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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Maniglia: l’incidente è avvenuto per carenze sanitarie

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Ha provocato reazioni la nota a firma del commissario di Diventerà Bellissima di Gela, Michele Orlando. Giunge in redazione un’altra riflessione del commerciante impegnato nel sociale, Marco Maniglia.

“Con grandissima rabbia – credo condivisa dai nostri concittadini tutti- debbo scagliarmi contro le parole del rappresentante di Diventerà Bellissima, Orlando, quando sostiene che l’incidente in cui hanno perso la vita tre uomini , è stata una pura e disgraziata casualità non attribuibile a malasanita’, pur di apparire paladino agli occhi del Presidente della Regione a statuto speciale e garante della sanità isolana.
Le cose non stanno così. A Gela manca di tutto, di tutti i servizi e di tutte le strutture e i macchinari che dovrebbero essere presenti in una città di 75.000 abitanti
Per potere assicurare il minimo delle prestazioni sanitarie al nostro territorio, le ambulanze vanno avanti e indietro tra Gela e Caltanissetta e altri ospedali svariate volte al giorno mettendo a rischio inevitabilmente la vita dei pazienti, degli infermieri, dei medici e degli autisti dei mezzi sanitari.
Gela è davvero l’ultima città reietta della Sicilia, trattata come un rifiuto a vantaggio di Caltanissetta o di altri centri anche più piccoli che invece godono di servizi che a noi sono sottratti.
Tre persone sono morte, caro Orlando, e un’altra è in gravi condizioni… non è casualità, è MALASANITÀ.
Sono sdegnato: non vogliamo le briciole che lasciano a Gela , a noi gelesi, dopo che hanno apparecchiato i piatti migliori per Caltanissetta”.

Marco Maniglia

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Cos’è il fascismo?

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Dallo psichiatra Franco Lauria, riceviamo e pubblichiamo

Cosa è stato il fascismo storico del ventennio di Mussolini? Violenza e prevaricazione? Anche. Omicidi e parate militari da buffoni? Anche, per dire che ci sono state tante altre cose meno violente e meno teatrali. Ma fermiamoci alla violenza.Se l’essenza del fascismo la facciamo coincidere con la violenza allora di fascismo ne abbiamo avuto tanto, tantissimo nella Storia dell’Umanità. Potremmo dire che tutta la Storia millenaria dell’essere umano è stata storia fascista, in quanto Storia di violenza e prevaricazione. I Greci che distrussero Troia (1.200 anni prima di Cristo) furono fascisti perchè violenti, arroganti e non democratici; non accettarono l’amore di due amanti e scatenarono una guerra decennale provocando morte e distruzione di massa.Più fascisti dei romani che per quasi 1.300 anni misero a ferro e fuoco non solo l’Italia, ma tutto il mondo conosciuto? Quanta violenza, quanti schiavi, quanti morti nelle loro innumerevoli guerre? Quanto fascismo ci fu nei Romani? Più fascisti dei portoghesi, spagnoli, francesi, inglesi che per oltre 300 anni massacrarono almeno 100 milioni di persone, nativi americani, per rubargli la terra e tutte le ricchezze?E degli oltre 40 milioni di neri africani trasportati come sardine dall’Africa ai Caraibi per ingrassare i ricchi signori nobili, borghesi e perché no anche vescovi di Roma? Ne vogliamo parlare? E della violenza-fascismo di Gengis Kan? E della violenza-fascismo dei Turchi? E della violenza-fascismo di Stalin che fece almeno 20 milioni di morti che fanno impallidire la violenza-fascismo di Hitler che si fermò a solo 6 milioni di ebrei? E della violenza-fascismo dei Savoia che dal 1860 al 1870 misero a ferro e fuoco il Sud Italia, Regno delle due Sicilie, ex Magna Grecia, distruggendo la terza potenza mondiale e riducendo l’intero Sud Italia a stragi, miseria, lutti, povertà ed emigrazione, ne vogliamo parlare? Più fascisti dei Savoia? A cui noi del Sud abbiamo intitolato i nostri Corsi principali, strade e piazze? Più fascisti degli americani (Usa) che da sempre per oltre 200 anni ammazzano e rubano prima in casa loro e poi in tutto il resto del mondo? Vi sembra ancora proponibile chiamare fascismo la violenza? La violenza si chiama violenza e il fascismo fascismo. Il fascismo fu un movimento storico nato in Italia durato 20 anni e finito. Stop. Il resto sia prima che dopo non è e non sarà mai più fascismo perché le condizioni storiche, economiche, culturali che lo determinarono sono finite per sempre.Oggi se c’è violenza e c’è tanta violenza in aumento è la violenza soft del postcapitalismo di Google e Facebook e dei ricchi ebrei apolidi i quali esercitano ossessivamente il controllo totale sulle nostre vite con altri mezzi. Mezzi meno appariscenti, indiretti, psicologici, ma più efficaci della violenza fisica diretta e manifesta. Ogni epoca ha la sua violenza ed il suo modo di manifestarsi. Definire la violenza di oggi fascismo è un falso storico, un’operazione ideologica, cioè di parte.E’ un tentativo fra l’arroganza e il patetico di portare acqua al mulino della sinistra italiana che si autodefinisce antifascista quindi non violenta. E pertanto tutti quelli che non stanno a sinistra sono etichettati da subito come violenti e quindi fascisti. Più precisamente neo-fascisti.È evidente la falsità e l’ideologia che sta dietro a questo sillogismo. Non scomodiamo Aristotele, per carità. Vorrei invece qui ricordare il fascismo degli antifascisti come lo chiamava Sciascia e il fascismo della sinistra come lo chiamava Pasolini.Ma oggi se c’è un fascismo, l’unico reale e non ideologico, è quello del postcapitalismo. Ma si da il caso che i nostri antifascisti italiani siano i più fedeli alleati del fascismo attuale e preferiscono combattere come Don Chisciotte contro un fascismo inesistente, così da proteggere il fascismo attuale.Di cui loro sono alleati e servitori tanto lecchini da fare schifo.E perché ci stanno? Perché questo postcapitalismo gli garantisce il potere amministrativo dell’Italia, lo Status, la ricchezza economica. Sin dal dopoguerra, sin dal 1945. Infatti questi antifascisti, molti dei quali sotto il fascismo erano fascisti, sono saltati immediatamente sul carro dei vincitori appena caduto il fascismo, hanno occupato tutto l’occupabile: Rai, Cinema, Università, Magistratura, Teatro, Case editrici, giornali.Sono i migliori alleati del fascismo attuale esistente e lottano ferocemente contro un fascismo finito oltre 70 anni fa.E non me ne vogliano i vari Eco e Canfora.Anche loro, intellettuali geniali che io ho ammirato per molti aspetti, purtroppo sono stati e sono vittime dell’ideologia e quindi di parte e quindi in errore. Non si può parlare di fascismo eterno, ma di violenza eterna. Non si può parlare di fascismo come categoria dello Spirito, ma di violenza come categoria dello Spirito. Il fascismo fu altra cosa, iniziato e finito come qualsiasi altro movimento storico. Continuare a definire la violenza di oggi come fascismo è distrazione di massa.

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In memoria del poliziotto gelese Giovanni Lorefice

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Dallo storico Nuccio Mulè, riceviamo e pubblichiamo

All’istituzione Comune di Gela nel 2016 è passata inosservata, senza una giusta e doverosa evidenziazione, la concessione di una medaglia d’oro del Presidente della Repubblica Mattarella al poliziotto Giovanni Lorefice originario di Gela; una medaglia d’oro, che si aggiunge alle precedenti cinque dei conterranei Giovanni Guccione, Emanuele Guttadauro, Giulio Cesare Siragusa, Giuseppe Valenti e Sebastiano D’Immè. Riportiamo qui il perché di tale meritevole concessione concessa a Giovanni Lorefice, uomo della Polizia di Stato. E lo facciamo traendo notizie dal quotidiano romano Il Messaggero del 19 febbraio 2024, il quale riportò la scomparsa del Lorefice con un articolo dal titolo: “Addio al poliziotto Lorefice, unico sopravvissuto all’attentato fatale a Serpico”. Ecco come si svolsero i fatti. Il 28 maggio 1980, davanti al liceo romano “Giulio Cesare” fu perpetrato un agguato ad un’auto di pattuglia della Polizia di Stato che era in via Trieste per seguire e controllare un corteo. Verso le ore 8,00 mentre i giovani liceali stavano per entrare a scuola, un commando di quattro terroristi dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari, un’organizzazione terroristica italiana di orientamento neofascista e neonazista d’estrema destra), Valerio Fioravanti, Francesco Mambro, Giorgio Vale e Luigi Ciavardini, arrivati in sella a due vesponi, uccisero con sette colpi d’arma da fuoco il super-poliziotto di quartiere Francesco Evangelista, conosciuto allora come “Serpico”, un personaggio a cui si ispirò nel 1973 l’omonimo film di Sidney Lumet interpretato da Al Pacino. Assieme a Francesco Evangelista vi erano anche due suoi colleghi, Antonio Manfreda ed il nostro Giovanni Lorefice quest’ultimo allora in servizio al Commissariato romano di Porta Pia; nell’attentato, anche questi ultimi due poliziotti colleghi di “Serpico” subirono delle gravi ferite, in particolare il nostro Lorefice colpito in varie parti del corpo ed alla testa, tant’è che, a seguito delle gravi lesioni riportate, rimase invalido al cento per cento. E per tale motivo e soprattutto come vittima di terrorismo, ricevette la prestigiosa onorificenza. Anche il poliziotto Manfreda risentì delle ferite le cui conseguenze dopo diversi anni furono causa della sua scomparsa. Oggi il nome del poliziotto Giovanni Lorefice, nonostante le gravi dimenticanze dell’Istituzione, compare impresso tra le sei medaglie d’oro gelesi sulla stele in Piazza Martiri della Libertà a ricordo imperituro.

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Scomparso il Busto di Emanuele Morselli

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Dal prof.Nuccio Mulè riceviamo e pubblichiamo

E così dopo quasi quarant’anni il busto bronzeo del Prof. Emanuele Morselli si è …volatilizzato! E chissà dove sia andato a finire. E ti pareva. Nel 1986, in occasione dell’inaugurazione della nuova Biblioteca Comunale, oggi chiusa dal 2021 per lavori di riattamento, al Prof. Emanuele Morselli gli fu dedicato un busto bronzeo all’interno dell’attiguo giardino della stessa biblioteca. Sul supporto spoglio del busto (di cui, colpa nostra, non conosciamo nemmeno l’autore) vi era la scritta “E. Morselli. Umanista della finanza pubblica – N. 1889 – M. 1975”. Che considerazione si può fare se non quella di registrare ancora una volta un classico colpo dei cosiddetti “tombaroli del metallo” che nell’arco di mezzo secolo hanno fatto sparire diverse opere a Gela; oltre a questa, infatti, si vuole ricordare quella del puttino bronzeo della fontana del giardino delle suore in contrada Orto Fontanelle, proprio sotto l’attuale Municipio. Ma, cambiando discorso, chi era Emanuele Morselli e perché in suo ricordo gli fu dedicato un busto bronzeo? Era un valente economista oltre ad essere uno degli uomini di cultura forse più prestigioso tra quelli di vecchio stampo della nostra città. Prima dell’ateneo di Palermo, nella sua carriera di docente universitario si annoverano le università di Messina, Ferrara e Padova. Per le sue doti di scienziato economista fu richiesto da diversi istituti esteri in Europa (Spagna e Portogallo) e nell’America Latina (Argentina, Uraguay e Perù). Per i suoi studi, in particolare quelli della “Teoria della parafiscalità”, ricevette nel 1938 il titolo di “Professore Emerito dell’Università di Palermo”. Per la sua produzione scientifica nel campo dell’Economia Teorica e Applicata così come nella Scienza delle Finanze e in quella del Diritto Finanziario, ebbe diversi importanti riconoscimenti a livello nazionale. Fu membro di diverse accademie come quelle di Scienze di Ferrara e la “Petrarca” di Lettere e Arti di Arezzo oltre ad essere anche membro del Consiglio Generale dell’Istituto per la Storia del Diritto Feudale e Nobiliare del Sovrano Militare dell’Ordine di Malta, un ordine religioso cavalleresco canonicamente dipendente dalla Santa Sede con finalità assistenziali. Nel 1975 il compianto Rocco Trainito, titolare dell’omonima libreria sul Corso, gli pubblicò alla memoria un saggio autobiografico riguardante la sua vita a Gela nel primo decennio del Novecento dove in particolare si mettevano in luce le condizioni economiche e sociali. Fra diverse onorificenze ricevute si ricordano il “Premio della Cultura” della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il “Sileno d’Oro”; a sua memoria, oltre ad una via, nel 1976 gli furono dedicati l’aula magna della Scuola Media P.E. Giudici e l’Istituto Tecnico Industriale. Delle sue più importanti pubblicazioni si ricordano: “Teoria generale della finanza pubblica” del 1935, “Politica e sociologia economica” del 1930, “Frammenti di economia sociale” del 1947, una “Collezione di storia della finanza pubblica” in 12 Volumi e “Gela da città agricola a città industriale

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