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Il gruppo Un’altra Gela: “da Casciana e Grisanti solo un mucchio di bugie sul porto”

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“E dunque, dopo due anni di incessante lavoro da parte del Sindaco Lucio Greco e del suo esperto, l’ing. Pietro Inferrera, abbiamo scoperto che l’inserimento dei due porti di Gela all’interno dell’Autorità Portuale della Sicilia Occidentale in realtà è merito dei due ex consiglieri di Liberamente, oggi Fratelli d’Italia: Pierpaolo Grisanti e Vincenzo Casciana”.

Esordisce così il gruppo Un’Altra Gela con un comunicato diffuso in serata dal capogruppo Giuseppe Morselli.

Il movimento del sindaco Greco ha redatto un comunicato ironico verso gli ex alleati cioè i consiglieri Casciana e Grisanti.

“Sarebbero stati loro – si legge – a raggiungere l’ambizioso ed importante risultato, destinato a cambiare in meglio le sorti della portualità gelese, insieme all’assessore regionale di riferimento, Toto Cordaro. Roba da dedicar loro una statua in pubblica piazza ad imperitura memoria di tanto valore” .

“Ironia a parte- continua il gruppo politico – se queste sono le uniche carte che l’opposizione può permettersi di giocare, allora siamo veramente alla frutta. Il silenzio è d’oro, ma in certi casi vale ancora di più, e Grisanti e Casciana dovrebbero capire che un paio di viaggi a Palermo nella fase finale dell’iter per andare a trovare un assessore amico e sollecitare la firma di un provvedimento che, a quel punto, era un semplice obbligo di legge non equivale a fare gli interessi della città né può bastare a prendersi dei meriti.Come gruppo Un’Altra Gela siamo veramente indignati di fronte a tanta sfacciataggine”.

Un’Altra Gela ricostruisce così i fatti: quando Greco e Inferrera hanno cominciato ad occuparsi della questione relativa alla portualità, Casciana e Grisanti non sapevano nulla della possibilità di aderire all’Autorità.

“E’ un iter – viene specificato – che hanno avviato gli amministratori in maniera autonoma, con il Ministero prima e la Regione poi, contattando personalmente il presidente della Regione Nello Musumeci, il Presidente dell’Autorità Portuale Pasqualino Monti e l’On. Giusy Bartolozzi”.

“Dopo di ciò, è stata programmata una riunione alla Presidenza della Regione alla presenza, tra gli altri, dell’assessore Marco Falcone, e da lì è ufficialmente partito l’iter che poi è sfociato nel grande risultato che tutti conosciamo, grazie al fattivo interessamento del Governo Draghi. Il resto sono solo un mucchio di bugie che, francamente, hanno anche stancato”.

 

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Cronaca

La promozione dei valori della democrazia

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Dal prof.Nuccio Mulè riceviamo e pubblichiamo:

La constatazione negli ultimi decenni di vedere manifestazioni pubbliche commemorative non sentite e sempre più disertate, appannaggio solo delle Forze dell’Ordine e delle Associazioni d’Arma, sembra dimostrare che la nostra città è di fronte ad un’arretratezza culturale in cui la storia nazionale e, peggio ancora, quella locale pagano lo scotto di un disinteresse atavico delle istituzioni con la Scuola in primo piano che, soprattutto come sistema formativo, ha fatto e fa poco e niente per divulgare e far conoscere ai giovani la storia locale ma anche quella nazionale riferita in particolare alla Seconda Guerra Mondiale. 

Scuola che, al di là di rari casi nell’ambito delle direttive ministeriali, secondo il parere dello scrivente, ha fatto poco per promuovere i valori della democrazia, della giustizia, dell’uguaglianza e dell’educazione ambientale. E la recente reintroduzione dell’Educazione Civica nelle scuole ne è una dimostrazione, si spera solo che non faccia la stessa fine di quella che c’era prima, considerata spesso opzionale.


La scuola, oltre alla famiglia, nella sua azione formativa dovrebbe considerare primario il compito di formare il cittadino secondo i fondamenti di una civile convivenza e secondo i dettami della Costituzione i cui valori purtroppo oggi risultano sconosciuti e dimenticati dai più, docenti compresi.



La Costituzione, nata dalla Resistenza, al di là della contiguità temporale, ha avuto un sedimento culturale che è maturato grazie alle diverse esperienze di tre generazioni, oltre al fatto che essa deve la sua struttura e il suo spirito alle diverse matrici ideologiche dell’antifascismo. Antifascismo che, visti i rigurgiti fascisti di oggi, sarebbe opportuno rafforzare e rivivificare in tutte le sue componenti.


Una situazione poco studiata se non trascurata dalla storiografia ufficiale, è quella relativa all’attività dei Comitati di Liberazione Nazionale nel territorio siciliano, alla pari degli altri operanti nella Penisola, che ebbero una proficua operosità sia a Palermo che in tutti i centri dell’Isola, Gela compresa, con un notevole contributo alla rinascita della democrazia. 
Quindi, sarebbe opportuno ed efficace che quanto accaduto a Gela in quel periodo diventasse oggetto di studio e di ricerca, non fosse altro per avere un quadro storico più ampio sul contributo della città alla causa nazionale della Liberazione.
Negli archivi degli istituti storici presenti in molte regioni d’Italia si riscontrano centinaia di migliaia di nominativi che parteciparono alla Resistenza a partire dagli anni Quaranta, in particolare in quello dell’Istituto Storico della Resistenza di Torino si trovano gli elenchi dei partigiani che operarono in Piemonte con una lista di quasi centomila nominativi.  

Nell’archivio del DGA (Direzione Generale Archivi) del Ministero della Cultura, alla voce “I Partigiani d’Italia - Lo schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle donne della Resistenza”, si trovano gli elenchi dei partigiani che operarono in tutte le regioni italiane a partire dagli anni Quaranta. Per quanto riguarda la Sicilia tali elenchi contengono 6.554 nominativi di partigiani ripartiti nelle nove province: Palermo con 1.619, Catania con 1.101, Messina con 1.082, Agrigento con 613, Caltanissetta con 419, Trapani con 542, Enna con 364, Siracusa con 466 e Ragusa con 348. Per il Comune di Gela compaiono 60 nominativi a cui se ne aggiungono altri 20 della ricerca dello scrivente, portando il numero totale, certamente non definitivo, a 80 partigiani gelesi di cui tre donne: Angela Crapanzano, Rosaria Felici e Angela Puzzo.

Infine, un capitolo a parte è rappresentato dai gelesi antifascisti che in diverso modo durante il regime operarono a Gela e in collegamento con diversi esponenti in altre città; il loro numero fino ad oggi arriva a 57, tra essi si citano oltre all’On. Salvatore Aldisio, il Prof. Vincenzo Giunta, l’anarchico Gaetano Di Bartolo Milana e gli insegnanti Giovanni Mangione, Rocco Tignino e Gina Pane.

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