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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Cio’ che l’amore non è…

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In occasione della Giornata della donna pubblichiamo una riflessione dello psicologo Tonino Solarino nella speranza di dare un contributo a riconoscere l’amore sano.

Ai giovani e a coloro che vogliono amare…

Ciò che l’amore non è…
L’ amore ci delude perché in esso riponiamo sogni impossibili.
Coltiviamo il mito dannoso dell’amore romantico. L’altro non c’è al mondo per farci felici. La coppia non è il luogo della felicità. Come ogni relazione ci fa vivere porzioni di gioia e di sofferenza. Se pensiamo che l’amore debba darci solo gioia l’infelicità sarà molta di più. La coppia in compenso è il luogo dove apprendere il cuore: quello nostro e quello del partner; dove purificare l’amore da ogni pretesa narcisistica; dove imparare a dire Tu. Chiamiamo amore le nostre aspettative sull’altro. Lo carichiamo di tante illusioni, tanti bisogni che di lei, di lui, alla fine, resta ben poco. Per questo finiamo per odiare o per farci del male con la stessa facilità con cui diciamo di amare. L’amore richiede la nostra capacità di reggere la solitudine. Richiede la nostra crescita per liberare l’altro da ogni tentazione proprietaria, da ogni seduzione. Sedurre significa condurre l’altro a noi stessi per poterne disporre. L’amore ha bisogno invece che ognuno esca da sé stesso per camminare con l’altro/a custodendone l’integrità…

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Sos ospedale: cronaca impietosa delle ‘chiusure’

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Riceviamo e pubblichiamo

“Assistiamo da anni all’espoliazione dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela e oramai anche alle stesse promesse ed alle stesse scuse.
Rimaniamo senza parole a questa nonchalance, arroganza, con la quale chi dovrebbe rinforzare i servizi ospedalieri gelesi, nella realtà li depotenzia.

Psichiatria chiusa, promesse di riapertura, promesse di assunzione ma resta chiusa.

Neurologia chiusa, mancano i medici e la volontà a riaprirla.

Chirurgia si è fatto in modo di far “scappare” il Dott. Tirrò, sostituendolo con nessuno.

Pronto Soccorso che sembra un campo di battaglia, senza medici, con file estenuanti, attese eterne in una astanteria promiscua, scene che si vedono appunto negli ospedali in zone di guerra, ma ecco la promessa: “nuovo Pronto Soccorso pronto a breve”, peccato che sono svariati mesi che ce lo dicono.

Pronto soccorso infettivologico promesso da anni, a breve anche quello, almeno nelle eterne
promesse.

Terapia Intensiva, oramai siamo al ridicolo, finita la pandemia e ancora si attende… il miracolo!

Tutti gli altri reparti con gravi carenze, ma rassicurati dalle promesse che a breve verranno risolti tutti i problemi.
Poi ci sono le eccellenze, quei reparti che dovrebbero essere l’eccellenza per l’intera ASP, ed invece si tende a farli morire.
• La Breast Unit, sempre con problemi vari.
• l’UTIN, mai partita, in attesa di promesse fatte nel 2009 e rinnovate anno dopo anno.
• Genetica Medica, Microbiologia e Virologia, Anatomia e Istologia Patologica, tre reparti previsti da anni ma nessuno, proprio nessuno ne parla.
Siamo stanchi delle solite scuse e bugie: “a Gela non vuole venire nessuno”.
Non è vero, e siamo in grado di mostrarlo.
Ma ASP e Regione possono umiliare Gela ed i Gelesi perché rappresentati, anzi non rappresentati, da chi ha il dovere di protestare e reagire in difesa dei servizi sanitari ospedalieri gelesi.
Una politica silente dinanzi alla mortificazione che subisce la città nel vedersi scippata di una importante, anzi vitale, struttura, a volte complice dei carnefici che non hanno né rimorsi né vergogna per quello che fanno.
A questi signori, ovvero, Sindaco, massima autorità e responsabile della salute pubblica, che cerca sempre di difendere e ringraziare coloro i quali sono i carnefici dell’ospedale di Gela, con un atteggiamento che sembra
il nonno che tenta di confortare il nipote che si deve rassegnare.
Ma non solo.
Consiglio Comunale, Deputati Regionali, Nazionali e Senatori di questo territorio, rinnoviamo il nostro appello:
non è la nostra impressione che l’ospedale funziona meno del 50%, è il sentore di tutti i cittadini, che giornalmente, sulla loro pelle, scoprono le carenze del Vittorio Emanuele.
È arrivato il momento di smetterla con le recite e le disattenzioni, siete nei rispettivi posti e ruoli per rappresentare al meglio i vostri elettori, e finora, elettori e cittadini, abbiamo assistito solo ad uno squallido teatrino.
Non crediamo alle bugie dell’ASP, che sostiene che “i medici a Gela non vogliono venire”, perché abbiamo scoperto che è solo una squallida scusa.
Non tolleriamo questa situazione, che mina alla credibilità delle istituzioni e alla salute dei cittadini.
Questa città, che ha già subito tragedie sanitarie, non merita tutto questo. Siamo pronti a ritornare a protestare per una sanità equa”.

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La Croce della grazia a Passo di Piazza

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Una croce si erge in contrada Passo di Piazza a pochi chilometri da Gela. Una croce per dire grazie da parte di chi ha ricevuto una grazia speciale. Tutto nasce da un “sogno” del protagonista Alessandro Tuccio.

Nel 2008  dopo due interventi chirurgici importanti subiti dalla moglie Angela. “L’intervento più serio è stato il secondo – racconta Tuccio – i medici mi avevano assicurato che non sarebbe durato più di mezz’ora,  e invece, dopo nove ore, io ero ancora all’ingresso dell’ospedale in attesa di notizie.

Dopo un’ ora di ritardo, avevo capito che qualcosa non andava per il verso giusto; ho cominciato a pregare Gesù e tutti i Santi. Nessuno mi dava notizie: mi sembrava di essere dentro una nuvola ed ho avuto la sensazione che San Michele e Santa Rosalia mi sussurrassero: credi in Gesù. Ero in uno stato confusionale sia mentale che fisico, non avevo mangiato tutto il giorno, ma quelle due voci che ho avuto l’ impressione di sentire mi risuonavano in testa: credi in Gesù.

Io ho creduto, mia moglie è salva ma non era finita. Per altre due volte mia moglie è stata in pericolo di vita: Gesù è stato sempre presente nella nostra vita, come anche i due santi. Dopo le prime sensazioni a cui è seguita la grazia, circa 15 anni fa, ogni tanto sognavo una croce bianca ed ogni volta si aggiungeva un particolare in più che alla fine ha portato all’immagine della croce per come l’abbiamo apposta, e con i particolari dei chiodi conficcati. Nei sogni, alcune volte, riuscivo a capire il luogo dove avrei dovuto posizionare la croce, ma questo succedeva anche quando mi trovavo a passare da lì la “vocina” mi ripeteva “è questo il posto”, ma non sapevo da dove cominciare per potere realizzare il sogno.

Alcuni mesi fa in occasione di una conviviale, mi sono trovato a tavola con Tito Cacciatore ed altri commensali: le discussioni cadevano sui sogni ricorrenti, e raccontai il mio … 

Cacciatore si mise subito a disposizione dicendo: “il tuo sogno te lo realizzo io” . E così è stato: il mio sogno si stava realizzando ad opera di questo mio eroe e delle nostre mogli. Trovò la collocazione esatta ed in questo modo ho realizzato il sogno ispirato dalla fede avuta in Gesù che ci aiuta tutti se crediamo in Lui”.

La croce è stata benedetta dal sacerdote salesiano mazzarinese don Vincenzo Donzena nel corso di una cerimonia di preghiera e di gioia a cui hanno partecipato parenti ed amici.  

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Attualità

In sanita’ Niscemi avanza e Gela retrocede

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Niscemi ha celebrato oggi il compleanno dell’ospedale suor Cecilia Basarocco che compie 145 anni. Sala gremita, sorrisi e grande partecipazione della città. Presenti il sindaco di Niscemi Massimiliano Conti, il direttore del presidio dott. Alfonso Cirrone Cipolla e per l’Asp di Caltanissetta il commissario Alessandro Caltagirone, autorità religiose, politiche e militari. Toccante la ricostruzione storica sul come fu individuato ed edificato il sito dell’attuale ospedale.

Una corsa da parte della ” Niscemi bene” dell’epoca, dei soggetti più abbienti che fecero a gara per reperire risorse economiche pubbliche e private per la nascita dell’ospedale. Una generosità che il popolo di Niscemi lascia in eredità alle generazioni future, quella generosità d’animo che forse la moderna classe di governo dovrebbe riscoprire per trovare una soluzione agli ormai atavici problemi che sta vivendo la sanità nel sud della provincia ed in particolare l’ospedale Vittorio Emanuele di Gela. Niscemi cresce come ospedale in una logica di rete perché gli uomini della città niscemese a distanza di 145 anni continuano ad amare la propria città. Un esempio per chi perde servizi ogni giorno che passa. “Un ospedale di prossimità – ha definito il Sindaco di Niscemi – che non solo serve a decongestionare il grande flusso di pazienri che si rivolgono all’ ospedale Vittorio Emanuele ma diviene anche punto di riferimento per il comprensorio con un moderno e recente reparto di radiologia e un reparto di riabilitazione di recente inaugurato guidato dal dott. Luigi Virone attrezzato in maniera moderna e che si pone come eccellenza nel territorio. Tutto nel giro di pochi anni, non sogni nel cassetto ma realtà”.

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
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