Questa settimana il nostro viaggio ci porta a Fondo Iozza – Zampogna. Essendo piccoli e limitrofi, i due quartieri hanno deciso di unire le forze e fondersi. Per le vie di Fonda Iozza Zampogna ci accompagna il portavoce Francesco Di Silvestre, luogotenente della Guardia di finanza in pensione.La prima cosa che salta all’occhio, anzi al naso è il cattivo odore che fuoriesce dai tombini della zona.Tanto che i residenti usano dei grossi tappeti per ovviare al problema, ignari dei rischi che tutto questo comporta in caso di pioggia intensa.Sono gli stessi residenti che ci raccontano che quando piove, le strade della parte bassa del quartiere diventano dei veri fiumi in piena.L’ urbanizzazione del quartiere lascia molto a desiderare: da anni, molte delle strade sono prive di asfalto o rattoppate malamente. Alcuni tombini sono saltati e le pioggie hanno provocato delle vere e proprie voragini.Dopo diverse segnalazioni da parte di Di Silvestre , solo qualche tombino è stato messo in sicurezza con una rete e due paletti in ferro.Nel quartiere Fondo Iozza Zampogna i servizi primari non mancano. Ci sono supermercati, farmacia, negozi di articoli per la casa e abbigliamento, diversi bar e pizzerie.Le scuole non sono presenti nel quartiere ma comunque non distano molto dalla zona.Piuttosto manca un ufficio postale e il più vicino è quello centrale, decisamente distante parecchi chilometri. La raccolta rifiuti porta a porta funziona, anche se purtroppo non manca l’abbandono selvaggio della spazzatura, soprattutto lungo il tratto che costeggia la ferrovia. Cumuli di immondizia sono presenti anche a ridosso del passaggio pedonale sopraelevato, con in bella mostra materassi ed elettrodomestici. Dicevamo del passaggio pedonale sopra la ferrovia: è completamente abbandonato alle intemperie e i gradini sono fatiscenti e pericolosi. Il verde pubblico è presente ma non curato. Le potature degli alberi – dicono i residenti – non vengono eseguite da anni. Così come non viene effettuata mai la pulizia stradale e dei marciapiedi. Notiamo un’antica scalinata che congiunge la parte alta di Fondo Iozza, da via Flaminia a Caposoprano in via Benedetto Croce, ma è assolutamente impraticabile per la presenza massiccia di erbacce che ne impediscono il passaggio. Altre note dolenti sono la segnaletica stradale e l’illuminazione pubblica: troppo carenti.L’unico punto di ritrovo per gli anziani è il grande piazzale della chiesa Regina Pacis ma anche qui l’incuria regna sovrana: panchine rotte e spazzatura ovunque. Nessun punto di ritrovo per i giovani né un parco per i più piccini.Oggettivamente il quartiere Fondo Iozza Zampogna risulta assai trascurato dall’amministrazione comunale con profonda rassegnazione dei residenti che sono poco più di 5.000.”Ci sentiamo cittadini di serie B – denunciano alla nostra collaboratrice Miriam Nicastro – eppure paghiamo le tasse come tutti gli altri gelesi per dei servizi che non abbiamo!”
Il quartiere Sant’ Ippolito vanta, tra vicoli, viuzze e antiche gradinate, poco più di 10.000 residenti. È uno tra i più antichi quartieri di Gela, anche se a causa della mancata ripartizione da parte del Comune, non è ben chiara la planimetria. A parlarci di Sant’ Ippolito è il presidente del Comitato, Gianfranco Origoni, ex finanziere, che da quando è in pensione si è fatto portavoce.Il comitato vanta 15 soggetti e oltre ad essere molto attivo è ben organizzato con una sede le cui spese di gestione sono completamente a carico del presidente. La sede è aperta al pubblico dal lunedì al venerdì.Il quartiere è ben servito con diversi punti vendita di generi alimentari, bar, pasticcerie, farmacia e resistono anche antiche botteghe come quella del calzolaio, che è presente in via Francesco Crispi (per i più romantici la strada dell’amore) da quasi un secolo.Manca invece un ufficio postale e l’unico plesso scolastico presente è la scuola media Enrico Mattei.La distribuzione idrica avviene a giorni alterni, ma essendo tutte le abitazioni munite di cisterna, i residenti non risentono del problema. Il trasporto pubblico è presente solo sulla via Francesco Crispi: d’altronde è impossibile che gli autobus riescano a immettersi tra i vicoli stretti e tortuosi di Sant’Ippolito.Diversi i luoghi di culto presenti nel quartiere tra i quali la chiesa cattolica Sacro Cuore e la chiesa evangelica. Qualcuno ricorda che la prima sala del regno dei Testimoni di Geova nacque proprio nel quartiere di Sant’Ippolito. Il servizio di raccolta rifiuti porta a porta è piuttosto efficiente, anche se ancora buona parte dei residenti non collabora differenziando i rifiuti.Illuminazione pubblica presente ma i residenti lamentano mancanza di manutenzione. A tal proposito la nota dolente del quartiere è l’assenza di interventi manutentivi del manto stradale, dei marciapiedi e soprattutto il comitato ci fa notare la presenza di troppe barriere architettoniche mai abbattute nel quartiere. Insomma per i disabili vivere a Sant’Ippolito è davvero un’impresa difficilissima.Altra mancanza da parte dell’amministrazione ed evidente ad occhio nudo è la totale assenza di cura di quel poco di verde pubblico presente.Sono varie le richieste protocollate dal comitato per la riqualificazione di alcune di queste aree, tutte ignorate fino ad ora, come è stata ignorata la richiesta di adibire una zona, già individuata, dove collocare gli ambulanti in una sorta di mercatino rionale.Il traffico nelle ore di punta sulla via Francesco Crispi è davvero intenso, anche a causa del fatto che le vie sottostanti (via Legnano, via Lecce, via Livorno) non hanno uno sbocco e gli automobilisti che le percorrono, sono costretti ad immettersi gioco forza in via Crispi.Sono state tante le iniziative negli anni portate al termine dal comitato, che ha coinvolto tutti i residenti. Dalla gare di torte fatte in casa, alla sagra della frittella, alle raccolte fondi per scopi benefici al presepe più grande della città. “Tutte manifestazioni che nel tempo sono state perdute – dice con rammarico Origoni alla nostra collaboratrice Miriam Nicastro – a causa della totale assenza di sostegno da parte dell’amministrazione e quindi troppo dispendiose e impegnative per il comitato”. Salutandoci, siamo riusciti a strappare la promessa di ricominciare quest’anno con il presepe.Origoni ricorda con commozione gli anni in cui i ragazzini del quartiere lo aiutavano nelle decorazioni natalizie e nella realizzazione del presepe e così si tenevano impegnati e soprattutto lontani dai guai.Per questo il presidente ci tiene a ribadire l’importanza di un luogo di aggregazione per i giovani, che purtroppo nel quartiere Sant’Ippolito manca.
Continua il nostro viaggio tra i quartieri di Gela. Oggi focalizziamo l’attenzione sul quartiere Ospizio Marino in cui risiedono 1500 persone. Il comitato è composto da 20 persone. Una di loro, al nostro arrivo, ci accoglie come se fosse un giorno di festa. Ad accompagnarci tra i vicoli del quartiere, che prende il nome da una vecchia casa di riposo oramai dismessa, sono Emanuele Sacco (portavoce del comitato), Gino Turco, Emanuele Pellegrino e Antonio Cocchíaro. Uomini di buona volontà: è questo che si evince immediatamente, perché questo gruppo con la collaborazione di molti residenti, si spende quotidianamente in opere di manutenzione e abbellimento della zona che si affaccia sul lungomare, dedicando tempo, passione e risorse economiche. C’è “La piazzetta della collaborazione”, un piccolo spazio che si trova nella zona alta del quartiere. Rimasto per anni in totale stato di abbandono, è stato riqualificato proprio dal comitato. L’antica muraglia è stata liberata dalle erbacce e ridipinta, così come sono state ripulite le siepi e la pavimentazione. inoltre sono state installate delle panchine. Tutto è stato abbellito con piante e fiori.”La piazzetta della collaborazione” è fonte di orgoglio per chi vive lì, perché è stata realizzata interamente con le forze del quartiere. “Negli anni – dice Emanuele Sacco – sono state innumerevoli le sollecitazioni inoltrate al comune, tutte senza esito. Ultimamente una promessa strappata al vicesindaco Terenziano Di Stefano, assicura che presto in quella piazzetta verranno installate delle giostrine per i bambini”. Antonio Cocchíaro, muratore volontario del quartiere, spesso in quella piazzetta si ritrova con i più piccini e impartisce loro lezioni di vita e di educazione civica, spiegando l’importanza dell’avere cura di ciò che appartiene alla collettività. Il quartiere risulta abbastanza pulito. Il servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta è ottimo e fortunatamente i residenti collaborano per la differenziata, anche se non manca (purtroppo) chi sporca.Le strade e i vicoli di Ospizio Marino, però, lasciano a desiderare: qui mancano interventi sul manto stradale da diversi anni.Notiamo che le molteplici ringhiere presenti nel quartiere presentano una verniciatura nuova (di colore verde) per volere dei residenti, che ci tengono a precisare che nonostante siano pubbliche, sono state restaurate a spese loro.Così come il verde pubblico. Sono gli stessi abitanti ad occuparsene. Armati di rastrelli, decespugliatore, sacchi e paletta, periodicamente ripuliscono la zona. Ciò che maggiormente però i residenti lamentano, è la totale assenza di interventi per le potature degli alberi lungo i viali. Dalle foto scattate dalla nostra collaboratrice Miriam Nicastro e pubblicate a corredo dell’articolo, si notano che sono molto folti ed in alcuni tratti causano difficoltà per la visibilità stradale.Mancano anche interventi di pulizia stradale e dei marciapiedi. Spesso il forte vento, del quale è caratterizzata la nostra città, crea cumuli di volantini e fogliame ed in questo caso a ripulire sono sempre i residenti. D’altronde sono gli stessi che ogni sabato pomeriggio si recano in gruppo giù fino alla spiaggia, per ripulire la macchia mediterranea, che insiste nella parte bassa del quartiere.Ed è proprio qui che ci fanno notare un sito archeologico di notevole bellezza, tanto da lasciarci incantati. Purtroppo è chiuso al pubblico e non è dato sapere di più. Sempre nella parte che costeggia il lungomare Federico ll di Svevia, notiamo dei vecchi sottopassaggi pedonali abbandonati e chiaramente non fruibili.Anche in questo caso – dicono – sono state inoltrate diverse richieste agli organi preposti per una riqualificazione degli stessi, ma non è mai arrivata alcuna risposta.A Ospizio Marino non sono presenti molti servizi: non ci sono scuole, né farmacie o uffici postali ma il quartiere sorge a due passi dal centro storico, dove invece le strutture sono presenti, e dunque per i residenti il problema è attutito. Il servizio idrico è attivo a giorni alterni e chiaramente quasi tutte le abitazioni sono provviste di cisterne per la riserva idrica, in modo da poter sopperire nei giorni carenti.Notiamo un grande e toccante murales nel quartiere, in ricordo di un ragazzo che viveva lì, scomparso prematuramente due anni fa a seguito di un incidente stradale.Il murales è stato donato dagli amici della giovane vittima al quartiere. Un ricordo indelebile dedicato interamente a chi ogni giorno si spende per la cura della zona.
Il quartiere Macchitella è stato completato nella prima metà degli anni settanta, per accogliere inizialmente dirigenti, impiegati e lavoratori del polo petrolchimico Anic, oggi Eni. Presenti quasi 9000 abitanti.Il modello urbanistico ha preso ispirazione dal settentrione d’Italia. Al tal proposito i residenti storici, esprimono molta amarezza per come nel corso degli anni il quartiere sia man mano peggiorato. Secondo loro, la colpa è delle varie amministrazioni comunali dell’ultimo ventennio, che non hanno tenuto fede al progetto originario per Macchitella. Il quartiere è distante anni luce da quello che si materializzò 50 anni fa, dove la vegetazione, l’ordine e la pulizia ne rappresentavano il fiore all’occhiello. Quello che doveva essere il polmone verde di Gela – dicono i residenti – si è trasformato negli ultimi anni in una vera giungla, nell’abbandono più totale. Al nostro arrivo, notiamo subito la foltissima vegetazione, lasciata crescere in modo sproporzionato. Le aiuole non hanno più una forma definita, quelle a ridosso delle rotatorie e quelle spartitraffico, ad esempio , in alcuni casi limitano la visibilità e coprono addirittura la segnaletica stradale. Stessa cosa per quanto riguarda gli alberi, che non sono oggetto di potature da diversi anni. Alcuni rami raggiungono addirittura le finestre di alcune abitazioni. C’è da dire che il quartiere è ben servito, tanto da poter essere considerato una vera cittadella. Non mancano i plessi scolastici, dalla scuola dell’infanzia fino alle medie. Ci sono ben due farmacie presenti nel quartiere; c’è il Santa Barbara Hospital; c’è l’ufficio postale, la parrocchia e diversi supermercati. Non mancano i luoghi di ritrovo e di svago, tra cui campi da tennis e di calcio. Nota dolente è invece quella dei campi da padel chiusi. Anche in questo caso – sottolineano i residenti – la colpa ricade sull’amministrazione comunale. Così recita anche uno striscione apposto sui cancelli. Ad accompagnarci per le strade di Macchitella è Gioacchino Gradito, presidente del comitato di quartiere e vice presidente del coordinamento dei quartieri di Gela. Del comitato di Macchitella fanno parte 6 persone.Gradito si trasferí a Macchitella alla fine degli anni settanta e dunque il quartiere lo ha visto nascere, evolvere e decadere.Gli ultimi significativi interventi da parte dell’amministrazione comunale, Gradito li riconosce alla giunta Crocetta, dopodiché solo qualche rattoppo qua e là. In effetti il quartiere risulta disordinato e vittima dell’incuria. Uno dei pochi spazi che troviamo pulito è il piccolo giardino dell’Auriga, dedicato alle famiglie e ai più piccini, ma anche lì ci arriva la lamentela dei commercianti che sono costretti a fare pulire la piazza antistante le attività a spese loro. Funzionano bene invece il servizio idrico, quello di raccolta rifiuti porta a porta e il trasporto urbano. Per il resto – da come si evince dalle foto di Miriam Nicastro – il decoro urbano è inesistente.