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Giudiziaria

Amministrative: il Tar si pronuncerà il 9 novembre sul ricorso di Messina

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Dopo l’ultima tornata elettorale per l’elezione dell’amministrazione
comunale di Sciacca, del giugno scorso, il candidato alla
carica di sindaco non eletto – Ignazio Messina – ha proposto un ricorso giurisdizionale,
innanzi il TAR Palermo, contestando presunte irregolarità delle operazioni elettorali e
chiedendo la correzione del risultato elettorale e l’accertamento della propria vittoria al
primo turno.
Il sindaco di Sciacca Fabio Termine frattanto si e’costituito in giudizio, affidando la propria
difesa agli avvocati amministrativisti Girolamo Rubino Calogero Marino, e Giuseppe
Impiduglia e depositando memoria volta a rilevare l’inammissibilità del ricorso
stante la sua natura esplorativa, nonchè a confutare, punto per punto, le motivazioni
contenute nel ricorso proposto dal candidato sindaco sconfitto al ballottaggio.
Anche la squadra assessoriale è intervenuta in giudizio a sostegno del sindaco
Termine, proponendo ricorso incidentale sempre con il patrocinio degli avvocati
Rubino,Marino, e Impiduglia.
In particolare, a mezzo del ricorso incidentale proposto dagli Assessori saccensi, gli
avvocati Rubino,Impiduglia e Marino hanno dedotto che al Sindaco Termine sarebbero
stati, illegittimamente, annullati ben 16 voti.
Da ultimo, in vista della ormai prossima udienza del 9 novembre, gli avv.ti Rubino, Marino
e Impiduglia hanno depositato agli atti del giudizio una nuova memoria difensiva, con la
quale hanno ulteriormente replicato agli scritti depositati nelle more in giudizio dalla difesa
di Ignazio Messina.
La parola adesso passa al Collegio giudicante del Tribunale Amministrativo Regionale per
la Sicilia – sede di Palermo, ove il prossimo 9 novembre si celebrerà l’udienza di
discussione dei ricorsi proposti dalle parti

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Giudiziaria

Don Rugolo condannato anche in Appello

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Tre anni di reclusione: è la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Caltanissetta che ha condannato don Giuseppe Rugolo, il sacerdote ennese accusato di violenza sessuale su minorenni. I giudici hanno applicato l’attenuante della tenuità del fatto per due delle vittime individuate, rideterminando la sentenza di primo grado che era stata di quattro anni e sei mesi.

L’impianto dell’accusa ha retto anche in appello, come la credibilità del giovane archeologo Antonio Messina, sulla cui denuncia è stato incardinato il processo. La Corte d’appello ha estromesso la diocesi di Piazza Armerina dalla responsabilità civile

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Giudiziaria

Sentenza amianto killer: difesa condannata

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Roma – Amianto killer nelle navi della Marina: la Difesa condannata in via definitiva a risarcire 400mila euro la famiglia di Michele Cannavò morto di mesotelioma.

La vittima è stata esposta senza protezione per 34 anni nei cantieri e sulle navi .

Una nuova, pesante condanna, appena passata in giudicato, quindi definitiva, per il Ministero della Difesa: il Tribunale Civile di Roma ha stabilito un risarcimento di circa 400mila euro in favore dei familiari di Michele Cannavò, motorista navale della Marina Militare, deceduto a causa di un mesotelioma pleurico provocato dall’esposizione prolungata all’amianto.

Cannavò, originario della provincia di Catania, e residente a Siracusa, ha servito per 34 anni lo Stato tra il servizio militare e civile, operando in ambienti contaminati e privi di adeguate protezioni. Imbarcato su diverse unità navali – tra cui la Nave Albatros e il MOC 1201 – e impiegato nell’Arsenale Militare di Augusta, è stato quotidianamente a contatto con fibre di amianto: nei motori, nei corridoi, nei rivestimenti delle condotte, fino agli stessi ambienti di vita delle navi.

Un’esposizione continua, intensa e silenziosa, che gli è costata la vita. La diagnosi è arrivata nel 2019. La morte, appena due mesi dopo.L’INAIL ha riconosciuto il nesso causale tra l’infermità e le mansioni svolte in Marina, nel periodo del servizio civile. Una conferma ulteriore della gravità della negligenza istituzionale.

“Finalmente giustizia per la famiglia Cannavò” – commenta Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale dei familiari – “Questo risarcimento non potrà restituire Michele ai suoi cari, ma rappresenta un passo in avanti verso la tutela delle vittime e la bonifica definitiva dell’amianto da navi e arsenali militari.”

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Giudiziaria

Inchiesta Camaleonte: assolti gli imprenditori Luca e il dirigente di polizia Giudice

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Cade in primo grado l’impianto dell’inchiesta Camaleonte che ha coinvolto gli imprenditori Luca accusati di rapporti con clan mafiosi.

Il presidente del collegio penale Miriam D’Amore ha assolto tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Sono stati assolti il fondatore del gruppo Salvatore Luca, il figlio Rocco, il fratello Francesco, il genero Francesco Gallo, la moglie Concetta Lo Nigro, la figlia Maria Assunta Luca e la cognata Emanuela Lo Nigro. Tutti gli imputati hanno  respinto sempre l’accusa di legami con la mafia. I Luca si sono dichiarati, invece, vittime e hanno sostenuto che il loro patrimonio era frutto del lavoro. Lacrime,commozione e abbracci tra i componenti della famiglia Luca alla lettura del dispositivo di sentenza.

E’ stato assolto anche il dirigente di polizia Giovanni Giudice, che ha rinunciato alla prescrizione maturata. Era accusato di aver favorito i Luca, tesi sempre respinta.

La prescrizione, con esclusione dell’unica aggravante, è stata decisa per l’ altro poliziotto coinvolto Giovanni Arrogante. 

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Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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