo Macchitella Lab oggi fosse fruibile e se oggi la Città potesse orgogliosamente vantare l’apertura dell’Università e l’avvio delle start up come stabilito nell’accordo attuativo  mai di fatto attuato.

Ma come possiamo considerare “premio” , anche dal punto di vista della Città ,quel che ci ricorda ancora una volta , che macchitella lab allo stato non è un’Università né un incubatore di strat up né uno spazio coworking ma è piuttosto il cimitero dello sviluppo e dell’istruzione ?

Vince premi, è vero , ma non è fruibile . Vince premi ma è chiusa . Vince premi ma non si candida ad essere un presidio di istruzione.

Ci complimentiamo ovviamente con chi ha partecipato alla cerimonia di premiazione ritirando il premio, l’arch. Vincenzo Castellana e l’arch Rosanna Zafarana progettisti dell’ex Casa Albergo nonché con l’eccellente Impresa  gelese “Russello S.p.a “che ha realizzato l’opera .

 È  sicuramente un grande risultato per la nostra città dal punto di vista professionale .

Non si può non rilevare, però, sul piano strettamente politico e che riguarda la condivisione del progetto con la Città che allo stato, se da una parte lo straordinario immobile riqualificato con i soldi delle compensazioni si è aggiudicato un premio, dall’altro quello stesso immobile premiato , non ha mai aperto il suo cancello.

Non può che lasciare l’amaro in bocca .

La strada intrapresa, però, di pretendere l’apertura di Macchitella lab , di pretendere che Gela abbia la sua Università , è quella giusta.

Non ci fermeremo finche il cancello non verrà aperto con apposita “cerimonia di premiazione” alla Città , ai suoi studenti e alle famiglie.


Inviato da Libero Mail

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Non sempre il no è no

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Dallo psichiatra Franco Lauria riceviamo e pubblichiamo.

Lo sanno i bambini quando il no del genitore è no, quando è ni e quando è Si. Lo sanno perché al di là di quello che il genitore dice con le parole il bambino ha imparato, da fine psicologo, a decifrare il linguaggio non verbale del genitore, il linguaggio del corpo. Sa, quindi, quando quel no della madre o del padre è veramente no e quando invece è ni e quando è si. Qualunque genitore ha fatto questa esperienza con i propri figli. Lo sanno i romanzieri che prima di essere scrittori di romanzi sono conoscitori profondi dell’animo umano, vedi Flaubert o Dostoevskij. Sembra, invece, che non lo sappiano le femministe. Queste donne istruite, intellettuali, alcune docenti universitarie, alcune giornaliste, alcune persone dei media e della Tv che sembrano sconoscere questa verità elementare. Eppure dinanzi ad una denuncia per stupro da alcune parti c’è la tendenza a volere prendere per oro colato quello che afferma la donna che a loro dire è sempre vittima innocente ed il maschio è sempre aggressore e colpevole. La mente umana, invece, non è solo coscienza razionale e verbale, ma è anche e soprattutto inconscio irrazionale e non verbale. La psicoanalisi ci ha in segnato tutto questo già con Freud più di cento anni fa. E che dire della nostra Opera, vanto tutto italiano, dove la psicologia soprattutto in campo amoroso, affettivo e sentimentale ha sviscerato l’animo umano delle sfortunate eroine, condannate ad amori impossibili? Insomma che il no non sia sempre no è risaputo, studiato, descritto.

Oggi, invece, assistiamo a messaggi insistenti nei media, a dichiarazioni di femministe, giornaliste, donne dello spettacolo, politiche tutte a ricordarci che il no è sempre no. Vedi un manifesto che sta girando in questi giorni con la dicitura: Se dico no è sempre no. Così in assoluto, facendo un’analisi della frase, risulta vuota tutta da verificare, perchè necessita di essere accompagnata da una meta-comunicazione, che tenga conto di tanti altri segnali, come il tono della voce, lo sguardo, il portamento, la contrazione muscolare, la direzione degli occhi, tutti segnali che soli possono dirci se quell’affermazione è vera o falsa. Insomma l’inconscio parla con il corpo. Secondo loro invece l’inconscio coincide sempre con la coscienza; oppure, l’inconscio non esiste ed il messaggio è sempre uno e uno soltanto, quello verbale. Stento a credere che queste donne non conoscano la psicoanalisi, che non abbiano letto Freud, che non abbiano letto i romanzi dell’Ottocento, che non vadano all’Opera. Ed allora, perché queste affermazioni cosi riduttive da diventare false? Siamo davvero così mediocri o la difesa ad oltranza della donna si deve effettuare sempre e comunque, in ogni caso, al di là della verità, oltre la verità? Insomma, siamo disposti a negare la verità, la ricchezza dell’animo umano per partito preso?

L’ideologia è più forte della verità? Perché non ammettere semplicemente che qualche volta i due linguaggi dicono la stessa cosa, che se è si è si è che se è no e no, ma che altre volte i due linguaggi dicono cose differenti. Su cosa lavora uno psicoterapeuta? Non solo sul linguaggio verbale, ma anche, e a volte soprattutto, sul linguaggio non verbale. E il terapeuta sa quando i due linguaggi coincidono e quando non coincidono. Su questo si basa la cura. Vogliamo davvero sacrificare la verità per stare sempre e comunque dalla parte delle donne? I messaggi possono essere univoci e chiari, ma possono essere ambigui, possono coincidere solo in parte o addirittura possono essere opposti e conflittuali. Il femminismo moderno sembra non volerne tenere conto pur di condannare sempre e comunque il maschio eterosessuale, definito di volta in volta maschilista, sessista, patriarcale, fascista. A volte l’ideologia obnubila le menti. Le menti delle femministe sono tutte obnubilate? O fanno finta e sono ipocrite? Si può stare sul piano della correttezza e vedere di volta in volta dove sta la verità, dove stanno le responsabilità, come sono ripartite, se la vittima è sempre e solo vittima e se il carnefice è sempre e solo carnefice? In ogni singolo caso è questo che un giudice chiede ad un perito. La realtà della mente umana non è così semplice; la mente umana è molto più complessa. Lavorando sulle nevrosi, già cento anni fa Freud ci ha aperto un mondo, illustrato poi in mille romanzi e in mille Opere. Stiamo davvero tornando indietro quando la mente veniva fatta coincidere tutta con la coscienza e quindi con il linguaggio verbale? Mi rifiuto di crederci per amore della verità e per il bene dell’umanità.

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Il grido d’aiuto degli ex tirocinanti

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Dopo averci illuso e negata la possibilità di un lavoro vero, ci è stata anche tolta la dignità. 

La maggior parte dei tirocinanti senza lavoro né retribuzione hanno vissuto fino ad oggi grazie al reddito di cittadinanza, unica fonte di sopravvivenza, molti altri, non avendo i requisiti minimi  non abbiamo potuto neanche usufruire del Reddito di cittadinanza nonostante disoccupati. 

Adesso in sostituzione al RDC non possiamo neanche usufruire della nuova forma di sostentamento e ricevere le 350 euro mensili, non avendo un ISEE sotto la soglia stabilita, in quanto disoccupati nello stesso stato di famiglia dei genitori.

Nessuna agevolazione per chí ha già fatto tirocini e corsi di formazione. 

In sintesi siamo rimasti tagliati fuori dalla possibilità di trovare un’occupazione tramite la piattaforma dello Stato. 

Questa risulta essere un’ulteriore stortura, una falla enorme all’interno del programma istituito per combattere la disoccupazione.

Si trovano solo lavori precari, in questa nostra Regione Sicilia sempre più senza un reale coordinamento delle politiche attive del lavoro da parte delle istituzioni della politica regionale siciliana. 

A tutte questa problematiche irrisolte si aggiunge ancora la triste vicenda dei 300 tirocinanti in attesa di essere pagati, di questi 189 sono addirittura a rischio di non essere più liquidati dalla regione siciliana per un tirocinio svolto da ormai quasi 4 anni fa.

Il  progetto avviso 22 andato in programma nell’ anno 2018 è attivato nel settembre 2019 non ha dato una consistente percentuale di inserimento lavorativo, anzi al contrario, su 1.741 tirocini concluso solamente in 170 hanno avuto una proposta di lavoro concreta, ed una minima parte ha trovato lavoro temporaneo e sempre più precario, altri sono andati via dalla Sicilia a cercare lavoro al Nord e la restante parte è rimasta senza futuro e  disperata. 

Siamo rimasti disoccupati delle politiche attive del lavoro organizzate dalla politica regionale. 

Una politica siciliana che non guarda la realtà in faccia dei fabbisogni di tutti i giorni e che non comprende che il tema principale in Sicilia dovrebbe essere la disoccupazione, creare posti di lavoro.  

Noi come ex tirocinanti regionali non abbiamo avuto risposte dai nostri politici che in campagna elettorale promettevano e sbandieravano l’ occupazione in Sicilia, come il presidente della regione siciliana in prima persona che sì era assunto l’impegno dichiarando testualmente: 

“La mia priorità e mettere i nostri giovani nelle condizioni migliori per avere un lavoro sicuro e dignitoso”

Ad oggi rimaniamo basiti di fronte a questa dichiarazione. 

A nome di tutti gli ex tirocinanti chiedo un incontro per chiedere un reinserimento lavorativo a lungo termine per quei tirocinanti visto che ad oggi risultiamo inoccupati ovvero disoccupati della stessa regione siciliana si evince dallo status attuale risultati (dipendenti regione siciliana) molti dei quali abbiamo acquisito delle competenze durante il nostro percorso formativo, 

alla fine siamo ritornati a casa senza un lavoro.

Nel bando regionale dell’avviso 22, sono stati stanziati fondi per 22.000.000.00 EURO, ne sono stati spesi per i pagamenti circa 4.000.000.00 di euro per un valore residuo di 18.000.000.00 euro.

Dove sono andati a finire? 

Si potrebbero reinvestire per gli stessi tirocinanti che purtroppo non possiamo accedere alla nuova manovra. (supporto per la formazione e il lavoro) siamo stati tagliati fuori.

Noi tirocinanti disoccupati siamo tutti senza futuro, né speranza, è senza aiuto sociale delle istituzioni della politica regionale siciliana. 

Ci chiediamo sempre più quale potrà essere il nostro futuro e quello di questa regione martoriata sempre più da scelte politiche malsane.

Nessuna forza politica di maggioranza prende una netta presa di posizione al parlamento regionale.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
Publiedit di Mangione & C. Sas - P.iva: 01492930852