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Il Castello di Pietrarossa di Caltanissetta illuminato con le luci del tricolore

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In occasione della Festa di Liberazione il castello di Pietrarossa – monumento-simbolo di Caltanissetta – è stato illuminato proiettando in notturna le luci del tricolore italiano, con un eccezionale e suggestivo effetto scenico. Così si concludono le celebrazioni del 25 aprile, promosse e realizzate dal Comune di Caltanissetta e dall’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) per commemorare la Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista.

Per tutta la durata della festa nazionale, inoltre, sulla facciata di Palazzo del Carmine sede istituzionale del Comune ha sventolato la bandiera dell’A.N.P.I. – alzata direttamente dal Sindaco dott. Roberto Gambino – a simboleggiare la gratitudine dell’Italia difesa e liberata dai Partigiani e degli altri eroi della Resistenza.

Come si ricorderà, a Caltanissetta la festa del 25 aprile è stata contraddistinta da una ricca serie di eventi. Nella prima mattinata si sono svolte le celebrazioni ufficiali disposte dal Prefetto di Caltanissetta e dalle altre Autorità. Successivamente, i rappresentanti e attivisti dell’ANPI provinciale – Peppe Cammarata, Elia Miccichè, Claudia Cammarata, Stefania Sorrentino e Angela Noto – si sono recati in 45 strade di Caltanissetta (da via Don Minzoni a via XXV Aprile; da via Palmiro Togliatti a via Sandro Pertini a via Concetto Marchesi, ed altre vie) per compiere il gesto simbolico della deposizione di un mazzo di fiori sotto le targhe delle vie e delle piazze dedicate ad antifasciste/i e partigiane/i, in contemporanea con centinaia di altre località italiane dove si è svolta la campagna nazionale dell’ANPI “Strade di Liberazione”. In serata, in modalità telematica in ossequio alle norme anti-covid, si è svolto l’evento “25 Aprile: una storia fatta di storie” durante il quale sono state diffuse le immagini del castello di Pietrarossa illuminato con il Tricolore.

Il Comitato Provinciale dell’A.N.P.I. esprime la propria soddisfazione per l’ottimo risultato delle numerose e diversificate iniziative svolte in tutta la Provincia. Un ringraziamento particolare va al Sindaco Roberto Gambino ed all’Assessore Fabio Caracausi che, da subito, hanno aderito con convinzione alle proposte dell’Associazione e si sono prodigati per il assicurarne il buon esito. L’impegno dell’A.N.P.I. proseguirà, adesso, promuovendo ulteriori iniziative all’insegna della doverosa riconoscenza civile e morale per chi ha sacrificato la propria vita per quella straordinaria stagione di lotta per la Libertà e la Democrazia da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione, e della riconferma della necessità di un antifascismo praticato tutti i giorni.

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La Famiglia Salesiana festeggia San Domenico Savio

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Oggi la Famiglia Salesiana festeggia San Domenico Savio.

È stato proclamato beato il 5 marzo 1950 da Pio XII, che lo ha poi canonizzato il 12 giugno 1954. La memoria liturgica è il 9 marzo: cadendo questo giorno nel periodo di quaresima, la Famiglia Salesiana e le diocesi della Regione Pastorale Piemontese hanno spostato la celebrazione al 6 maggio.

Domenico Savio è l’angelico alunno di San Giovanni Bosco, nato a Riva presso Chieri (Torino) il 2 aprile 1842, da Carlo Savio e da Brigida Gaiato. Trascorse la fanciullezza in famiglia, circondato dalle cure amorevoli del padre che faceva il fabbro e della madre che era una sarta.

Il 2 ottobre 1854 ebbe la fortuna d’incontrare Don Bosco, il grande apostolo della gioventù, il quale subito «conobbe in quel giovane un animo secondo lo spirito del Signore e rimase non poco stupito, considerando i lavori che la grazia divina aveva già operato in così tenera età». Domenico Savio chiuse la sua breve esistenza a Mondonio, il 9 marzo 1857, a soli 15 anni.

Con gli occhi fissi in una dolce visione, esclamò: «Che bella cosa io vedo mai!». La fama della sua santità; suggellata dai miracoli, richiamò l’attenzione della Chiesa che lo dichiarò eroe delle virtù cristiane il 9 luglio 1933; lo proclamò Beato il 5 marzo 1950, Anno Santo; e, quattro anni dopo, nell’Anno Mariano, lo cinse dell’aureola dei Santi (12 giugno 1954). La sua festa si celebra il 9 marzo. La famiglia salesiana lo festeggia il 6 maggio.

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La solidarietà della Chiesa Armerina

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Piazza Armerina- Sull’ episodio si è pronunciata la chiesa Armerina in riferimento ai fatti accaduti nella giornata di domenica 5 maggio nella Cattedrale di Piazza Armerina.

Al termine della Celebrazione della Messa, presieduta dal Vescovo mons. Rosario Gisana in occasione della giornata dei ministranti e dei ragazzi della catechesi della Diocesi, che hanno portato disordine e sgomento, espressione di una modalità totalmente scorretta di fare giornalismo.

“Da parte di questo ufficio diocesano delle Comunicazioni Sociali -scrive il direttore
don Carmelo Cosenza – si esprime piena solidarietà al Vescovo mons. Rosario Gisana per quanto accaduto e allo stesso tempo si deplora ogni distorta rappresentazione dei fatti”.

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La “Lectura Dantis” per parlare di Dio

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Butera – La suggestiva architettura della chiesa dedicata a San Tommaso Apostolo di Butera, ha fatto da cornice alla serata culturale, promossa dalla Confraternita del Glorioso Patriarca San Giuseppe, di recente fondazione. Si tratta della prima costituita da uomini e donne, che vanta anche la presenza di un diacono, guidata dal parroco della Chiesa Madre, nonché vicario foraneo, don Filippo Ristagno.

L’ iniziativa, intitolata ” Lectura Dantis”, è stata incentrata sull’ esegesi letteraria e spirituale di terzine della Divina Commedia di Dante Alighieri, padre della letteratura italiana. Relatore il prof. Vincenzo Luca Borzì, originario di Paternò, ma residente a Licodia, che da un decennio ha intrapreso il progetto di Lectura Dantis, in quanto appassionato studioso del Sommo Poeta ed affascinato dalla bellezza delle terzine dantesche.

Il prof. Borzì ha proposto un excursus sulla figura della Vergine Maria, presente già nel Purgatorio, a partire dal canto VII,dove si legge al verso 82″ Salve,Regina”, al canto X ,nella prima Cornice dei Superbi,dove Maria è apostrofata ” Ecce Ancilla Dei”, al canto XIII, nella seconda Cornice degli Invidiosi ,nella quale è esplicito il riferimento evangelico alle nozze di Cana nell’ espressione ” Vinum non habent “, o nel canto XV,nella terza Cornice degli Iracondi, con rimando al ritrovamento di Gesù nel Tempio.

Ancora, nei Canti XVIII, XX, XXV,rispettivamente dedicati agli Accidiosi, agli Avari ed ai Prodighi, ai Golosi ed ai Lussuriosi, la Vergine viene anche chiamata per nome: ” Maria corse con fretta a la montagna “, ” Dolce Maria “,” Virum non cognosco “.
Il professore Borzì, alla stregua di Benigni, con pathos, empatia, energia ed entusiasmo, ha condotto e guidato i presenti nei meandri del ” poema sacro dantesco”, immergendo l’ uditorio in atmosfere,spazi, suggestioni letterarie ,che hanno trasportato ed emozionato,come se ognuno degli intervenuti fosse stato lì,in quell’ hic et nunc, insieme a Dante,alle sue guide ed ai personaggi di volta in volta incontrati.


Il tutto è culminato nel canto conclusivo del Paradiso, che si apre con le parole di San Bernardo di Chiaravalle, al quale è affidato il compito di supplicare la Vergine affinché Dante, al termine del suo viaggio nell’ oltretomba, possa finalmente contemplare Dio.Anche il nome Giuseppe, uomo del silenzio, è presente tacitamente nel canto conclusivo del Paradiso nella lettera iniziale delle terzine che vanno dal verso 19 al verso 33.


Dopo una analisi accurata dei versi ,che ricalcano il tradizionale schema bipartito dell’ Ave Maria, in una atmosfera densa di pathos ed emozioni, la preghiera alla Vergine di San Bernardo è diventata ” uni corde” la preghiera di tutti i convenuti che, immersi nella contemplazione estatica dell’ ” Amor che move il sole e l’ altre stelle”,hanno partecipato all’ evento culturale in religioso silenzio, frutto della magistrale, accorata esposizione del relatore, prof. Vincenzo Borzì,che la Confraternita di San Giuseppe ha sentitamente ringraziato.

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