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Lo Scrivo a Il Gazzettino di Gela

S.O.S. ospedale: gestione disumana della sanità. E’ ora di adire le vie legali

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Letteralmente basiti, abbiamo assistito in questi ultimi giorni, al trasferimento di una dozzina di infermieri e, soprattutto, di numerosi pazienti covid intubati, dalla terapia intensiva del Vittorio Emanuele III di Gela a quella del Sant’Elia di Caltanissetta. Quest’ultima, solo recentemente è stata riaperta, dopo mesi di chiusura senza che nessuno, tra personale medico, infermieristico e parasanitario, fosse temporaneamente trasferito presso il nosocomio gelese, dove l’unica terapia intensiva in tutta la provincia, veniva invasa dai ricoverati a fronte di personale che rimaneva desolatamente esiguo e non adeguato nel numero, ad affrontare l’emergenza dell’ennesima ondata pandemica. Quanto accaduto è, a dir poco, manifestamente disumano e rappresenta un ulteriore, autentico, oltraggio alla dignità dei gelesi, oltre che una palese violazione dell’irrinunciabile diritto alla salute.

Purtroppo, quanto da noi temuto e previsto in questi mesi si sta avverando, con il Vittorio Emanuele III ridotto ad una offerta ambulatoriale dietro la parvenza dello Spoke, con chiusure di reparti, anziché aprirne nuovi, come la terapia intensiva che l’Eni ha promesso di donare al presidio cittadino ad inizio pandemia, cioè ben due anni fa. Con l’aggravante di medici che fanno le valigie ad accrescere il numero di caselle vuote nella pianta organica, mentre altri vengono premiati con avanzamenti di carriera. D’altronde, innanzi al tracotante atteggiamento nella scellerata gestione messa in atto dal management dell’Asp nissena, ci saremmo aspettati ben altro dalla politica, visibilmente incapace di difendere il territorio nelle istituzioni. Una passività abnorme, della quale l’altrettanta smisurata arroganza del potere, è solo diretta conseguenza.

Per noi, che crediamo nel valore della dignità umana e del diritto alla salute, non esiste la resa, anzi alzeremo il livello della protesta e della denuncia. E’ giunta l’ora, pertanto, di adire le vie legali sollecitando la procura e chi di dovere, mentre preannunciamo già da adesso che nei prossimi giorni chiameremo a raccolta l’intera città, attraverso iniziative che sono allo studio per consentire una piena e consapevole partecipazione dei nostri concittadini, nel rispetto delle prescrizioni in vigore in “zona arancione”.

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Chiesa del Rosario: coperture di piastrelle in stato di degrado

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Dallo storico Nuccio Mulè, riceviamo e pubblichiamo

Preso atto di una mancata risposta degli organi competenti, relativa ad una prima lettera aperta, datata 20 gennaio 2022, con la quale si poneva all’attenzione la precarietà di un bene culturale di pregio nella Chiesa del Rosario di Gela, pongo per la seconda volta all’attenzione dei responsabili delle Istituzioni, la salvaguardia dello stesso bene culturale, oggi maggiormente in fase avanzata di degrado, che si trova ubicato sulla cuspide della torre campanaria della chiesa. Si tratta di due pregiate coperture di piastrelle di maiolica colorate in giallo e verde ramino aderenti l’una all’altra, disposte a squama di pesce alternativamente a formare un motivo a V capovolta, impiantate su un letto di malta; il tutto, oltre ad essere un esempio unico e originale di uso di maioliche dell’ultima produzione ottocentesca di fabbriche siciliane, rappresenta il retaggio di un’arte laterizia che si perde nella notte dei tempi.

Quindi un esempio raro di una pregiata arte antica di notevole valore, un’impronta di un luogo e di una civiltà siciliana, che purtroppo da tempo si trova in uno stato di degrado, probabilmente per mancanza di finanziamenti per il suo restauro nonostante che l’ottocentesca torre campanaria da più di vent’anni sia stata provvista di un ponteggio a tale fine. Da sottolineare che già alla fine degli anni ’80, le piastrelle erano state segnalate per la loro rilevanza in un articolo presentato in occasione del XIX Convegno internazionale della ceramica di Albisola, centro ligure di primaria importanza per la Storia della Ceramica, dalla Prof.ssa Salvina Fiorilla, medievista a livello regionale. Pertanto, per la seconda volta si sollecitano gli organi competenti a intervenire sollecitamente prima che di questo complesso artistico rimanga solamente un ricordo fotografico. E in merito sempre alla chiesa del Rosario, stavolta al suo interno, con la presente si vuole cogliere l’occasione per avere contezza della fine fatta da un affresco o forse una tela dell’Ottocento, che si trovava sul soffitto della navata, quasi sopra l’altare maggiore, opera del pittore locale Filippo Casabene (restauratore presso la Galleria Borghese di Roma) che ritraeva l’”Annunciazione” e che completava assieme agli attuali “Gesù risuscita Lazzaro”, “Gesù e l’Adultera” e “Gesù nel tempio fra i Dottori”, la serie dei quattro dipinti della navata. La sparizione, si spera non definitiva, risale all’ultimo restauro avvenuto intorno al 2010 quando oltre all’interno della chiesa furono restaurati anche i suoi dipinti.

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Lo sfogo amaro di chi vede bruciare la natura

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Torna il caldo e ricominciare a bruciare la natura. È accaduto oggi nella zona industriale. E si torna a vedere il fuoco divampare in ogni dove. Arriva in redazione lo sfogo amaro di Emanuele Sacco.

“Sono amareggiato”.
Sono le parole del segretario del gruppo “Gela che cambia”, Emanuele Sacco dipendente di una ditta della zona industriale Nord 2. “Ogni anno, quando torna la bella stagione- dice Sacco – è sempre la solita storia: la campagna brucia per colpa di persone incoscienti e senza scrupoli si distrugge la natura gli animali e tutto il resto e a volte, come successo l’anno scorso, anche qualche capannone. Vengono chiamati i vigili del fuoco e si ritorna sempre agli ‘stessi giri e stessa corsa’ finché non ci scapperà il morto ed in questo caso, che speriamo non si verifichi, non sarà facile individuare i responsabili.


Quando chiedi l’ intervento dei vigili del fuoco e ti dicono cosa sta bruciando?
La natura…
La sensazione è non venga percepito come cosa importante; tanto noi uomini non abbiamo bisogno della natura…”

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La scomparsa di Rosario Lanzafame, cittadino attivo: il ricordo dei figli

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“Il 5 maggio scorso si è spento Rosario Lanzafame conosciutissimo commerciante gelese. Con lui va via un pezzo di storia di Gela che perde una grande persona rispettosa ma soprattutto un instancabile lavoratore come pochi.

Il suo mondo era il suo lavoro e la sua famiglia, chiunque lo abbia conosciuto sa che era molto attivo nell’ambito del bene comune e della cosa pubblica, più volte infatti ha denunciato disservizi che poi sono stati prontamente ripristinati.

Persona buona ma sopratutto onesta, anni e anni di attività non hanno minimamente scalfito l’onorabilità del suo lavoro, tante persone si ricorderanno di lui come una persona di animo buono e dal cuore grande”.

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