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L'occhio del bello

Le cene di San Giuseppe, un patrimonio della città tra fede e tradizioni

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Sono tornate le cene di San Giuseppe. Un appuntamento che la città sente tantissimo, da sempre. Fede, tradizione, preghiera si fondono in queste giornate che alimentano il senso di un’attesa forte, che culmina nella giornata odierna. La giornata della festa. A mezzogiorno Gesù Giuseppe e Maria fanno il loro ingresso nelle case, nelle parrocchie, nei luoghi in cui è stato allestito l’altare con tutti i segni tradizionali.

Ma soprattutto si incontrano le persone, si riuniscono le famiglie, si rinsalda la socialità e l’aggregazione di intere comunità. Un aspetto, questo, che la pandemia ha a lungo ostacolato. Dietro la scelta di organizzare una cena ci sono motivazioni ben precise: quella di promuovere iniziative di solidarietà a sostegno dei più bisognosi, in particolar modo, ma anche il ringraziamento per aver ricevuto una grazia.

In via Pergolesi, ad esempio, Rocco Tallarita ed Eleonora Cauchi hanno preparato la loro cena grazie alla partecipazione e al contributo di tante persone, famiglie, amici. È proprio l’unione della famiglia che si celebra in queste occasioni. C’è la voglia di ringraziare il Cielo per aver ricevuto una grazia. E accade così in tante altre abitazioni, in diversi quartieri.

Ieri e oggi le cene sono state visitate dai cittadini, che hanno voluto rivivere questo momento di aggregazione sana. Negli altari allestiti in città, il desiderio forte di tornare a respirare insieme l’atmosfera unica di un momento importante per le comunità, per i fedeli, per chi ama le tradizioni che non sentono il peso del tempo.

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Medea, Siracusa, il teatro greco e Gela: la classicità non vissuta nella città di Eschilo

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Hanno un fascino senza tempo le rappresentazioni al teatro greco di Siracusa. Un rito che ormai si perde nei decenni, raccontando le opere che costituiscono la base della cultura classica, la culla di tutto: letteratura, filosofia, psicologia, arte. E così partecipare anno dopo anno a questo rito magico crea non poche emozioni da un lato, ma fa anche riflettere.

Emoziona, perché le opere degli autori greci, soprattutto quelle dei drammaturghi, sembrano essere scritte per questo nostro mondo e non per il loro. Assistere all’esibizione splendida di Medea nella settimana del triste e terribile destino di Giulia Tramontano significa parlare ancora – necessariamente- della condizione della donna, dei suoi diritti e di quanto ancora siamo indietro, al di là di ogni ipocrisia.

Ma fa anche riflettere. E la riflessione inevitabilmente coinvolge la nostra città, Gela, che come Polis ha avuto la sua grande importanza, proprio come Siracusa, ma che non è riuscita vuoi per sfortuna o per incapacità a costruirsi un futuro legato alla costante dimostrazione della propria classicità. E pensare che noi siamo proprio la città di Eschilo. Chissà, forse c’è ancora speranza per cambiare le cose. Forse, appunto.

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La logica dell’impegno personale contro chi si lamenta e basta: ripulita la spiaggia alla rotonda di Macchitella

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Il tratto di costa cui si accede dai playground della rotonda di Macchitella è uno dei più belli e caratteristici dell’intero litorale gelese. Che, ricordiamolo, con i suoi venti e più chilometri di spiaggia non avrebbe nulla da invidiare a litorali ben più rinomati dell’isola. Quel luogo purtroppo però è da anni preda dell’incuria perché tanti avventori, i più giovani ma non solo, l’hanno sporcato e continuano a sporcarlo.

Non si contano ormai le iniziative ecologiche promosse da volenterosi cittadini che, sbracciandosi in maniera fattiva e operosa, provano a ripulirlo di volta in volta. In quest’ottica ha un valore particolare l’iniziativa “Ripuliamo la nostra spiaggia” promossa da Generazione Gela.

Ieri pomeriggio un nutrito gruppo di persone, circa cinquanta, si è ritrovato proprio nel tratto di costa in questione raccogliendo una ingente quantità di rifiuti. C’erano i ragazzi di Generazione Gela ma anche alcuni membri dell’associazione Gela che cambia, gli scout dell’Agesci Gela4, una rappresentanza del Leo club del golfo di Gela, gli Arcieri del castello de Terranovas, comuni cittadini sensibili alla causa.

C’era anche il senatore Lorefice, venuto a dare una mano lontano dei riflettori. Ma oltre l’iniziativa, è il messaggio che fa la differenza: contro l’inazione di chi critica tutto e tutti dalla piazza dei social, c’è chi decide di metterci la faccia con piccole azioni di civiltà nel segno della valorizzazione del bene comune. Non si tratta più di fatti sporadici ma di azioni costanti. Che indicano come una parte consistente della città, piaccio non piaccia, ha già invertito la rotta. E non vuole fermarsi.

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Tra medicina e scrittura, la poesia della vita nei versi di Francesco Montemagno 

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La scrittura per un autore come il bisturi per un chirurgo: strumenti di precisione per scavare, entrare in profondità, recidere il male e curare tanto il corpo quanto l’anima. Parallelismi che s’incontrano nel vissuto e nell’esperienza di Gaspare Francesco Montemagno, medico ospedaliero catanese specialista in neurochirurgia, che fin da piccolo ha coltivato la grande passione per la poesia: i suoi principali lavori si ritrovano nella silloge intitolata “Frecce nella nebbia” (Carthago edizioni).

Opere in cui spicca il rapporto con gli elementi della natura, un ritorno primordiale alle dimensioni che rappresentano l’essenziale della quotidianità, sentimenti, emozioni, amori. È la profondità delle cose e dei pensieri il motivo ricorrente nella poesia di Montemagno.

«Questa passione è nata alle medie – racconta l’autore -, ma per tanti anni ho buttato le poesie che scrivevo: solo alcune sono sopravvissute. In un momento forte della mia vita, ho pensato che questa scrittura dovesse uscire. Così ha preso vita questa pubblicazione». Le opere che compongono la raccolta, manifesto del pensiero dell’autore, propongono una poesia che lo stesso Montemagno definisce “ermetica”. Ma c’è ancora oggi, nel mondo che corre a ritmi insostenibili, spazio per l’attesa, l’introspezione, la profondità tipiche della poesia?

«Assolutamente sì – dice il medico-poeta -. La poesia ci rimanda al bello, continua ad avere senso proprio per questo. Abbiamo lasciato nel libro delle pagine bianche per ispirare nel lettore una pausa, perché potesse riempirle con le proprie riflessioni. Uno stimolo a prendersi del tempo del sé stessi». Una bella storia, fatta di passioni che non tramontano e che il tempo non scalfisce ma consolida. Passioni come questa, capaci di scoccare come “Frecce nella nebbia”, sono proprio il sale – e il senso – di tutta una vita.

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