Nozze d’oro per il Cav. Salvatore Palmeri e la consorte Caterina Orefice. Il 28 marzo i coniugi Palmeri – Orefice hanno raggiunto l’importante traguardo dei 50 anni di matrimonio. Un percorso di vita costellato da impegno, condivisione, ma soprattutto dall’amore di coppia e per i figli. Era il 28 marzo del lontano 1973 quando Salvatore e Caterina Rosa dissero per la prima volta il loro fatidico ‘si’, era un giorno bagnato dalla pioggia che portò evidentemente fortuna ma soprattutto traboccante di fede.
Salvatore e Caterina si erano conosciuti sul finire del 1971, quando erano giovani sì ma di quelli cresciuti in fretta, entrambi erano infatti orfani di padre. Lui – classe 1947- aveva perso il papà nel lontanissimo 1958 quando aveva soli 11 anni, lei – classe 1952 – aveva visto morire il suo genitore nel 1970 quando era appena diciottenne.
Salvatore si innamorò a prima vista di quella ragazza acqua e sapone e con i capelli raccolti “a coda di cavallo” che aveva visto dietro al bancone del suo negozio di generi alimentari ai Quattro Canti e come si usava allora, vincendo l’imbarazzo iniziale, non esitò a chiedere la mano della futura sposa alla suocera, che avendo da lì a poco verificato le chiare e serie intenzioni del giovane acconsentì al fidanzamento.
Fu fin dalle prime fasi una effettiva comunione d’intenti tra i due ragazzi che pur non conoscendosi sino ad allora si scoprirono da subito complementari, ispirati dagli stessi principi e, frequentatisi, presi dall’amore e dal senso di responsabilità, cominciarono a pianificare il loro matrimonio cristiano.
Salvatore era figlio di Rocco Palmeri che in città era molto conosciuto quale commerciante grossista con giro d’affari regionale nonché per essere stato storico socio ed anche Presidente della Società Garibaldi, la madre Adele Mauro, donna semplice e di moralità integerrima, aveva dato alla luce 12 figli, di cui 10 cresciuti per molti anni da vedova e 2 morti da infanti; dopo il decesso del padre, la famiglia passò un periodo di ristrettezze economiche ma tutti i figli tra cui anche i più acerbi anagraficamente come Salvatore (che era l’ottavo) cercarono di dare una mano al sostentamento della casa.
Infatti dapprima l’ancora pre-adolescente Totò (così era chiamato dai congiunti) si “auto-impiegò” nel commercio, in ausilio alle attività che erano in vita gestite dal padre e di cui presero le redini effettive i fratelli maggiori, facendo quello che l’età gli consentiva come girare per esempio porta a porta per acquistare e vendere derrate alimentari; poi man mano crescendo, preso il libretto di lavoro, andò a lavorare nell’industria, per iniziare (anche in contemporanea agli studi, condotti sin dove è stato possibile) partendo senza pretese da livelli modesti come manovale e magazziniere, ma una volta acquisito il Diploma di Congegnatore Meccanico presso Istituto d’Istruzione Superiore (da studente lavoratore ma perfettamente in corso, la meccanica ha rappresentato in quell’era la prospettiva di molti giovani) è riuscito ad essere assunto stabilmente con profilo di Tecnico Specializzato, inizialmente nell’indotto e poi nel diretto Eni, inframmezzando l’esperienza tra l’indotto ed il diretto con il servizio Militare di leva dove, superate apposite selezioni, si è specializzato ulteriormente presso le Scuole della Motorizzazione a Roma Cecchignola e poi anche una significativa esperienza da civile in Germania nella quale il trattamento economico e la posizione erano sì ottime ma che non convinse appieno l’interessato che decise di fare rientro nella propria terra alla ricerca delle origini e sicuro di potere dare un contributo qui nell’amata Gela.
Caterina, dai più conosciuta con il diminutivo Rina, invece aveva avuto una fanciullezza ed adolescenza molto serena, il padre Cav. Ugo Orefice era abbiente poiché titolare di importante (in quanto molto frequentato ed assortito) negozio di generi alimentari ai Quattro Canti che vivendo la fase del boom economico – industriale ed adeguandosi alle logiche del commercio e della pubblicità segnò la vera svolta per Gela dal passaggio dalla bottega tradizionalmente intesa al supermarket moderno, Ugo oltretutto per tale motivo aveva ricevuto il premio di Cavaliere del Commercio e lo si ricorda anche perché era un Maestro Fisarmonicista di fama locale nonché tra i primi gelesi ad avere acquistato televisione con annesso juke box già nel lontano 1956 (per la qual cosa, la sua abitazione in via Agatocle la sera spesso si trasformava di fatto “da cinema” per amici e vicinato), la madre Nunzia Bonini collaborava all’attività, rappresentando in quegli anni la vera emancipazione femminile grazie al lavoro. Caterina la maggiore di tre figli era una ragazza molto garbata e timida ed una brava studentessa alla Ragioneria di Gela, ma sul finire degli anni ’60 a seguito dell’improvvisa malattia del padre dovette prendere in mano, da profana, il negozio che di fatto gestì, insieme alla madre, anche dopo la morte del Cavaliere Orefice e sino al gennaio del 1976, quando l’esercizio intanto non più ammodernato in relazione al tempo che era passato ed “orfano” della guida del suo leader deceduto fu cessato, non essendo possibile in quella fase farvi investimenti autonomamente poiché i novelli sposi Salvatore e Caterina “si erano fatti da soli” per affrontare il matrimonio ed avevano appena raggiunto il loro equilibrio familiare nella nuova famiglia costituita, non potendo né volendo pensare ad altri progetti. Erano d’altronde ancora i tempi, a differenza di oggi, in cui se il marito aveva uno stipendio di tutto rispetto e si possedeva una casa di proprietà ce la si poteva cavare alquanto bene, demandando prevalentemente alla moglie la cura della famiglia.
Quel mercoledì 28 marzo del 1973 i due giovani erano molto emozionati ma decisi, il matrimonio fu celebrato di mattina, come si usava illo tempore, presso la Chiesa del Carmine di Gela dal compianto Parroco Can. Salvatore Romano che aveva visto crescere Caterina e concelebrato dal Sac. Speranza. I festeggiamenti, a base di dolci, torte e bontà varie si tennero presso l’allora Sala “La Parioli” in viale Indipendenza a Gela, il rinfresco fu preparato dal noto pasticcere Giuseppe Incardona e non mancò della musica dal vivo con un’orchestra, molti i familiari e gli amici presenti.
Dopo meno di un anno dal matrimonio, Salvatore fu quindi assunto in Eni, lasciando l’azienda Comit e migliorando ulteriormente nel suo status, che gli ha consentito in circa 30 anni di carriera di raggiungere serenità e crescita sociale e professionale, ottenendo la meritata pensione sul finire dell’anno 2003; dal matrimonio sono nati tre figli maschi, tutti e tre ormai grandi e coniugati: Marco (1974), da oltre 20 anni, dopo aver studiato tra il Liceo Scientifico di Gela e l’Università di Catania, lavora fuori regione in Brianza presso la multinazionale ST con profilo di Impiegato Tecnico; Paride (1977), è un Vigile Polivalente ENI in servizio presso lo stabilimento di Gela, varia formazione tecnica acquisita negli anni e tra le sue esperienze anche quella di Graduato della Marina Militare; Giorgio (1987), è Direttore di Banca, Laureato in Giurisprudenza, “centista” del Liceo Classico Eschilo, Ufficiale in congedo, parecchie esperienze di responsabilità e riconoscimenti nel volontariato.
Il 28 marzo 1998 la coppia ha festeggiato le Nozze d’Argento, oggi a distanza di altri 25 anni arriva questo ulteriore importante traguardo delle Nozze d’Oro, mezzo secolo di perfetta intesa, ancora una volta benedizione degli anelli al Carmine come nel 1973 e nel 1998 (nel ’98 la celebrazione eucaristica fu presenziata dall’indimendicato Parroco Sac. Giuseppe Bentivegna), Celebrante attuale durante la funzione di sabato 1° aprile delle ore 18.30 il Parroco Sac. Nunzio Samà, successivo banchetto con i figli e i familiari più intimi presso un noto locale cittadino, nella convinzione che il rinnovo della promessa va sempre festeggiato, nel ricordo di ciò che è stato ma soprattutto come buon auspicio per l’avvenire.
Oggi i coniugi vivono serenamente la vita da pensionati, Salvatore è molto attivo nel sociale, nel 2014 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, in atto è il Vice Presidente del Consiglio di sezione ANCRI Gela (la locale sede che raccoglie gli Insigniti O.M.R.I.), varie altre esperienze associative nel recente passato tra cui nell’Associazione Nazionale Autieri d’Italia presso la sede nazionale (quale Autiere in congedo) ricevendo nel 2015 il premio di Benemerito del Volante “per la perizia dimostra in 40 anni di guida con mezzi militari e civili”, le patenti di guida sino alle categorie superiori furono conseguite propriamente durante la naja e poi convertite in civili da congedato; Rina si dedica per lo più alla lettura ed alla gestione della casa, dopo essere stata una brava mamma a tempo pieno per molti anni, entrambi i coniugi sono stati sempre un punto di riferimento ed un esempio (e tuttora lo sono) per i familiari.
Il loro segreto è collaborare, pensare sempre di coppia e non individualmente, cosa che ha consentito pur partendo da situazioni di difficoltà iniziali di raggiungere risultati considerevoli di affermazione. Il loro piccolo rammarico non avere potuto frequentare l’Università, a seguito delle vicissitudini vissute in età giovanile, malgrado il notevole profitto, ma le difficoltà familiari sono riusciti a superarle proprio grazie alla loro unione e, con “olio di gomito”, semplicità ma diligenza nell’agire e con la Grazia del Signore a cui si sono sempre affidati sono state dunque raggiunte buone posizioni sociali per loro stessi e per i figli.
Una splendida passeggiata culturale nel cuore della nostra città, tra arte, storia, bellezza e solidarietà: si chiude con un successo l’iniziativa “Metti in moto il dono 2025”, promossa da Fidas Gela per proseguire il percorso di sensibilizzazione verso il territorio sul tema della donazione del sangue.
«Grazie di cuore ai Presidenti dei Lions Club di Gela – Gela Host, Gela Ambiente Territorio Cultura, Lions del Golfo di Gela, Butera e Terre Federiciane – per il prezioso supporto e la straordinaria sinergia che ha reso possibile la riuscita dell’iniziativa»: questo il pensiero di Enzo Emmanuello, presidente di Fidas Gela.
«Insieme abbiamo camminato per promuovere la cultura della donazione del sangue e riscoprire Gela con occhi nuovi. Emozioni, conoscenza e spirito di comunità: è stato tutto semplicemente perfetto. Un ringraziamento speciale va a Gianni Mauro, autentico motore di entusiasmo, passione e impegno civico», ha concluso Emmanuello.
Inammissibili”. Li definisce così il segretario confederale Ugl Andrea Alario i tagli contenuti nella rete ospedaliera presentata dal governo regionale. La riduzione dei posti letto, sul territorio, si abbatte principalmente sull’ospedale “Vittorio Emanuele” di Gela ma anche su altri nosocomi dell’area sud della provincia.
“Parliamo di zone già in difficoltà, sociale, economica e per ciò che concerne la salute collettiva – spiega il sindacalista – quei tagli vanno depennati e sostituiti da più risorse. Ritengo che la politica si debba attivare da subito. Noi siamo pronti a dare il contributo che ci verrà richiesto. La priorità assoluta spetta al diritto alla salute dei cittadini. Non può essere un mero numero da cancellare. Parliamo della vita di tante comunità”.
L’Ugl cercherà in tutte le sedi opportune di rivendicare i diritti basilari dei pazienti. Alario dice chiaramente no a qualsiasi ipotesi di ulteriore depotenziamento dell’ospedale “Vittorio Emanuele” e ai tagli per le altre strutture del territorio.
Giornata ecologica al quartiere di Albani Roccella: l’hanno organizzata i giovani della Chiesa Evangelica della Riconciliazione.
Venti i sacchi di rifiuti raccolti e anche un materasso.Nel quartiere il Comune ha effettuato in questi giorni attività di pulizia straordinaria. Ma nelle aree libere c’è chi si ostina a gettare rifiuti.Così i giovani sono scesi in campo per dare un segnale di buona cittadinanza.