Possono i governi di una città, spingere i propri figli ad abbandonare la loro terra perchè depauperata, vilipesa, per nulla arricchita? A Gela si. Lo dicono i numeri. I giovani scappano: non trovano stimoli ma soprattutto non trovano lavoro. E le amministrazioni che fanno? Stanno a guardare, litigano con i gruppi politici, non hanno idee e accusano i cittadini per distrarli sulle loro inconsistenze. E Gela muore. Ci scrive un’insegnante che ha scelto di tornare a Gela e oggi si mette in discussione. E’ questa la constatazione del fallimento di una politica ‘piccina’ che, nel tempo, non ha fatto altro che allontanare i cittadini dalla loro terra, anzichè accoglierli, anzichè amarli; anzichè coccolarli. Perchè sono loro l’anima di una città. Immaginiamo se tutti andassimo via? Non ci sarebbe più nessuno da amministrare e non ci sarebbero voti da ‘catturare’ . L’ Ente locale sarebbe cancellato. FALLIMENTO. E’ quello a cui si avvia la nostra vecchia, gloriosa città. Ma non ci pensa nessuno…
“ c’è sempre qualcosa ….
Vorrei chiedere, ai miei concittadini, alcuni dei quali condividono i miei stessi obiettivi e speranze, nello specifico di crescita, di sviluppo, di consapevolezza , di comunità, di rispetto per le cose belle… di elencarmi almeno una cosa che , in questo paese, esista. Sole e mare a parte… ditemene una, vi prego.
Nata e cresciuta in questo posto, trasferita al nord dopo aver superato un concorso pubblico, vissuta tre anni lontana da qui, a contatto con città che offrono quantomeno servizi, sono voluta ritornare…. Ecco… perché l’ ho fatto? A distanza di 19 anni , mi chiedo se io abbia fatto la scelta giusta. Conosco già la risposta, ma attendo speranzosa che qualcuno mi dica anche solo un motivo che potrebbe riportarmi nella convinzione che la scelta fu quella giusta. Una, ditemi una sola cosa … C’è sempre qualcosa… ma cosa? Sono una cittadina stanca, che ha abbassato da tempo le braccia davanti alla non curanza di un’ amministrazione che tutto pare tranne che “ giusta”. Davanti al gelese basso, che ama imbrattare il luogo in cui vive con obbrobri generali. Il gelese va educato. Multato. E non punito, indirizzato. Ma l’ amministrazione continua a dormire e a preoccuparsi del loro orticello… Dunque se dovesse venirvi in mente qualcosa che qui, funzioni, vi prego di farmela presente… qualcosa che possa riaccendere in me la speranza…. C’è sempre qualcosa…”
Riceviamo e pubblichiamo una nota dei residenti di contrada Tenutella che chiedono l’intervento delle istituzioni dopo le avverse condizioni atmosferiche del 19 ottobre scorso.
Una situazione drammatica quella della viabilità in contrada Tenutella, dopo il nubifragio avvenuto tra la notte del 18 e 19 ottobre e la totale indifferenza dimostrata dalle autorità competenti, che, a oltre venti giorni dall’accaduto, non hanno ancora avviato gli interventi necessari al ripristino della normale percorribilità e sicurezza del territorio, sono alla base della decisione assunta il 26 ottobre scorso dai proprietari delle abitazioni della zona di convocare un incontro finalizzato a intraprendere tutte le azioni necessarie affinché le istituzioni adottino provvedimenti concreti per garantire la sicurezza e l’incolumità, sia pubblica che privata.
Il fenomeno dello sversamento di detriti e fango, originato dai corsi d’acqua Rizzuto e Comunelli, che delimitano il territorio di Tenutella – situato nel Comune di Butera ma al confine con quello di Gela – ha provocato danni ingenti e l’isolamento di numerose famiglie residenti. Il comitato dei residenti ha segnalato che, in caso di nuove avversità atmosferiche, si renderà necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco e delle squadre del gestore elettrico, al fine di tutelare la sicurezza e l’incolumità, come già avvenuto nella notte del 19 ottobre scorso.
L’incontro, che ha visto una partecipazione intensa e un clima di grande preoccupazione, ha posto al centro del dibattito la gravissima difficoltà di accesso alle proprietà private in condizioni di sicurezza. Ad oggi, l’unico intervento da parte del Comune di Butera si è limitato a una parziale rimozione di fango e detriti lungo alcune arterie viarie della zona, ma nessuna misura concreta è stata adottata per prevenire il ripetersi del fenomeno, che appare tanto più urgente in vista della stagione invernale.
Il manto stradale in diverse aree è ancora ricoperto da fanghiglia, che, con le prime piogge, compromette la sicurezza delle vie di accesso e rende impossibile l’ingresso alle abitazioni.I partecipanti all’incontro hanno unanimemente concordato sulla necessità di un maggiore coinvolgimento delle istituzioni locali e regionali, al fine di monitorare con attenzione l’evoluzione dei provvedimenti in corso.
Qualora non vi fosse un’interlocuzione adeguata o provvedimenti concreti, i residenti hanno espresso la ferma intenzione di intraprendere, con la massima determinazione, ogni azione utile e incisiva nei confronti delle autorità competenti, affinché questa gravissima emergenza venga affrontata con la priorità e l’urgenza che la situazione richiede.
Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma di Eleonora Picceri, titolare del Ristorante ‘La Nave’, confinante con l’appartamento in cui vive Luca Parrinello.
“Sono profondamente dispiaciuta per come il signor Parrinello abbia strumentalizzato la sua vicenda personale e le difficoltà derivanti dalla sua condizione per gettare discredito sul mio locale e sulla mia persona, ignorando totalmente il contesto legale e le sofferenze che io e la mia famiglia abbiamo subito negli anni.È fondamentale che l’opinione pubblica sappia che i proprietari dell’immobile in cui vive il signor Parrinello sono i suoi genitori, che gli hanno dato in comodato d’uso un appartamento non idoneo alla sua condizione, pur avendo a disposizione altri immobili più adatti.Il signor Parrinello ha scelto consapevolmente di andare a vivere nell’immobile, che i suoi genitori altrettanto consapevolmente hanno messo a disposizione del figlio, dopo l’incidente che lo ha portato sulla sedia a rotelle, sapendo bene che la casa non era strutturata per garantire facilità di movimento. Questo dettaglio spesso taciuto dimostra la sua consapevolezza fin dal primo giorno riguardo alle limitazioni dell’immobile, limitazioni che io non ho creato né imposto.Fin dai primi tempi, il signor Parrinello ha installato senza alcuna autorizzazione una passerella abusiva invadendo il mio tetto, occupando suolo pubblico e deturpando l’area circostante. Ho dovuto affrontare due cause legali, nelle quali egli ha tentato di affermare che la corte dove esercito la mia attività fosse di sua proprietà, arrivando persino a rivendicare il terrazzo del locale. Nonostante abbia vinto tutte le cause in tutte le sedi legali, mi ritrovo nuovamente al centro di un attacco mediatico che ignora volutamente queste verità.La mia disponibilità iniziale ad acconsentire alla costruzione dell’ascensore, nonostante il suo comportamento offensivo, è stata una dimostrazione di rispetto per la sua condizione. Tuttavia, oggi sono costretta a difendermi ancora una volta, perché il signor Parrinello ha avviato un’ennesima azione legale contro di me, contestando la mia tettoia nonostante questa sia stata installata con permessi regolari rilasciati dal Comune di Gela. Ritengo quindi mio diritto tutelarmi richiedendo la rimozione dell’ascensore che ho acconsentito ad installare a fronte della stessa distanza che ora lui esige da me.La mia pazienza è giunta al limite: per anni ho dovuto subire una campagna d’odio alimentata ad arte da lui e da sua moglie, che hanno creato una pagina Facebook atta solo a diffondere calunnie e fomentare odio gratuito verso la mia persona e la mia attività. I danni economici e psicologici che ne sono derivati sono incalcolabili. Sono stata esposta a shitstorm mediatiche, attaccata da chi non conosceva la realtà dei fatti e insultata da persone che mi hanno dipinta come carnefice, mentre non ho fatto altro che lavorare onestamente per il bene dei miei figli.Un’ulteriore dimostrazione della mancanza di rispetto del signor Parrinello verso il mio locale e il mio lavoro riguarda la gestione dei suoi animali domestici. Per anni, il suo cane ha costantemente sporcato il balcone sopra l’ingresso del mio ristorante, creando un disagio sanitario e ambientale. Questa situazione, documentata da numerose denunce e segnalazioni ai vigili urbani, ha reso ancora più arduo il mio impegno a mantenere uno spazio accogliente e rispettoso per i miei clienti, malgrado i continui ostacoli e il disprezzo dimostrato verso la mia attività.Per chi come me ha dedicato anni a costruire un’attività onesta, sopportare in silenzio queste angherie è diventato insostenibile. Il mio locale, La Nave, rappresenta non solo il mio impegno, ma anche l’unica fonte di sostentamento per la mia famiglia che il signor Parrinello vuole distruggere. Non accetto più di essere calpestata pubblicamente per il tornaconto di chi cerca compassione sfruttando verità distorte.Chiedo rispetto per la mia attività, per il mio lavoro, per la mia storia. Sono pronta a difendere la mia dignità, che negli anni è stata infangata in modo crudele, solo per aver osato tutelare i miei diritti”.
Dallo storico Nuccio Mulè, riceviamo e pubblichiamo
Nell’archivio della Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura Icar (Istituto Centrale Archivi), alla voce “I Partigiani d’Italia – Lo schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle donne della Resistenza”, si trovano gli elenchi dei partigiani che operarono in tutte le regioni italiane a partire dagli anni Quaranta. Per quanto riguarda la Sicilia gli elenchi contengono 6.554 nominativi di partigiani ripartiti nelle nove province: Palermo con 1.619, Catania con 1.101, Messina con 1.082, Agrigento con 613, Caltanissetta con 419, Trapani con 542, Enna con 364, Siracusa con 466 e Ragusa con 348. Per il Comune di Gela compaiono 60 nominativi a cui se ne aggiungono altri 20 della mia ricerca, portando il numero totale a 80 partigiani di Gela. Tutto questo a meno di tre ultime integrazioni che hanno portato il totale dei partigiani gelesi della guerra di Liberazione nel Nord d’Italia al numero di 83.
Alla lista degli ottanta partigiani di Gela si aggiunge un altro nominativo fornitoci dal Massimo Altamore; si tratta di Giovanni Vacca di cui si riportano alcune notizie biografiche.
Il partigiano Giovanni Vacca nacque qui a Gela (allora Terranova di Sicilia) il 24 maggio 1923. Trasferitosi sin da piccolo con la famiglia a Milano da adulto lavorò negli stabilimenti aeronautici della “Caproni” come apprendista meccanico. Aderì alla Resistenza compiendo una serie di atti di sabotaggio all’interno della “Caproni” compreso un attentato al deposito di munizioni di una batteria antiaerea ai Sabbioni presso l’Idroscalo di Milano. Verso la fine del 1943 raggiunse la formazione partigiana “Esercito Italiano – Gruppo Cinque Giornate” del colonnello Carlo Croce sul Monte San Martino di Valcuvia. Dopo un’aspra battaglia fu catturato assieme ad altri partigiani dai nazifascisti; trasferito con i compagni alla Caserma Cadorna di Valcuvia, fu torturato e poi fucilato il 15 novembre 1943.
Per il suo contributo alla Resistenza gli furono conferite alla memoria il Diploma di Medaglia Garibaldina nel 1947 e una Medaglia d’Oro dal Comune di Milano nel 1972.
Alla lista degli ottantuno partigiani di Gela si aggiunge un altro nominativo, quello di Benedetto Bonanno, nato a Terranova di Sicilia il 1° gennaio 1910. Brigadiere della Stazione Carabinieri di Arcola in provincia di La Spezia, aderì alla Resistenza del gruppo “Giustizia e Libertà” a Sarzana. Entrò clandestinamente nella Brigata “Lunense”. Fu ucciso il 14 settembre 1944 durante un’azione contro un reparto tedesco a Casalina di Cecina (Fivizzano-MS). Al carabiniere partigiano di Gela è dedicata una lapide alla memoria nella Stazione Carabinieri di Arcola oltre alla cittadinanza onoraria dello stesso Comune. A Gela gli è stata dedicata nell’immediato dopoguerra una via nella zona Borgo, anche se nessuno, che si sappia, abbia saputo mai il perchè.
Alla lista degli ottantadue partigiani di Gela si aggiunge un altro nominativo, quello di Pietro Antonuccio. Carrettiere nato a Terranova di Sicilia il 13 maggio 1922. Soldato del 28° Rgt. Artiglieria in Grecia. Prigioniero di guerra catturato dai tedeschi e deportato in Germania (prigioniero I.M.I.). Concessione qualifica di Partigiano.