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Verga entra nella scuole con il teatro Eschilo

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Il teatro entra nelle scuole: una lezione di letteratura in palcoscenico.
In occasione del centenario della morte di Giovanni Verga, maestro del Verismo, la Over The Rainbow Production ha portato in scena al teatro Eschilo “Frammenti rurali – Novelle di Giovanni Verga”. Si tratta di un viaggio nella campagna siciliana di fine Ottocento che fa da sfondo alle novelle raccolte in Vita dei campi e Novelle rusticane. Tra le bellissime pagine dell’autore, gli spettatori hanno assistito alla messa in scena delle più rappresentative: La lupa, Cavalleria rusticana, Rosso Malpelo e La roba solo per citarne alcune.

Come il titolo suggerisce si tratta di frammenti di novelle adattate alla scena, raccontate dalla voce del popolo da cui l’autore le ha raccolte, e in cui ciascuno degli spettatori ha avuto la possibilità di riconoscere i tratti e le tematiche che hanno caratterizzato la poetica verghiana.
Tra le note dei canti della tradizione siciliana dell’epoca, si sono avvicendati in scena nei vari ruoli gli attori Maria Carla Aldisio, Giuseppe Brancato e Felice Di Stefano. L’adattamento e la regia sono a cura di Maria Carla Aldisio e Roberta Furnò.

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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

Il porto di Gela: uno specchio d’acqua e di rifiuti

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Da Francesco Agati riceviamo e pubblichiamo:

“Nei decenni i pescatori hanno invocato aiuto alle istituzioni, un loro diritto, un diritto di tutti i gelesi.

Che i politici gelesi non siano all’altezza di realizzare e rendere esecutivi progetti portuali è un fatto conclamato; ormai hanno portato la struttura alla completa inagibilità; oggi in uso, possesso e detenzione a un numero ridotto di lavoratori della pesca.

Poche sono le “lancie” che possono entrare e uscire dall’infrastruttura, se da un lato i politici sono incapaci, i pochi utilizzatori i pescatori, sono i rei della catastrofe ambientale, lo specchio d’acqua è pieno zeppo di ogni rifiuto organico e artificiale; nel porto gelese galleggia di tutto, grossi pesci morti in putrefazione, liquami, oli, bottiglie, fusti, l’odore di lurido è nausabondo; mosche e insetti potrebbero essere gli untori di gravi epidemie.

Gela non ha un porto ma una vera discarica galleggiante, unica nel suo genere in tutto il mediterraneo. 

In virtù del fatto che comunque nell’infrastruttura si effettua commercio di pescato, chiedo che i pescatori imparino a preservare il porto, li invito a ripulirlo, bonificarlo e renderlo decoroso ora e sempre.

Le istituzioni non dovrebbero permettere che quest’area sia una zona franca e anarchia della sporcizia, che attivino controlli sull’igiene e decoro”.

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“Cari ragazzi, vogliamo dirvi: perdonateci…”

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Rubica domenicale di psicologia ed etica a cura di Tonino Solarino e Rosaria Perricone

“Cari ragazzi,
scrivono di noi adulti, che siamo rimasti adolescenti. Che siamo “adultescenti”.
Ci piacerebbe dire di noi che non è così, ma che siamo adulti consapevoli della responsabilità nei vostri confronti e che abbiamo da nutrire la vostra ragione,  il vostro cuore e la vostra anima! 
Permetteteci di condividere con voi quanto, da adulti, sentiamo di dovervi testimoniare.
Innanzitutto perdonateci. 


Perdonate le nostre assenze nella vostra vita e se il tempo che dedichiamo al lavoro, al fare e all’avere ha tolto troppo tempo all’essere e all’essere tra voi e con voi. Perdonateci se, nonostante la sincerità delle nostre buone intenzioni, non sappiamo darvi quello di cui avete veramente bisogno e non vi aiutiamo a intravedere una speranza quando la vita si fa più complicata. Se non sappiamo vedere e asciugare le vostre lacrime di rabbia e di dolore o se ci perdiamo le vostre lacrime di gioia e di commozione.


Perdonateci se non vi testimoniamo la forza e il gusto di vivere quando i momenti di  solitudine irrompono nella vostra giornata o quando ci scopriamo fragili e vulnerabili .
Perdonateci se, con le nostre vite, sembriamo dirvi che non c’è altro oltre il piacere, il successo, i like, il consumo. La religione del piacere, del consumo, del successo ci sta facendo perdere la famiglia, gli amici, i figli.


Perdonateci se abbiamo lasciato solamente il mercato, i social, le mode ad occuparsi di voi.
Perdonateci se non mettiamo al riparo le vostre vite dalle nostre ferite, dalle nostre pretese, dalle nostre ansie, dai nostri malesseri. 
Perdonateci se vi facciamo mancare il nostro incoraggiamento, la nostra forza, la nostra capacità critica per aiutarvi a crescere e a distinguere ciò che è bene da ciò che è male. 
Perdonateci se non vi prepariamo abbastanza alla durezza della vita facendovi pensare, fin da piccoli, che l’unica cosa che conta è essere vincenti, felici, speciali, performanti. Se, senza rendercene conto, vi inganniamo con illusioni puntualmente smentite da altrettante delusioni. La vita non è sempre facile. Ingannati dalla cultura dominante, vi raccontiamo inconsapevoli bugie.  Ci sono momenti in cui l’esistenza non regala benessere, ma “rompe il cuore”. C’è una tentazione subdola e sporca che dobbiamo aiutarvi a reggere: l’esperienza dell’insuccesso e del fallimento. Accogliete gli errori, le sconfitte, i rifiuti, le delusioni, i momenti in cui vi sentite crocifissi. La vita non è solo bella. È bella e, a volte, è bastarda. I momenti duri arrivano. Affrontateli cercando aiuto.  Permettetevi, quando ne sentite il bisogno, di piangere o urlare con gli amici, con noi genitori, con Dio la vostra rabbia, la vostra paura, la vostra tristezza, il vostro scoraggiamento. E permettiamoci quando gli altri ci aprono il cuore di offrire il nostro. 
Quando sentite di non farcela chiedete a qualcuno di starvi vicino.  C’è una solitudine che non viene risparmiata a nessuno. Non sentitevi marziani quando la sperimentate. Non sfuggitela  “rincoglionendovi” o sballandovi. Chiedete aiuto e vicinanza. 
Cari ragazzi, non sprecate, non buttate via la vostra vita. Di essa non siete i padroni esclusivi.  Ne siete i principali responsabili, ma la vostra vita appartiene anche a tutti coloro che vi vogliono bene. Appartiene anche alla comunità che ha bisogno del contributo originale che ciascuno di voi può e deve offrire. 
Permetteteci, ancora, di dare parole alla preghiera che in tanti, credenti e non credenti, abbiamo nel cuore: “Non fatevi rubare l’anima da una cultura che vi chiude agli altri e vi vuole cinici e aggressivi. Accogliete con gentilezza le vostre vulnerabilità e quelle altrui. Divertitevi senza sballi e ritagliatevi spazi di solitudine e interiorità.
Le relazioni mettetele sempre al primo posto. Abbiate passione per l’amicizia senza mai rinunciare, per paura o conformismo, al rispetto di voi quando state insieme. Ci fa male sentire da molti di voi che il sabato sera non avete alternative se non vi ubriacate o impasticcate con gli altri e che l’alternativa è restare a casa, soli.  Scegliete con cura la comitiva a cui appartenere e non escludete nessuno che vuole farne parte. Se qualche amico non si fa più vedere, andatelo a cercare. 
State attenti a non usare le parole come pallottole per sparare addosso ai vostri coetanei premendo il “grilletto” di quelle armi che possono diventare i vostri telefonini quando usate i social.   Non disprezzate il dolore di nessuno, ma allargate il cuore e fategli spazio.  Fatevi ferire dalla diversità dei vostri amici, ma mantenete aperto il cuore. Il cuore può stare chiuso qualche giorno, ma poi ha bisogno di ritornare a pulsare con gli altri. Non drammatizzate le incomprensioni e i conflitti, fanno parte della vita. Quando non ci comprendiamo o non vi comprendete tra voi manteniamo l’alleanza ricordandoci che il bene che vi vogliamo e ci vogliamo è tanto anche quando non ci capiamo.
Accogliete con compassione le  fragilità e nel vostro  cuore ci sia spazio per le domande più importanti: “cosa ho bisogno?  di cosa hanno bisogno i miei familiari e i miei amici ? “Come posso  offrire  e ricevere  cura e vicinanza?”.
Ridestiamoci  dalla sonnolenza e dalla indifferenza.  É stato scritto che l’indifferenza  è ” la forma più alta di violenza”. 
Che ciascuno di noi, nel suo piccolo, possa creare legami, costruire speranze e  appartenenze.  Non permettiamo che la nostra diventi la città delle solitudini. 
Infine permettetevi di fare spazio a Dio nella vostra vita, di ritagliarvi momenti di silenzio e interiorità per permettere alla vostra anima di raggiungervi. Siamo materia e siamo esseri spirituali. C’è una sete di spiritualità in ciascuno di noi che solo Dio può spegnere.
Amare voi stessi, amare Dio, amare chi vi sta accanto è il senso e la pienezza della vita”.
 
 

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Conto alla rovescia per “Ghelas Music” Città di Gela- VII Edizione

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L’Associazione Amici della Musica di Caltanissetta e l’Associazione Amici della Musica“G. Navarra” di Gela organizzano il Concorso Nazionale di Musica “Ghelas Music” Città di Gela- VII Edizione che si terrà il 29, 30 e 31 maggio.

Il concorso è riservato agli studenti delle Scuole Secondarie di I Grado e per gli I. C.  ad indirizzo musicale, per giovani solisti dai 14 ai 28 anni dei Licei Musicali, Conservatori, Scuole di Musica, Associazioni Musicali e Autodidatti.

L’intera manifestazione rientra tra le attività finanziate dal F.U.S (Fondo Unico per lo Spettacolo dal vivo) e patrocinata dalla Regione Siciliana – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo e dal Comune di Gela.

Il Concorso vuole essere un’opportunità di crescita e maturazione attraverso l’incontro di esperienze provenienti da diverse regioni italiane ma non solo; ha come finalità la condivisione, attraverso la musica, delle conoscenze e competenze acquisite e la valorizzazione delle eccellenze attraverso la pratica della musica solistica e di gruppo

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Direttore Responsabile: Giuseppe D'Onchia
Testata giornalistica: G. R. EXPRESS - Tribunale di Gela n° 188 / 2018 R.G.V.G.
Publiedit di Mangione & C. Sas - P.iva: 01492930852