Il consigliere indipendente Alessandra Ascia accende i riflettori sulla produzione di gas, biometano e gas naturale che potrebbe essere una carta vincente per uscire dalla crisi energetica che sta colpendo i Paesi Europei, con sempre maggiore forza da quando Putin ha iniziato la guerra in Ucraina, a condizione però che si mettano in campo tutti gli strumenti necessari a velocizzare progetti e investimenti, finora rimasti bloccati dalla burocrazia, dal vuoto normativo e anche dalle opposizioni locali alla realizzazione degli impianti. Il dato, secondo le cifre riferite dal ministero dello Sviluppo economico, è questo: in Italia si estrarrebbero 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale, a fronte di un consumo complessivo di 76,1 miliardi di metri cubi. L’obiettivo, di recente dichiarato dal ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, è aggiungerne altri 2,2 miliardi di metri cubi, che porterebbe così l’ammontare totale a oltre 5,5 miliardi di metri cubi di gas. I giacimenti attualmente attivi sono 1.298. In realtà quelli che vengono realmente utilizzati con continuità sono 514, altri 752 sono attivi solo sulla carta. Gli altri 32 sono pozzi di controllo e manutenzione. Secondo le previsioni del governo questi 2,2 miliardi di metri cubi di nuovo gas dovrebbero essere recuperati in tre aree, ma la parte del leone dovrebbe farla il Canale di Sicilia attraverso i due nuovi giacimenti, battezzati Argo e Cassiopea, dove dovrebbero arrivare l’80% del nuovo gas. il gas (99% metano) estratto dai giacimenti Argo e Cassiopea e trattato dall’impianto di Gela avrà una portata di picco equivalente a più di 7 volte l’attuale produzione di gas in Sicilia e a più del 30% dei consumi gas della regione. L’estrazione dai campi offshore avverrà tramite uno sviluppo interamente sottomarino senza emissioni e privo di impatto visivo a mare. Il gas verrà poi inviato al nuovo impianto di trattamento, all’interno dell’area della raffineria di Gela, tramite una linea sottomarina di 60 km di lunghezza. L’approdo sulla costa ripristinerà una struttura già esistente e ora in disuso ad est del pontile di raffineria. Il gas verrà infine immesso nella rete di distribuzione nazionale Snam. Dal punto di vista occupazionale, la stabile produzione di gas, avrebbe un impatto notevolmente positivo sull’occupazione e la valorizzazione dell’indotto locale sia nella fase di costruzione sia operativa; la produzione di gas naturale ha un minor impatto inquinante rispetto agli altri combustibili fossili, azzeramento dell’impatto emissivo, nessuno scarico diretto a mare, emissioni praticamente nulle. L’impianto doveva entrare in funzione nel 2020 e, invece, è prevista per la prima metà del 2024. La consigliera ha presentato un’interrogazione al sindaco e all’Assessore competente per sapere se si ritenga opportuno se non necessario stabilire un tavolo tecnico urgente con il Ministero della Transazione Ecologica affinché possa rilasciare l’autorizzazione all’esecuzione dell’infrastruttura per il trattamento del gas all’interno del sito Eni di Gela. Inoltre la consigliera chiede se si ritenga necessario istituire un tavolo regionale tra Regione, la Società energetica Eni e il Comune di Gela affinché oltre a garantire e privilegiate le imprese e la manodopera locale si intenta prevedere una detassazione del gas per il territorio di Gela.

